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Campioni internazionali

Sinner-Alcaraz, stanotte il settimo atto: le tappe della super rivalità

Sinner punta alla rivincita a Miami contro Alcaraz dopo la sconfitta a Indian Wells e il match point mancato da Jannik a settembre a New York. L’italiano è cresciuto, ma l’erede di Rafa sta tornando alla grande

di | 31 marzo 2023

Ancora tu: dal primo scontro a livello ATP a Parigi-Bercy 2021, transitando per la triplice dell’anno scorso, Wimbledon-Umago-Us Open, e la recente semifinale di Indian Wells, Jannik Sinner e Carlos Alcaraz sapevano, come anche il tennis e persino i non addetti ai lavori, che con quelle teste, quella dedizione, quell’orgoglio e quella capacità di migliorarsi, da campioni, i due ragazzi prodigio del tennis mondiale sono destinati a ritrovarsi l’uno contro l’altro più e più volte sui palcoscenici e nelle partite più importanti.

Perciò non stupisce che siano i protagonisti anche nelle semifinali di Indian Wells: è il logico terminale del lavoro e delle promesse e l’ennesima conferma che le rivalità sono il sale dello sport. Indispensabili per tener viva l’attenzione degli appassionati e dello show business.

E’ sempre stato e sempre sarà, in tutte le discipline, e anche nel tennis, col fondamentale aiuto della tv, sin dal mitico dualismo Borg-McEnroe. Che ha sdoganate le racchette da sport d’élite a sport popolare, avvicinando le grandi masse ed evadendo da dritti e volée per entrare nei colori dei personaggi, nei caratteri, nel pathos, trattando i protagonisti come pop star.

FELICITA’ ITALICA

Il Rinascimento del tennis italiano, supportato nei risultati della struttura, nei programmi e negli investimenti dal presidente FITP, Angelo Binaghi, gongola: non solo possiede quattro primattori, Berrettini, Sinner, Musetti e Sonego, ma fra loro può sbandierare il barone rosso, il positivissimo esempio di star giovanissima che, nel nome del suo idolo Novak Djokovic, ha già intrapreso una frizzante rivalità mondiale al vertice contro l’erede di Rafa Nadal.

Per il movimento, che rilancia continuamente con nuove elettrizzanti sfide anche organizzative, manageriali e finanziarie, una simile punta dell’iceberg è fondamentale come riferimento per tutti. Dai compagni di Davis a chi segue.

Come si può facilmente notare dalla eccitante fibrillazione della generazione che segue i Magnifici 4. E anche nella crescita generale di allenatori, manager e appassionati stessi. Che magari proprio grazie a un personaggio concreto e coerente come Sinner imparano a staccarsi dalla cultura calcistica e dalle follie del web e capiscono quant’è realmente difficile lo sport del tennis.

Sinner e le sue sette meraviglie

CARLITOS MONSTRE

Sinner è sicuramente molto migliorato. Capace di trovare soluzioni tattiche e tecniche che ha allenato tanto e che può sciorinare con sicurezza e prontezza in campo proprio come sognava. Nei momenti topici, contro i grandi avversari come appunto il numero 5 del mondo, Fritz. Anche in virtù di un miglioratissimo fisico, chiaramente più solido, resistente e quindi capace di sostenere gli sforzi anche due-tre ore, come richiede il tennis d’eccellenza.

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Anche se, come già visto a Indian Wells, viene paura per come Carlitos ha ritrovato la condizione psico-fisica ideale pre-doppio infortunio che l’ha stoppato da novembre a febbraio. Il 19enne spagnolo è tornato velocissimo e implacabile in tutte le zone del campo, proprio come nei quarti degli US Open di settembre.

Soprattutto, ha rimesso in vetrina la straordinaria capacità di recupero, grazie ad un equilibrio atletico continuo e mostruoso, su tutti i colpi, dopo qualsiasi scambio, anche estenuante. Recuperando un asso nella manica che diventa imbattibile perché moltiplica la sua verve, carica lui e il pubblico, e diventa travolgente. Come Jannik ha sperimentato sulla propria pelle a dispetto di sempre ottime prestazioni.

SINNER-ALCARAZ, IL PRIMO ROUND

Che fra i due ci fosse un grande equilibrio pur nella diversità, di fisico, di personalità e di gioco si era capito già dall’assaggio nel Challenger sulla terra di Alicante del 2019, quando Alcaraz si impose per 6-2 3-6 6-3 su un Sinner un po’ scarico dopo 16 partite vinte di fila e 3 tornei (il Challenger di Bergamo e gli ITF di Trento e Santa Margherita di Pula).

La conferma ufficiale che fra i due ragazzi d’oro ci sarebbe stata una storia di duelli importanti si è avuta nel primo scontro ATP, chiuso 7-6 7-5 per l’allievo di Juan Carlos Ferrero, nel secondo turno sul veloce indoor di Parigi-Bercy 2021. 

Jannik era ancora il pulcino della covata di Riccardo Piatti, un Redivivo Semola di Walt Disney, tutto ossa e zero peli in faccia, reduce dalla batosta emotiva di Vienna, contro il presunto amico Frances Tiafoe che, per vincere quand’era nettamente sotto, gli aveva scatenato contro il pubblico. Sinner era anche sotto pressione per la possibilità di qualificarsi al Masters di Torino.

Ma, soprattutto, era un giocatore ancora da fare: a cominciare dal servizio. Infatti strappò subito la battuta e la riperse immediatamente. E poi contro il rivale già molto più strutturato di gioco e di fisico accusò un divario troppo evidente in quel colpo e fu costretto a fare troppa fatica e prendersi troppi rischi da fondo.

SINNER, SEMAFORO VERDE A WIMBLEDON

La situazione psicologica si è rovesciata l’anno scorsi negli ottavi di Wimbledon: stavolta le aspettative superiori ce le aveva lo spagnolo, costretto a vincere e a far risultato dopo la mezza delusione del Roland Garros, col ko nei quarti contro Sasha Zverev.

Il 6-1 6-4 6-7 (8) 6-3 per l’azzurro tace sui due match pont mancati nel tie-break per chiudere la contesa in soli tre parziali, frutto soprattutto di una risposta implacabile, e sui progressi di gioco evidenziati da Jannik con la nuova cabina di regia Cahill-Vagnozzi, con l’esperto coach australiano che seguiva per la prima volta in diretta l’altoatesino. Esaltando le prodigiose capacità di Jannik di risettare subito e ripartire come quando aveva salvato due delicatissime palle-break nel quarto set che avrebbero potuto riaprire clamorosamente il match.

SALTO DI QUALITA’

La strepitosa rimonta per 6-7 6-1 6-1 dell’italiano nella finale sulla terra rossa di Umago sembrava aver spostato l’equilibrio mentale fra i due rivali. Segnando peraltro il primo successo di Sinner contro un top 5 ed evidenziando la mostruosa capacità di resilienza con le 9 palle-break salvate, 6 nel delicatissimo avvio di secondo set (3 consecutive), quando ha stoppato la possibile e pericolosissima fuga dello spagnolo prendendo poi in mano lo scambio e non lasciandolo più.

La superiorità di Jannik in quei due set era stata davvero schiacciante peraltro su una superficie, la terra battuta, sulla quale non aveva mai vinto e sulla quale scommetteva solo il suo vecchio coach, Piatti. Mentre Alcaraz era il campione uscente, fra i primi candidati al successo nelle classiche sul rosso.

LA DELUSIONE DI SINNER

Se quei due precedenti hanno un po’ illuso, la maratona di 5 ore e 20 minuti, persa per 6-3 6-7 6-7 7-5 6-3 da Sinner nei quarti degli US Open di settembre col match point non sfruttato e il record di partita finita più tardi nella storia del torneo, ha riportato la realtà di questa giovanissima rivalità sui canali più reali.

Jannik ha accusato il colpo, vedendo che, dopo quella leggendaria battaglia - una delle partite più appassionanti dell’intera stagione, conclusa alle 3 del mattino di New York -, Carlitos ha poi vinto il suo primo Slam ed è addirittura salito al numero 1 del mondo.

Sinner è stato avanti 2 set a 1, si è aggiudicato due tie-break combattutissimi, è emerso dai continui su e giù di punteggio e rendimento e momenti psicologici e sul 5-4 ha anche servito per il match. Ma ancora una volta si è auto eliso col colpo più fallace, quello che ha ancora bisogno di solidità nei momenti più importanti e di tensione. E, una volta subita la rimonta del 7-5, non ci ha creduto più. 

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A Miami come a Indian Wells, dove Sinner è arrivato a un punto dal vincere il primo set, la partita si giocherà nel segno della fantasia, della varietà, dell’imprevedibilità le uniche armi che possono scardinare la prorompente vitalità di Alcaraz. E chissà poi che corse faranno quei due fenomeni sulle montagne russe delle mozioni e chi saprà gestirle meglio. Perché poi, alla fine, è questione di testa e di cuore.

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