-
Campioni internazionali

Sinner Golden Boy: nella sconfitta con Alcaraz altri segni di grandezza

Il mondo a bocca aperta per il livello espresso da Jannik e Carlos nelle oltre 5 ore del loro quarto di finale agli Us Open. Sinner ha alzato ancora il suo livello di gioco e mostrato miglioramenti importanti in tutte le fasi di gioco. C’è chi non se ne rende conto lo critica a ogni passo falso mentre dai colleghi (Gauff, Wawrinka) e grandi tecnici (Mouratoglou, Brad Gilbert) applaudono sui social

di | 09 settembre 2022

Alla vigilia delle grandi sfide tra Roger Federer e i suoi grandi rivali, Rafael Nadal e Novak Djokovic soprattutto, gli analisti più accreditati (spesso coach o colleghi giocatori del circuito mondiale) per un pronostico rispondevano quasi sempre: “Dipende da come sarà la sua giornata al servizio. Se la sua percentuale di “prime palle” sarà alta, allora sarà il favorito. In caso contrario…”.

Ciò significa che nel servizio di Roger Federer c’era qualcosa che non andava? Chiariamo subito, per i più giovani, che non era così: la battuta è sempre stata una delle armi vincenti del grande campione svizzero. Un colpo che lo ha aiutato a fare la differenza. Semplicemente, quando la sfida era ad altissima tensione anche a lui, e i suoi grandi rivali, capitava di sbagliare, di avere passaggi a vuoto.

Ci è venuta in mente questa constatazione dopo aver letto alcuni titoli e commenti che, dopo la sconfitta di Jannik Sinner contro Carlos Alcaraz agli Us Open, mettevano in discussione la qualità del servizio (o il grado di preparazione fisica) dell’azzurro proprio all’indomani della più bella partita dell’anno, 5 ore e 14 minuti di tennis ad altissimo livello, che John McEnroe ha definito in telecronaca, il tennis del futuro.

Un match che Jannik Sinner ha comandato sul piano tattico, arrivando a un punto dalla vittoria e che la fine si è risolto nella corrida del quinto set, con l’azzurro in grado di andare avanti di un break sul 3-2 per poi subire il ritorno dello spagnolo ma sempre lottando fino all’ultima palla. Una partita pazzesca che, a chi ha qualche decennio di tennis sulle spalle, ha ricordato le grandi rivalità tra grandi campioni: Borg- McEnroe, Becker-Lendl, Agassi-Sampras, fino proprio a Federer-Nadal.  

Partite che capitavano quasi sempre a livello di semifinale o finale di tornei importanti e che indipendentemente dalle prodezze mostrate da entrambi i contendenti (che si obbligavano reciprocamente ad alzare sempre più il livello di gioco), uno dei due inevitabilmente perdeva. Perché al momento buono la differenza la fa un passaggio a vuoto al servizio, una volée che scappa, un attacco meno profondo di quello che si voleva, un piccolo calo fisico. Talvolta anche il caso, un colpo di fortuna. O una gestione astuta delle pause. E vale anche per campioni in età matura, dopo anni di esperienza ad alto livello e magari più di un titolo Slam già in bacheca. Questo però non ne mette in discussione la grandezza.

Invece arrivano critiche alla qualità del giocatore e dei suoi colpi dopo una partita come quella di ieri in cui Jannik Sinner non solo ha giocato altrettanto bene quanto Carlos Alcaraz ma ha anche mostrato miglioramenti proprio nei settori in cui la giovinezza anagrafica e la conseguente inesperienza li richiedevano: il servizio, il gioco al volo, la gestione dalle diverse situazioni di punteggio.

Non ricordiamo nelle 5 ore e 14 minuti del match scelte sbagliate, esitazioni, momenti di incertezza o timore. Errori sì, ma come è normale in una partita di tennis tra grandi giocatori che si esprimono ai limiti delle loro capacità. Si mira un angolino e la palla va fuori di qualche centimetro. Che ti chiami Sinner o Alcaraz. Ma vale anche per Djokovic, Nadal, Federer…

E invece nei commenti su Sinner all’indomani della sfida con Alcaraz esce fuori questa presunzione della sua limitatezza, una sorte di sfiducia di fondo nelle sue qualità che, beninteso, ciascuno è libero di nutrire se gli fa piacere, ma oggettivamente non corrisponde a niente di sensato se si parla di tennis con cognizione di causa. Sotto accusa in particolare il servizio di Sinner: ma se il servizio fosse davvero un problema, non si arriva a giocare una partita così. Non si riduce Carlos Alcaraz nelal codizione di non saper più dove ripondere, dove tirare.

E’ un dato oggettivo che la sconfitta di ieri di Jannik Sinner non ne definisce i limiti: ne esalta le potenzialità.

E’ un giocatore che tutto il mondo ci invidia, che ha talento e qualità da fenomeno, un’educazione (grazie a chi lo ha fatto e lo sta facendo crescere) e un’attitudine nell’inseguire i suoi obiettivi che lo porteranno di sicuro al successo. Che poi ciò corrisponda al n.1, n.2 o n.3 del mondo dipenderà da mille fattori.

Esattamente come è avvenuto tra Federer, Nadal, Djokovic e Murray. Il quarto di questi Fab Four avrebbe potuto restare a bocca asciutta di tante cose senza avere davvero dei demeriti. Era un n.1 ma ce n’erano altri tre nella sua stessa epoca. Grandissimo lui a saper aspettare il momento per conquistare i suoi tre Slam e per salire, anche se per un periodo breve, in vetta alla classifica.

E' evidente che Jannik Sinner più che criticato andrebbe sostenuto all'indomani di una partita come quella che ha lasciato il mondo a bocca aperta. Ha le doti del predestinato e sta migliorando tutto, tutti i giorni. E chi critica il suo servizio dopo la sfida con Alcaraz dovrebbe forse ricordare qual è stato il colpo decisivo per l’altoatesino quando si è trovato 0-40 sul 5-6 della seconda partita (che poi ha vinto ribaltando a quel punto l’inerzia del match).

E del servizio di Alcaraz, che cosa si dovrebbe dire? L’abbiamo visto perdere più di un turno di battuta con Sinner, scivolando in un attimo 0-40 con una gestione molto disc

utibile dei punti. Eppure siamo tutti d’accordo che ha giocato una partita strepitosa.

 

Il tennis è così. Quando la qualità del gioco è portata all’estremo, quando se rallenti di 5 chilometri orari il servizio l’altro è pronto a tirarti un missile di risposta a un palmo dalla riga di fondo; quando a una tua prodezza può sovrapporne un’altra più impensabile, gli errori sono normali anche tra fuoriclasse.

Siamo comunque di fronte a un grande spettacolo, a campioni che stanno esprimendo prestazioni di qualità eccelsa. Certo, bisogna essere in grado di percepirlo, in grado di accorgersene. Altrimenti ogni palla che va fuori è un “Ma no…”, quella che va in rete un “Ma va…”. E l’oro è trattato come ottone. Che è un vero delitto, quando ti capita di avere in squadra, con la maglia azzurra, un Golden Boy come Jannik Sinner.

 

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti