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Come sua abitudine il n.1 al mondo spazia: “Con Roma ho un rapporto speciale, adoro la gioia della vita e dopo il tennis voglio tornare a studiare. E su Matteo vi dico che ha enormi qualità, non mi ha sorpreso la sua striscia positiva”.
13 maggio 2021
Davidovich Fokina non l’ha impegnato un granché. Un’oretta per soli tre game persi, e così in conferenza stampa Novak Djokovic si è concesso il lusso di parlare di tutto e di più. L’unico spunto da far risalire al match? La discussione su un servizio dentro o fuori: “Sulla terra si vede il segno della palla, è sempre stato così. Questa superficie va trattata diversamente dalle altre in termini di regolamenti e protocolli. Direi che non ha senso avere una procedura e una tecnologia complessa come quella dei challenge sulle altre superfici, basterebbe un piccolo ausilio nel momento in cui ci si trova ad affrontare una situazione dubbia, un piccolo monitor anche soltanto a disposizione dell’arbitro andrebbe più che bene”.
Poi si passa ai ricordi, qualcosa di tennistico e soprattutto d’infanzia. “Ero un ragazzo molto organizzato, molto ordinato, ho preso sicuramente dalle persone che ho avuto la fortuna di avere intorno a me in quel periodo. Ho sviluppato grande e solida disciplina fin da piccolo, sapevo fin da giovanissimo dove volevo arrivare e quali sarebbero stati gli obiettivi ma anche i sacrifici da fare”, racconta il numero 1 al mondo".
“Così sono riuscito a organizzare la vita con molta cura, dall’attività sportiva agli allenamenti. I miei amici erano tutti nel mondo dello sport, ho lasciato la scuola ‘classica’ abbastanza presto, e questo un po’ mi è dispiaciuto perché reputo l’istruzione una cosa fondamentale. Però allo stesso tempo ho avuto una buona dose di vita sociale, tante amicizie. E poi ho vissuto magnifiche esperienze di vita girando il mondo”.
Anche perché un pensierino al futuro… “Mi rimetterò a studiare, quando smetterò o comunque quando rallenterò un po’ con l’attività agonistica. Non so quando succederà ma so che ho sempre voglia di imparare, di studiare. Mi piacerebbe studiare qualcosa di collegato a salute e benessere. Ma anche storia e archeologia, la cultura dei popoli antichi mi interessa molto”.
E poi uno sguardo al prossimo avversario: “Non so ancora chi sarà, ma chiunque sia tra Berrettini e Tsitsipas (la sua intervista è avvenuto con il match in corso n.d.r.), sarà un Top 10. Quindi mi dovrò far trovare pronto, e sono certo che lo sarò. Certo, con Berrettini ci sarebbe anche l’ulteriore complicazione del tifo, perché lui gioca in casa. Ma anche io qui mi sento come a casa. Matteo è un ottimo giocatore che ha meritato di raggiungere i Top 10, non mi ha per niente stupito la sua vittoria a Belgrado e poi la bella striscia verso la finale a Madrid”.
Io amo l‘Italia, mi piace la gioia della vita. Sono sempre felice prima di venire qui
Lui, Novak, a Madrid non ci è andato. “Ora sono qui e Roma per me è un po’ casa. Tutti sono super affettuosi con me, mi trattano alla grande. Non solo i tifosi, i driver, le persone in hotel, l’organizzazione. Probabilmente aiuta un po’ il fatto che parlo italiano e quindi sono un po’ più ‘vicino’. Io amo l‘Italia, chi non la ama? Mi piace la ‘gioia della vita’ (detto in italiano mentre parlava in inglese, ndr), mi dà felicità. Sono sempre contento prima di venire qui. Tutti gli anni questo legame si rafforza, è fantastico”.
“Quella di oggi è una vittoria da 10. Aryna è molto difficile da affrontare, è sempre molto aggressiva e tu sei costretta a difenderti come puoi, spesso fai anche molta fatica", spiega la giovanissima Coco Gauff. "Tra lei e me sono sempre state sfide molto intense, e in effetti lei è una cosa che mette molta intensità nel suo tennis. Così tu devi provare a mettercene più di lei. Aryna è molto simpatica fuori dal campo ma in partita è durissima da affrontare. Se fossi un mio fan, andrei a vedermi giocare contro di lei (ride, ndr). Entrambe mettiamo tutto quello che possiamo ogni volta che scendiamo in campo. Adesso giocherò per la prima volta contro Ash Barty, un ottimo modo per valutare a che livello sono, lei è la numero 1 e io non avrò niente da perdere. Darò il meglio e vedremo a che cosa questo mi porterà. Ash è molto intelligente, concede molto poco. So che ama la terra e sicuramente userà molto gli effetti per mettermi in difficoltà”.
Ma il bilancio romano già così è positivo. “Devo dire che da Roma mi sto prendendo una bella serie di conferme, ho vinto tre partite contro tre giocatrici veramente toste e spero di portarmi tutta questa ‘esperienza’ fino a Parigi, li servirà. Prima però andrò a giocare a Parma, dove c’è anche la sede di uno dei miei sponsor principali. Ho voluto metterla in calendario perché ho pensato che sarebbe stato molto semplice a livello organizzativo, rimanere in Italia subito dopo Roma, senza doversi preoccupare delle restrizioni dei viaggi internazionali in questa epoca di Covid. La prima volta che sono stata a Parma ci sono stata giusto qualche ora, spero di godermela un po’ di più”.
Qual è stato il miglioramento più significativo dell'ultimo periodo? "Quello che deriva dall'esperienza, dallo stare in campo. Impari sempre qualcosa su ciò che va fatto e come va fatto. Io devo ancora imparare molto e questa consapevolezza ogni tanto non ti fa stare tranquilla, ti sembra che manchi qualcosa. Ma penso che adesso sto costruendo una vera fiducia in me stessa e questo mi permette di non rifare più certi errori che facevo in passato".
Rafael Nadal ha battuto Dennis Shapovalov salvando due match point, proprio come aveva fatto in finale proprio a Roma nel 2006 contro Roger Federer. “Ma quella era una finale, questo un 'ottavo': tutta un’altra storia. Credo di non aver mai vinto una finale Slam salvando match point, quindi direi che quella partita rappresenta la mia più bella vittoria dopo essere stato vicino alla sconfitta di tutta la mia carriera. Tornando al match contro Shapovalov, per me si tratta di una vittoria molto importante. Riuscire a vincere partite di questo tipo, lunghe quasi tre ore e mezza, come anche la finale di Barcellona, contro giocatori più giovani, beh mi dà molta fiducia. Sia sulle mie possibilità che sul mio stato fisico”.
Contro Federer nel 2006 qui a Roma la mia vittoria più bella annullando match-point
Nadal guarda già avanti: “Certamente da domani in poi in campo dovrò fare alcune cose molto meglio di quanto non abbia fatto oggi, ma adesso il primo obiettivo è recuperare in fretta fisicamente. Ho lottato fino alla fine, su ogni singolo punto, ci tenevo molto ad arrivare nei quarti di finale. Spero di arrivarci con le giuste energie, oggi ne ho spese moltissime”. Il timore è quello di presentarsi troppo stanco: “Forse. Vedremo come mi sveglierò domattina. Questo tipo di partita è sempre dura, non solo da giocare, ma anche da smaltire in vista dell’impegno successivo, non devo nasconderlo, è la verità”.
Dalla parte sfortunata della moneta c’è la faccia triste di Denis Shapovalov: “La differenza nel match di oggi? Un paio di punti, niente di più. Avrei anche potuto vincerli io. Nadal diventa sempre più pericoloso quando si gioca a lungo, lui ha vinto talmente tante partite che è sempre difficile giocarci contro. Stanotte dormirò bene, non sarà un problema. Ci sono un sacco di cose positive che mi porto a casa da questa settimana. Quando perdi sei triste, è ovvio, ma il mio livello è molto più alto rispetto alle scorse settimane. Non sono certo il primo a perdere contro Nadal dopo aver avuto match point a favore, lui si esalta sotto pressione. Mi dispiace per il risultato ma sono relativamente contento per come ho giocato”.
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