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Campioni internazionali

Murray: "Slam due set su tre? Vantaggio doppio!"

Andy Murray ha sostenuto la possibilità di disputare anche gli Slam al meglio dei tre set. "I tifosi, a meno che non sono allo stadio, non guardano partite così lunghe" ha detto. "Poi i top player potrebbero tornare a giocare anche il doppio"

di | 29 novembre 2020

“Oggi non guarderei una partita intera al meglio dei cinque set”. Andy Murray, in una delle fortunate e molto seguite interviste via Twitch con un Gael Monfils in versione intervistatore dal morbido inglese, ha spiegato di essere favorevole a giocare anche gli Slam al meglio dei tre set. Lo scozzese vede vantaggi a tutti i livelli. “I tifosi, a meno che non hanno un biglietto allo stadio, difficilmente guardano tutta una partita così lunga” ha detto. Poi se la partita è come la finale di Wimbledon 2019 tra Federer e Djokovic è un altro discorso, ma queste rappresentano felici eccezioni.

Secondo Murray, ci sarebbero vantaggi anche per i giocatori. “Leggo molti definire incontri epici delle partite che sono semplicemente molto lunghe” ha detto. “Spesso, però, il livello non è affatto così alto anche per interi set. Spesso, invece, hai partite al meglio di tre set di grande qualità, con un livello alto per tutto il match. In questi casi, infatti, i giocatori sanno che possono dare tutto su ogni punto”.

Inoltre, spiega, “se gli Slam si dovessero giocare al meglio dei tre set, magari i top players sarebbero invogliati di più a giocare anche il doppio o il doppio misto. Tra le donne, in tante giocano singolare e doppio ad alto livello”.

In effetti, nella top 10 di doppio l'unico ad avere anche una classifica in singolare a fine 2020 è Mahut (numero 236). La top 10 femminile di doppio, invece, include una sola giocatrice senza classifica in singolare, la cinese Yifan Xu, e altre due fuori dalla top 100 in singolare: Timea Babos numero 115 e Gabriela Dabrowski numero 485. Presenti una top 10 (Aryna Sabalenka), una top 20 (la sua compagna di doppio Elise Mertens), e altre due top 50 (Barbora Strycova, n.37, e Kristina Mladenovic, n.49).

Il doppio è questione di famiglia in casa Murray. Andy e Jamie, infatti, restano l'unica coppia di fratelli ad aver chiuso una stagione contemporaneamente da numeri 1 del mondo. È successo nel 2016, quando Andy ha completato la clamorosa rimonta su Novak Djokovic culminata con il trionfo alle ATP Finals e Jamie ha conquistato Australian Open e Us Open, in coppia con Soares.

Anche mamma Judy Murray è favorevole agli Slam al meglio dei tre set. Lo diceva già nel 2017, in un intervento all'Edinburgh International Book Festival (EIBF). Anche i temi sono simili: gli incontri al quinto possono essere durissimi per i giocatori soprattutto se fa molto caldo come in Australia, ridurre la lunghezza negli Slam potrebbe favorire la presenza dei top player nei tabelloni di doppio.

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Durante le ATP Finals, Novak Djokovic si è fatto portavoce del cambiamento, mentre Dominic Thiem ha difeso la posizione favorevole alla tradizione in vigore dalla prima edizione di Wimbledon nel 1877. “Penso che i major dovrebbero rimanere al meglio dei cinque set, è questo che li rende speciali” ha detto.

L'idea che la lunga distanza rappresenti la sfida definitiva che consente al migliore di far valere la sua superiorità, condivisa ad esempio da Pat Cash, ha una sua validità. Negli ultimi due anni, ad esempio, i sette Slam disputati hanno visto 158 partite terminare al quinto set. Se si fossero giocate al meglio dei tre, guardando l'andamento del punteggio in 77 casi (48%) l'esito sarebbe stato opposto.

Al momento, la discussione resta aperta. La leva dell'attenzione dei tifosi, soprattutto più giovani, da conquistare e da mantenere è la sfida decisiva sul medio-lungo periodo, come ha spiegato il presidente dell'ATP Andrea Gaudenzi.

Una sfida che si può vincere attraverso la diversificazione dei contenuti, ma che può passare anche per cambiamenti alla struttura del gioco: si possono rallentare le condizioni, Ion Tiriac ha chiesto palle più lente per tornare a far emergere la varietà di stili, il numero di set o il meccanismo di punteggio come il punto secco sul 40 pari o i set corti a quattro game. Gli effetti, di questo tipo di misure, naturalmente, non riguarderebbero solo gli Slam ma anche il resto del circuito ATP che nel 2020 ha registrato 26 partite al meglio dei tre set durate più di tre ore.

La questione della lunghezza degli incontri negli Slam va a toccare anche il dibattito, ancora più profondo e più ampio, sulla parità dei montepremi fra uomini e donne. Uno dei tasti più battuti da chi sostiene che non sia giusto riconoscere la stessa cifra a chi vince uno Slam in singolare maschile e femminile sta proprio nel diverso sforzo atletico richiesto.

Allungare le partite femminili al meglio dei cinque set o accorciare le sfide maschili al meglio dei tre, toglierebbe un argomento a questa posizione.

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Murray, nella sua intervista con Monfils, ha sottolineato anche un altro aspetto a sostegno del cambiamento, ovvero le non grandi differenze tra i vincitori degli Slam e dei Masters 1000. Tra i due principali livelli dei cosiddetti Big Titles, sostiene Murray, giocare al meglio dei tre o dei cinque non altera in maniera determinante gli albi d'oro.

Ma queste considerazioni riguardano lo specifico andamento del torneo, che contiene troppe variabili per essere un fattore nella definizione di una modifica regolamentare. La possibilità di ravvivare il doppio, in linea teorica, presenterebbe un vantaggio anche per gli organizzatori dei tornei. “Ci sarebbero più possibilità di vedere i grandi giocare anche doppio e doppio misto” diceva a Tennis Magazine la WTA Insider Courtney Nguyen. “I tifosi avrebbero due o tre volte più possibilità di vedere Federer o Nadal o Serena Williams. E non vedo come questo possa essere un cattivo affare”.


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