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Nole vuole accorciare il tennis!

Il serbo si è detto favorevole a giocare anche gli Slam al meglio dei tre set. "La stagione del tennis è la più lunga nello sport e dobbiamo venire incontro al pubblico giovane" dice. Tiriac vorrebbe applicare nel circuito le regole delle Next Gen ATP Finals con i set a quattro game. E ingrandire le palline per rallentare il gioco

di | 17 novembre 2020

Giocare al meglio dei tre set anche i tornei dello Slam. In conferenza stampa alle ATP Finals a Londra, il numero 1 del mondo Novak Djokovic si dichiara favorevole a una riforma che scatenerebbe l'opposizione certa dei più tradizionalisti. "Dovremmo giocare due set su tre ovunque, anche i major sono sempre stati al meglio dei cinque storicamente perciò non so se c'è davvero una possibilità di cambiare" ha detto.

L'ormai ex presidente del Players Council dell'ATP, e fondatore della nuova associazione giocatori PTPA spiega anche le ragioni di questa sua posizione. "Il tennis ha la stagione più lunga di tutti gli sport, dal primo gennaio alla fine di novembre. Ogni settimana c'è un torneo da qualche parte nel mondo. Non vedo una ragione per giocare al meglio dei cinque set, al di là della questione della tradizione" dice il numero 1 del mondo.

Djokovic sottolinea come sia importante considerare che il tempo di attenzione del pubblico soprattutto più giovane si è accorciato. "Il tennis dovrebbe venire incontro e adattarsi alle giovani generazioni se vuole migliorare il prodotto" spiega, "dobbiamo cambiare qualcosa. Ci sono molte strade ancora inesplorate: il sistema di punteggio, il numero di set, un diverso calendario".

Il serbo cita anche una ricerca di qualche tempo fa di cui molto si è parlato. "C'è un dato piuttosto scioccante" ha detto, "secondo cui l'età media del pubblico del tennis nel mondo sia di 61 anni". Un dato che servirebbe a sostenere la sua posizione. Peccato che sia del tutto fuorviante. Perché i 61 anni di età media non erano riferiti al pubblico del tennis nel mondo, ma agli spettatori che guardano il tennis sui canali della tv tradizionale (dunque esclusi i servizi di streaming) e solo negli Stati Uniti. 

Senza addentrarci troppo nella valutazione dell'opportunità di citare un dato in maniera così fuorviante da parte di un giocatore nella sua posizione, il problema che pone Djokovic è una delle questioni centrali per il futuro del gioco. E richiede risposte integrate, come ha spiegato fin dal momento della sua nomina il presidente dell'ATP Andrea Gaudenzi, che ha parlato della necessità di migliorare, diversificare l'offerta dei contenuti per attirare l'attenzione degli spettatori più giovani.

Se si guardano i numeri, il tennis non sembrerebbe avere problemi di scarsa popolarità. Lo sottolinea in un lungo e documentato articolo del 2019 Matthew Willis su The Racquet (da non confondere con il sito della rivista Racquet su cui Ben Rothenberg ha pubblicato l'intervista a Olya Sharypova che ha accusato di violenze Alexander Zverev).

Dal 2008 al 2018, scrive Willis, i diritti televisivi e gli introiti commerciali del tennis sono raddoppiati. Anche solo considerando il pubblico della tv via cavo negli USA, Tennis Channel è risultato il canale con il maggior incremento di spettatori dai 18 anni ai 49 anni di età fra il 2018 e il 2019.

Allo stesso tempo, però, la penetrazione del tennis non aumenta in misura proporzionale.  Willis porta ad esempio il caso della Gran Bretagna dove, nonostante Andy Murray sia arrivato al numero uno del mondo quattro anni fa, nonostante le risorse di Wimbledon, un anno fa c'erano più praticanti del badminton che del tennis. Secondo Willis, molti vedrebbero il tennis ancora come uno sport elitista, costoso, prevalentemente "bianco", e questo renderebbe più difficile attirare spettatori con differenti provenienze etniche. 

Il tennis ha anche esplorato poco la strada dei videogame. Non esiste un videogioco ufficiale, non c'è una convincente simulazione di tennis. Eppure anche nel calcio, uno dei fattori che avvicina i ragazzi è il successo delle serie di videogame FIFA e PES. E' cambiata la chiave per stimolare la partecipazione.

Una volta in campo, poi, il prodotto dovrebbe essere il più interessante possibile. Nell'attuale scenario, invece, tende a somigliare sempre più al ping pong. "La velocità di gioco è due volte più rapida oggi di quando giocavo io" ha detto il rumeno Ion Tiriac, proprietario del torneo di Madrid, in un'intervista al quotidiano francese L'Equipe. "Il tennis è il secondo sport in Europa, il secondo in Sudamerica, forse il primo Asia. Ma cosa è davvero cambiato? Le racchette, certo. Ma nessuno ha considerato le palline" ha detto Tiriac.

"Dovremmo cambiare le palline, sceglierle più grandi. Bisogna rallentare il gioco del 25-30% in modo che si manifesti di più il talento. Altrimenti, è come un tiro al piccione". Si può non essere d'accordo con la misura proposta dal rumeno che ha sperimentato la terra blu, ma il tema di fondo rimane. Come ha sottolineato più volte il coach e match analyst Craig O'Shannessy, il 70% dei punti nel tennis moderno, su tutte le superfici, si risolve entro quattro colpi. Non c'è tempo per le variazioni, per rallentare il gioco, in maniera sistematica.

A questo si aggiunge un'interessante ricerca sempre di The Racquet, che ha raccolto i dati pubblicamente disponibili sul "Court Pace Index (CPI) per Slam e Masters 1000 (sintetizzati nella tabella accanto).

Il CPI misura quanto è lenta o rapida la superficie di gioco attraverso la velocità che assume la palla dopo il rimbalzo. Dai dati emerge una tendenza a velocizzare i campi duri, indoor e outdoor, particolarmente evidente nel 2019. La combinazione dei fattori legati alle racchette, alle corde, alle condizioni di gioco, fa sì che il tennis sia sempre più determinato dalla resistenza atletica, dalla prontezza di riflezzi, dalla potenza dei colpi da fondo.

E le partite, soprattutto nel tennis maschile, rischiano di assomigliarsi tutte. Anche per questo, Tiriac apre alla possibilità di abolire i match al meglio dei cinque se. In alternativa, dice, "sarebbe più dinamico mantenere la distanza dei tre set su cinque, ma con i set a quattro game". Promuove dunque le regole viste alle Next Gen ATP Finals di Milano. Anche se in occasione della prima sperimentazione Roger Federer sottolineava che bisogna valutare tutti i lati di una possibile evoluzione. "I set più corti potrebbero essere più intriganti, ma allo stesso tempo se ogni punto vale così tanto non c'è più spazio per niente" diceva. "Ci sono aspetti positivi e negativi, ma non vorrei vedere niente di nuovo nel Tour, per esser sinceri". Quanto vale la tradizione? Fin dove spingersi in nome del nuovo? Il dibattito è aperto.

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