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Campioni internazionali

Alcaraz spinge per tornare in vetta, ma il ranking è dalla parte di Djokovic

In caso di successo a Rio De Janeiro, lunedì Alcaraz avrebbe gli stessi punti di Djokovic nel ranking ATP, ma rimarrebbe comunque alle spalle del rivale. È il primo assaggio delle difficoltà del percorso per tornare numero uno: da qui a Roma lo spagnolo dovrà difendere 2.870 punti, oltre il quadruplo rispetto a “Nole”

22 febbraio 2023

Il suo rientro nel circuito a oltre 100 giorni dall’ultima partita non poteva essere migliore, visto che Carlos Alcaraz ha vinto a Buenos Aires il suo settimo titolo ATP e questa settimana prova a fare il bis a Rio De Janeiro, dove solo la pioggia (sul 6-4 5-3 in suo favore) gli ha impedito di completare martedì il suo incontro di primo turno. Tuttavia, lo spagnolo è favoritissimo per bissare la vittoria che dodici mesi fa lanciò la sua scalata al numero uno ATP, conquistato dopo lo Us Open, anche perché la concorrenza in terra carioca è quella che è.

Qualora Alcaraz dovesse vincere un nuovo titolo, lunedì nel ranking ATP si verificherebbe una situazione veramente particolare: lui salirebbe a quota 6.980 punti (i 500 di Rio 2022 gli sono già stati scalati lunedì), mentre il numero uno Novak Djokovic scenderebbe da 7.070 alla stessa identica cifra di Alcaraz, perdendo i 90 punti dei quarti a Dubai della passata stagione. I due sarebbero quindi appaiati con identico punteggio, ma Djokovic è già certo di rimanere al comando grazie alle regole ATP, che lunedì gli permetteranno di scavalcare Steffi Graf e diventare il giocatore con più settimane al numero uno nella storia del tennis: 378 sparse in sette periodi diversi, dal luglio 2011 a oggi.

L’immenso rulebook ATP, infatti, dice che qualora due giocatori si trovino con lo stesso numero di punti in classifica, per risolvere la parità vengono considerati come primo criterio i punti raccolti fra Slam, Masters 1000 e Nitto ATP Finals. Per Djokovic sono 5.830, per Alcaraz 5.100, quindi il numero spetta al serbo, che sarebbe stato premiato anche dai due criteri successivi: meno tornei giocati (15 a 17) e maggior numero di punti raccolti in un solo torneo (entrambi 2.000 nel primo conteggiato, ma Djokovic ne vanta 1.500 nel secondo contro i 1.000 del rivale).

In sostanza, in caso di vittoria a Rio de Janeiro il giovane di Murcia fallirebbe il ritorno al comando della classifica mondiale per un solo punto. Dovrà rimandare l’assalto a Indian Wells, dove però difende la semifinale del 2022 e quindi dovrà arrivare almeno in finale: un primo dato per comprendere come la sua corsa per riconquistare la testa della classifica sia tutt’altro che semplice.

Nei meno di tre mesi che ci separano dal via agli Internazionali BNL d’Italia, il baby fenomeno spagnolo sarà infatti costretto a difendere la bellezza di 2.870 punti, poco meno di metà del suo bottino complessivo, e non avrà grandi possibilità di migliorarsi visto che nella magica primavera della passata stagione vinse tre dei cinque tornei disputati: Miami, Barcellona e Madrid. Djokovic, invece, vedrà uscire dalla sua classifica solamente 620 punti, addirittura appena 260 da qui fino al torneo della Caja Magica.

Vuol dire che, al contrario di Alcaraz, il campione serbo avrà invece una grande chance per accrescere il proprio bottino, specialmente se dovesse riuscire a prendere parte ai Masters 1000 di Indian Wells e Miami, ai quali nel 2022 fu costretto a rinunciare per la questione vaccino. Secondo le attuali regole sull’accesso negli Stati Uniti dovrebbe accadere lo stesso, perché per entrare negli States è (ancora) necessaria la vaccinazione anti-Covid, ma la situazione è in continua evoluzione e non è da escludere che “Nole” possa tornare prima in California e poi in Florida.

Indipendentemente dai risultati di Djokovic, tuttavia, Alcaraz si trova per la prima volta costretto a fare i conti con la sua nuova dimensione di campionissimo, che porta grandi privilegi ma anche alcuni oneri, come quello di dover spesso lottare con scadenze molto più ingombranti rispetto agli avversari.

Lo spagnolo ha le spalle larghe e soprattutto il tennis per confermarsi ai vertici per parecchi anni, ma la sua capacità di gestire la situazione nelle prossime settimane sarà un ulteriore test per capire di che pasta è veramente fatto e se può già vestire i panni del vero numero uno anche contro un Djokovic che non salta due Slam e quattro Masters 1000 come nel 2022. Il tutto in attesa di vedere se e quando la rivalità col serbo, fino a qui condizionata dalle assenze dell’uno o dell’altro, potrà trasferirsi dal ranking al campo. Gli appassionati non vedono l’ora.


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