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L'americano, semifinalista a Washington una settimana fa, punta al bis in vista del quarto che l'attende contro l'australiano ma avverte: "Il giorno di stop tra un match e l'altro complica le cose in termini di ritmo e adattamento alle condizioni"
04 agosto 2025
"Mentalmente oggi è stata dura, merito di Flavio che ha fatto cose che mi hanno messo in difficoltà per tutto il match. Ha giocato bene, è veloce e ha neutralizzato molte delle soluzioni che stavo adottando. Ma contro di lui è sempre stata dura, e per questo sono contento di averla spuntata". Ha esordito così in conferenza stampa Ben Shelton, vincitore in tre set contro Flavio Cobolli agli ottavi in quella che è stata la sua ventinovesima affermazione stagionale.
Non è stato semplice. Specialmente nel terzo set, quando Shelton è dovuto risalire dal 4-2 e dal 5-4 per riuscire a forzare il tie-break: "Come ci sono riuscito? Non saprei davvero, sono sincero. Sono riuscito a tenere il servizio prima che lui andasse alla battuta per chiudere il match cosa che in serate come questa, con il vento, la palla che non rimbalza come vorresti, non è affatto semplice. Mi era capitata la stessa cosa nel primo set e ho subito il break - ha ancora raccontato il n.7 del mondo - E' stata una partita nervosa, difficile, ma esser riuscito ad aggiudicarmi quel game mi ha ridato energie e fiducia ed aver tenuto poi la battuta sul 5-5 è stata un'altra bella spinta".
Numero sette del mondo, semifinalista una settimana fa a Washington e con due semifinali Slam sin qui disputate in stagione, Shelton al momento è ancora fuori dalle prime otto posizioni della Race per Torino. Indizio che a mancare, nella sua stagione, più che i risultati è stata la costanza: "Il problema è quello - ha ammesso - E poi ci sono anche le motivazioni. In questo torneo c'erano tanti giocatori che potevano eliminarti nei primi turni, due di loro contro cui ho giocato erano in vantaggio contro di me negli scontri diretti. Non è facile. Specialmente su di una superficie su cui non ci si sente a proprio agio o in luoghi in cui non hai giocato spesso. Io mi trovo bene però durante questo swing, sarà anche per via delle palle che si usano e che sono quelle con cui ho giocato sin da quando ero bambino. Sento però di star migliorando su ogni superficie e in ogni ambiente, e di avvicinarmi sempre più al livello a cui vorrei ambire".
Se le condizioni ventose hanno complicato la vita di molti giocatori a Toronto - "Ho però un gioco che ben si adatta a queste condizioni" - più che il vento è il format di due settimane a non incontrare i gusti dello statunitense: "Dopo Wimbledon ero stanco ma ho deciso ugualmente di giocare a Washington perché è come una seconda casa per me, e poi mettere qualche partita in più nelle gambe ti aiuta ad abituarti prima a questo tipo di condizioni - ha riflettuto ancora Shelton - Il problema sono questi tornei di due settimane in cui si giocano partite di due o tre set e poi ci si ferma un giorno. E' una cosa di cui parliamo tutti negli spogliatoi, e crediamo che ad esser penalizzato sia il livello del gioco. Nei tornei di una settimana è decisamente più alto, mentre il giorno di riposo complica le cose in termini di ritmo. Credo sia la combinazione di questi due fattori ad infastidire di più i giocatori".
Le ultime considerazioni sono per Alex De Minaur, suo prossimo rivale ai quarti e da lui mai affrontato in carriere: "E' un amico e mi sento pronto. E' veloce, è in gran forma, pensate a quel che ha fatto a Washington, e non lo si può mai dare per battuto. Ci siamo allenati insieme qualche volta, e anche lì non molla nulla, ed è una cosa che mi piace molto di lui. Ci sfideremo per la prima volta e mi sento carico perché adoro affrontare i migliori al mondo negli ultimi turni dei tornei. Lui sta giocando alla grande e io non vedo l'ora di scendere in campo".