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La sfida a Zverev per bussare alle porte della top10, Khachanov ci crede

Il russo, ex n.8 del mondo, non alza un titolo dal 2024 ma il suo 2025 è stato all'insegna della costanza. E ora, sul cemento a lui tanto caro, può provare il colpaccio

di | 06 agosto 2025

Karen Khachanov (Getty)

Karen Khachanov (Getty)

Curiosa la stagione di Karen Khachanov. Il russo, 29 anni compiuti a maggio, ha sin qui vissuto un 2025 in crescendo perfezionando un ranking che a gennaio, da n.19 del mondo, lo ha visto poi vivere una flessione in primavera per assestarsi infine al n.16 del ranking. Il dato curioso però è che i migliori piazzamenti da lui ottenuti siano stati colti sia su terra che sull'erba, con un una semifinale a Barcellona e un quarto a Ginevra, e un'altra semifinale ad Halle bissata due settimane dopo dal quarto colto a Wimbledon. Dal cemento, superficie su cui ha vinto tutti e sette i titoli assommati in carriera, per ora nessuna notizia. 

Ed eccoci a Toronto. Dove Khachanov si accinge ora a sfidare Alexander Zverev (5-2 per il tedesco i precedenti in carriera) con in ballo quella che per lui potrebbe diventare la prima finale della sua stagione. Più che il cemento, dev'essere stato il Canada a far riaffiorare sensazioni perdute. Tra Toronto e Montreal infatti, l'ex campione di Bercy (2018) è riuscito in due anni - 2018 e 2019 - a centrare ben due semifinali consecutive arrendendosi solo all'allora numero uno del mondo, Rafa Nadal, e al connazionale Daniil Medvedev. Il tedesco sarà il quarto top10 da lui affrontato in stagione con un bilancio che sin qui non lo ha mai visto intestarsi uno scontro. Le premesse per provarci però non mancano. Anche se, eccezion fatta per l'ottavo di finale al Roland Garros giocato contro di lui nel 2018 e risoltosi in cinque set, tutte le altre sfide tra i due si sono sempre chiuse in due set.

Questione di carattere. E di solidità. In un 2025 che lo ha visto imporsi nel 60% dei casi (26-16), l'ex n.8 del mondo solo in cinque occasioni ha finito col cedere in due set riuscendo a strapparne uno a rivali del calibro di Alcaraz, Paul, Bublik e Fritz. Indizi di un giocatore che non parte mai battuto e da affrontare con un gioco ragionato e poco propenso all'errore. Perché, specialmente sul cemento, Khachanov riesce a connettersi in modo speciale con il suo tennis: dalla prima di servizio, fondamentale da cui ha sin estratto oltre il 70% di punti, alla risposta, un colpo giocato spesso in anticipo nel tentativo di riprendere quanto prima le redini dello scambio. 

Errori ne commette, Khachanov, ma non perde tempo a rimuginarci su. "Sono momenti che nel tennis capitano sempre - ha dichiarato dopo aver sconfitto Michelsen - e che si prova sempre a superare. L'importante è farlo mentalmente e per questo sono contento e orgoglioso per esserci riuscito e aver chiuso il match in due set". Il momento in questione era una palla break coincisa con il set point in favore dell'americano che se convertito avrebbe trascinato il match al terzo e decisivo set. 

Anche a lui non sono sfuggite le condizioni variabili incontrate in quel di Toronto. Ma ancora, anziché lamentarsene, ha studiato il modo per volgerle il suo favore. "Sì, è vero - ha ammesso - rispetto all'Australia qui ci sono superfici e palle diverse, sembra che scivolino nell'aria. Io ho giocato con meno spin, più piatto, cercando di non dargli opportunità di entrare in campo. E credo di esserci riuscito". E ha ragione, visto l'85% di punti ricavati dalla sua prima nel corso del match e le sei palle break su sette da lui annullate.

Dovesse battere Zverev e tornare a vincere un titolo che nella sua bacheca manca dal 2024 (Almaty) tornerebbe a ridosso della top10 alimentando così anche la sua candidatura per le Nitto ATP Finals. "Due anni fa avevo dimostrato ancora una volta a me stesso di poter tornare in top10 e di saper giocare in modo costante come sto facendo ora - ha commentato ancora il russo a fine partita - Si tratta di mantenere questo livello e di provare a fare qualcosa in più. La top10 è un obiettivo, ad inizio anno sembrava lontana ma oggi ci sono più vicino". Sono come un elastico certi sogni: si avvicinano per poi allontanarsi ancora. Ma non si spezzano. Proprio come Khachanov. Zverev è avvertito.

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