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Ben Shelton, i segreti del servizio con salto: che sfida contro la risposta di Sinner

Come nasce il servizio con salto di Ben Shelton, che per la prima volta affronta Jannik Sinner a Shanghai. Appuntamento alle 12.30 ora italiana. Lo statunitense è dodicesimo per rendimento al servizio nelle ultime 52 settimane, l'altoatesino terzo in risposta

di | 09 ottobre 2023

Tutta la potenza al servizio di Ben Shelton (foto Getty Images)

Tutta la potenza al servizio di Ben Shelton (foto Getty Images)

Quando Ben Shelton inizia ad agitare la racchetta, che tiene con la mano sinistra, e la pallina, che regge con la destra a contatto con la racchetta, gli avversari sanno che sta per succedere qualcosa. E' un segnale, che Jannik Sinner vedrà, e a cui dovrà reagire, per la prima volta in carriera. Il neo-ventunenne, che ha festeggiato oggi il compleanno, affronta l'altoatesino nell'ottavo di finale del Masters 1000 di Shanghai non prima delle 12.30 ora italiana. E' una sfida manifesto, che mette di fronte due dei grandi talenti della generazione che si affaccia alle porte dell'Olimpo del tennis. E' una sfida manifesto anche sul piano tecnico. Secondo l'ATP, infatti, nelle ultime 52 settimane Shelton è dodicesimo per rendimento al servizio, Sinner terzo in risposta.

Il movimento del servizio di Shelton rimane l'aspetto più personale del suo tennis. Il pendolo preparatorio fissa e ordina i tempi prima della fase successiva: Ben si lancia la palla e tende il braccio destro in alto e in avanti; intanto piega il braccio sinistro all'indietro con il gomito alto e porta il piede sinistro verso quello destro. Li tiene attaccati, paralleli alla linea di fondo.

Poi mentre la palla è in aria Shelton piega le ginocchia e allarga le spalle. E' come vedere una fionda caricata pronta a rilasciare energia e potenza. E Shelton libera energia e potenza con tanto di salto in avanti. 

Quel suo particolare movimento, così esplosivo negli effetti, deriva da anni di lavoro con un team, guidato dal padre Bryan, che su come si allena il servizio sa più di qualcosa. 

"Ha lavorato tanto per sincronizzare tutti i movimenti e arrivare a questo risultato" ha detto all'ATP Scott Perelman, per anni assistant coach (allenatore in seconda, diremmo noi) alla University of Florida, dove Shelton ha studiato e giocato per due anni. "Ora che l'ha messo a punto è difficile dire che non sia uno dei servizi migliori del circuito, anche se questo è solo il suo primo anno completo nel Tour e sono convinto possa ancora svilupparsi fisicamente. Diventerà più forte e un po' più veloce".

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Aggiungere un salto al movimento di servizio aumenta il momento lineare, che dipende dalla forza di reazione del terreno e dalla spinta delle gambe, e quello angolare, che invece attraverso la rotazione del tronco e delle spalle. In un articolo del New York Times Bill Tym sottolineava come questo tipo di servizio aumenti la "potenza verticale" e citava come esempio Gael Monfils che tiene i piedi uniti e si lancia di fatto verso la palla senza trasferimento di peso. Il movimento di Shelton è più vicino a quello di Isner: il piede che parte dietro si unisce al piede davanti, nel suo caso il sinistro verso il destro, prima del salto verso la palla.

Quando Tym ha analizzato questa evoluzione del servizio, Ben era ancora ben lontano dal sogno di una carriera tennistica. Ma gli ingranaggi della sua evoluzione, magari a sua insaputa, si erano già mossi. Tym infatti ha cambiato la carriera, e non solo, di Bryan Shelton, il padre di Ben. Discreto giocatore, con alle spalle partecipazioni anche allo US Open e a Wimbledon, Tym ha lavorato per un decennio come capo coach della Vanderbilt University e per anni come direttore esecutivo della USPTA, la principale organizzazione che riunisce i maestri statunitensi di tennis.

Nella trasmissione di conoscenze alla base del successo di Ben Shelton, Tym ha un ruolo centrale. "E' stato il mio mentore da quando avevo tredici anni - ha scritto Bryan in un saggio del 2021 sul sito della USTA -. Mi ha aperto gli occhi, mi ha mostrato che se davvero volevo ottenere qualcosa allora sarei stato disposto a fare ogni sacrificio per raggiungerlo. Ha portato il mio tennis a un livello superiore, e tutto quello che mi insegnava in campo lo applicava nella vita". 

Sul campo, Tym insisteva soprattutto sul servizio. Lo chiamavano "il servizio da un milione di dollari", racconta Tym a Joel Drucker per Tennis.com. Gliene faceva tirare 500 a settimana, fissando diversi obiettivi in angoli ogni volta differenti del rettangolo di battuta. "Ogni volta che ne colpiva uno si ritrovava dieci dollari in più sul conto in banca, che continuava ad accumulare. I soldi continuavano poi a crescere con gli interessi".

Oggi il servizio di Ben Shelton forse non vale ancora un milione di dollari, ma non ci va nemmeno tanto lontano. Di sicuro è il colpo migliore del suo repertorio. Allo US Open una sua prima ha raggiunto i 240 kmh (149 miglia orarie) e ha avvicinato la prima più veloce di sempre nel torneo, di Roddick (152 mph, 244 kmh, nel 2004).

La velocità però è solo una parte dell'efficienza del servizio. "Ben ora tira forte alla T, è un grandissimo lanciatore di una palla veloce ma gli servono più variazioni. ha bisogno di più spin per essere efficace contro i migliori ribattitori non spaventati dalla velocità della sua palla". Lo diceva durante lo US Open, sembra il ritratto di Sinner che lo sfiderà a Shanghai e potrà far valere le caratteristiche della sua risposta, che abbiamo analizzato in ogni dettaglio del movimento, come tecnica e strategia, insieme a Rocco Marinuzzi, tecnico dell'Istituto Superiore di Formazione "Roberto Lombardi".

Colpo da campione/1: la risposta di Sinner

Se Shelton ha un movimento così peculiare, lo deve anche a una particolarità non usuale nei suoi anni di formazione. Per anni, infatti, ha giocato a football con il sogno di diventare quarterback, ovvero il principale riferimento dell'azione offensiva. Tra i suoi compiti quello di lanciare per il ricevitore smarcato. Qualità in cui eccelleva Tom Brady, uno dei più grandi giocatori di football di sempre.

"Non c'è dubbio che abbia aiutato - ha detto all'ATP Bryan Shelton -, anzi è forse il fattore principale. Tenere il gomito alto è un aspetto che gli deriva dal football. Cercare di migliorare questo e altri elementi gli hanno permesso di sviluppare il movimento di servizio e farne il pezzo forte del suo gioco. I suoi inizi nel football spegano comunque perché gli piacciano tanto i colpi sopra la testa, smash compresi".

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