

Lo spagnolo, dopo essersi ritirato da Indian Wells alla vigilia del suo esordio contro Raonic, ha inizato ad allenarsi in vista della stagione sulla terra battuta dove non gioca un match dal 2022 e punta al Roland Garros. Quando illudersi è tutto quel che serve per realizzare sé stessi
di Ronald Giammò | 11 marzo 2024
Una parola, c'é stata una parola che più di ogni altra è stata ripetuta da Rafa Nadal nei giorni lunghi trascorsi lontano dai campi, e questa parola è ilusiòn. Accolto nella traduzione italiana con il significato di speranza, in spagnolo il termine sfugge all'incasellamento in un solo campo semantico caricandosi invece di altre sfumature che, arricchendolo, non fanno altro che riportarlo all'unico vero suo centro e radice da cui prende le mosse: l'uomo e il suo cuore.
"Ho l'ilusiòn di tornare a giocare un'altra grande stagione", dichiarava Rafa nel dicembre 2022; "Ho l'ilusiòn di tornare al più presto", spiegava ancora qualche mese dopo; "La mia ilusiòn è tornare a giocare ed essere competitivo", ripeteva ancora sul finire del 2023; "Ho tutta l'ilusiòn del mondo per tornare a sentirmi competitivo", asseriva il maiorchino negli ultimi giorni prima del suo rodaggio ufficiale".
Mi última reflexión tras el anuncio… ??
— Rafa Nadal (@RafaelNadal) December 7, 2023
???? claro que he pensado que no tenía sentido (volver a competir)… que son muchos años…
???? He luchado y he mantenido la ilusión en todo momento
???? He tenido la gente adecuada a mi alrededor como siempre he tenido en toda mi carrera…… pic.twitter.com/xLnHMdZTqD
In spagnolo la parola evoca un'immagine - di sé in questo caso - suggeritale dall'immaginazione, o affiorata dall'inganno dei sensi, cullata con la stessa speranza con cui si cullano ricordi in cui è piacevole tornare a perdersi. Siamo, si capisce, nei dintorni leopardiani. Ma se al poeta per innescare quella sensazione e "fingersi" nel pensiero bastavano un colle e una siepe, a Rafa per crearsela occorrono invece sudore e fatica.
Affacciatosi neanche ventenne sulla scena del tennis, al talento con cui è stato baciato dalla sorte Nadal ha sempre abbinato una spiccata forza interiore che gli ha consentito stagione dopo stagione di combattere la sua personale battaglia contro infortuni, logorio, malformazioni e patologie. Giocando anziché arrendendosi, ribaltando situazioni disperate, logorando vieppiù un fisico bisognoso di null'altro che di riposo e accudimento.
Che il maiorchino, seppur spesso acciaccato, sia comunque riuscito a fare incetta di trofei non è considerazione meno importante, così come non lo è riscontrare che la maggior parte di quei trofei siano arrivati sulla superficie a lui più cara: la terra battuta.
Celebrato il suo ritorno in campo lo scorso gennaio a Brisbane, Rafa si è poi ritirato dai successivi tre eventi cui era iscritto rimandando la sua ripresa agonistica a metà aprile quando in Spagna si giocehrà l'Atp500 di Barcellona, torneo a cui al momento risulta iscritto. Da lì inizierà il conto alla rovescia che nel giro di un mese o poco più dovrebbe riportarlo sui campi parigini del Roland Garros, suo vero luogo d'elezione nonché sede del torneo olimpico che lì prenderà il via il prossimo luglio.
Sconfitto a Brisbane, le ragioni addotte da Nadal per giustificare la sua assenza dai tre eventi in cui era atteso nelle successive settimane non si sono mai soffermate su percorsi di guarigione, tabelle riabilitative o pareri medici. "Qualche piccolo problema" non è mancato, è vero, ma si è trattato per la maggior parte dei casi di motivazioni personali, legate a sensazioni che lui stesso non riteneva ancora all'altezza di quelle che forse erano le sue aspettative: "Non mi sento pronto per giocare al massimo livello un torneo così importante", "Non posso mentire a me stesso".
Ormai prossimo alle trentasette primavere, e fermo ai box da un anno, Nadal sa bene che sensazioni come quelle avvertite quindici anni fa non potranno più tornare, e che la rincorsa a un livello soddisfacente di gioco altro non è che la ricerca di un tempo perduto da portare a termine con il poco tempo che ancora gli resta da giocare. Quel che potrà però tornare sono le emozioni, quel senso di "competitività" da lui più volte invocato e con esso la ilusiòn di tornare a viverlo.
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— Rafa Nadal (@RafaelNadal) December 1, 2023
Per farlo non c'è altra strada che consegnarsi al proprio destino. Sentire nei colpi scagliati dalla sua racchetta il senso di una missione che non conosce sconfitta o fallimento e che realizza sé stessa nel lungo viaggio che ci porterà e realizzarla. Noncuranti del tempo, del dolore, delle avversità. Sognare ad occhi aperti. Per ricongiungersi così per un'ultima volta con la parte più vera di sé, quella in cui vita e arte coincidono e vengono entrambe avvolte dalla stessa luce. E in essa risplendere, foss'anche per un istante, eternando così tutto ciò che d'effimero è racchiuso in un addio.
Perché ciò si compia Rafa ha bisogno della giusta cornice, del genius loci che solo il Philippe Chatrier può offrirgli, dello sgrattugiar di suole sull'argilla di quel campo, di polvere sudore e calzini imbrattati di rosso. E' questo che Rafa Nadal, da Manacor, sta facendo in questi giorni: provare a sconfiggere la "morte" (solo sportiva, s'intende), il suo ritiro, e fare in modo di presentarsi nelle migliori condizioni a quell'ultimo appuntamento. E poi vada come deve andare. Quale che sia il risultato della partita che a Parigi l'attende, non importa. Quella più importante Nadal ha già iniziato a giocarla. Ed è intenzionato a portarla fino in fondo.
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