

Lo spagnolo bissa il successo ottenuto a Londra due anni fa superando in tre set un ispirato Lehecka. Un successo, il ventunesimo in carriera, con cui ricuce parte del gap nel ranking e che gli permette di guardare con fiducia all'imminente Wimbledon
di Ronald Giammò | 22 giugno 2025
Qualità dei campioni - tra le tante - non è solo quella di saper vincere "sporco", anche quando non sono in giornata; ma saperlo fare anche a fronte di un avversario in grado di tener loro testa e mai arrendevole salvo poi accorgersi che di strategia si trattava e non di scontro alla pari. E' quanto successo nella finale del Queen's da cui è uscito vincitore Carlos Alcaraz, impostosi in tre set contro il ceco Jiri Lehecka col punteggio di 75 67(5) 62.
Lehecka, n.30 del mondo, ha ben poco su cui poter recriminare e molto da portar con sé dopo questa sconfitta. L'erba è superficie che se da un lato ha diluito lo scarto esistente tra i due, dall'altro si è rivelata giudice spietato quando lo spagnolo ha deciso di sferrare i suoi affondi e di prendersi la vittoria. Confermando, una volta di più, il suo talento nel sapersi adattare in breve a qualsiasi condizione e di saperla esplorare piegando il suo gioco intuitivo e spettacolare ai suoi umori e ai sui ritmi. L'investimento che serviva per continuare ad alimentare una striscia di vittorie consecutive giunta a quota 18 incontri e guardare a Wimbledon e all'attacco alla leadership del ranking con ancor più fiducia.
"Questo è un torneo davvero speciale per me e sono felice di poter alzare questo titolo ancora una volta - ha dichiarato Alcaraz a fine match - Ero venuto senza alcuna aspettativa, pensando solo a giocare un buon tennis e ad abituarmi all'erba. Sono stato anche fortunato ad aver avuto qui con me la mia famiglia e tanti amici con cui sono stato bene lontano dal campo".
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Certo, avesse consegnato agli archivi percentuali più robuste sulla sua prima (55%), forse il ceco avrebbe potuto render la vita ancor più difficile al suo rivale costringendolo a ricercare fin da subito il suo livello migliore, instillando in lui dubbi invece mai sorti e indurlo a qualche gratuito in più dei 25 commessi, anche in momenti cruciali della contesa. Una condizione che invece Alcaraz ha consolidato game dopo game e che ha permesso lui di studiare a fondo il gioco altrui esplorandone debolezze mai fin troppo evidenti e concentrando così nei momenti clou il suo tennis migliore.
Lehecka si è così illuso di avere nelle corde il tennis necessario per poter ambire al colpaccio, e meriti gli vanno ascritti nel non aver ceduto di schianto una volta resosi conto di quanti margini ancora avesse a disposizione il n.2 del mondo. E il secondo set è lì a dimostrarlo: nessuna pala break concessa, un solo game terminato ai vantaggi - il nono, quello che avrebbe consentito allo spagnolo di andare a servir per chiudere il match - e tanto coraggio nell'ultimo gioco nella speranza di giocarsi il tutto per tutto e prolungare la contesa.
Il minibreak colto in avvio in un breaker che l'ha visto condurre sino al 5-4 portandosi al due punti dal pareggiare i conti salvo poi riuscirci pochi istanti dopo, è ciò su cui dovrà ora continuare il ceco. Un atteggiamento, il suo, che ha rischiato di mandare in fumo i piani del murciano scatenandone infine la reazione rabbiosa in un terzo set mai in discussione. A Wimbledon presunzioni tali potrebbero non essere perdonate, ma i cinque set sono un paracadute più che sicuro in grado di mascherare la sbavatura odierna del giovane Carlitos e di rilanciarne la candidatura per la rincorsa al terzo titolo a SW19.
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