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Mannarino il "redivivo": dopo il ritorno in Top 100 pronto a sfidare Sinner

A marzo, l'ex n. 17 era fuori dai primi 120 del mondo. Dalla stagione sull'erba ha cambiato marcia, e a Cincinnati ha già vinto cinque partite di fila (qualificazioni comprese)

di | 12 agosto 2025

Mannarino in azione col dritto (Getty Images)

Mannarino in azione col dritto (Getty Images)

Non batteva un Top 20 dallo scorso novembre, Adrian Mannarino, oggi n. 89 al mondo. Eppure, proprio come a Parigi-Bercy, ancora contro Tommy Paul (n. 16) ha ritrovato una di quelle giornate in cui la pallina la si vede più grande del solito. Nel terzo turno del Cincinnati Open, ha impiegato due ore e 39 per battere l’americano (testa di serie n. 13 del torneo) per la seconda volta consecutiva, peraltro in rimonta, col punteggio di 57 63 64.

Tornando così agli ottavi di un Masters 1000 per la prima volta dopo l’avventura parigina, dove ora lo aspetta il n. 1 al mondo Jannik Sinner. E non è tutto, perché all’età di 37 anni e neanche due mesi è anche diventato il sesto giocatore più anziano a qualificarsi negli ultimi 16 di un torneo di questa categoria. Come riportato da Opta, per di più, è il secondo più anziano a riuscirci partendo dalle qualificazioni.

Il sogno, evidentemente, sarebbe quello di spingersi oltre, e tornare ai quarti in Ohio, dove già era stato nel 2023. Scendere a patti col campione in carica – che ha vinto tutti e tre i precedenti – è cosa abbastanza complessa, di questi tempi. Allo stesso tempo, e in tutta onestà, è difficile pensare che il mancino transalpino non veda già il bicchiere mezzo pieno, nell’essere arrivato ancora una volta al cospetto di uno dei migliori al mondo. D’altronde, per lui, sembrano lontani i giorni migliori, e anche questo stesso risultato rappresenta una vera sorpresa, rapportato agli standard del suo 2025.

All’inizio del 2024, era riuscito addirittura riuscito a migliorare il proprio best ranking, salendo al n. 17 soprattutto grazie all’ottavo di finale raggiunto all’Australian Open (suo “best” in uno Slam, dove ne ha giocati cinque). È proprio venendo meno a questa cambiale, però, che a gennaio la sua classifica è precipitata, portandolo fuori dai primi 120 del mondo, costretto a tornare a navigare nel circuito Challenger.

La parabola, non a caso, ha preso ad invertirsi col ritorno della stagione sull’erba, superficie sulla quale ha raggiunto cinque delle sue 15 finali in carriera e vinto due dei cinque titoli (gli altri tre tutti sul cemento). Così, Mannarino si è qualificato prima nel main draw di Wimbledon, e poi ha perso in finale al Challenger di Newport, ritrovando la Top 100.

E con essa, gli stimoli e la fiducia per presentarsi al meglio proprio nei Masters 1000 in Nord America. A Toronto, dopo le qualificazioni, ha avuto la sfortuna di imbattersi subito nel futuro campione Ben Shelton, mentre a Cincinnati – con condizioni di gioco ancor più veloci – non ha esitato anche di fronte ad un tabellone tutt’altro che semplice.

Prima di Paul, infatti, si è imposto con un doppio 63 sul n. 50 Jordan Thompson e poi con un doppio 63 sul n. 24 Tomas Machac. Prima di questo torneo, il bilancio nel circuito maggiore era di 5-9. Ora, invece, è di 8-9, con un filotto di tre vittorie ATP che mancavano proprio da quello storico Australian Open del 2024.

Che sia arrivato il momento di “fine corsa”, di fronte a Sinner, è molto probabile. Ma nonostante questo, tornare a sfidare un Top 10 (10-59 il bilancio in carriera) è un premio allo sforzo e una dimostrazione che – nelle giuste condizioni, fisiche e di gioco – il tennista classe 1988 può dire ancora la sua. Nel frattempo, il Live ranking lo vede al n. 71, con la consapevolezza che la parte finale di stagione, tutta sul cemento, resta a lui favorevole. Prima però, c'è appunto Sinner, e col suo talento, l’estrema sensibilità della sua mano sinistra, è scontato pensare che riesca a strappare tanti sorrisi al pubblico anche in caso di sconfitta.

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