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Shapovalov: "Tornato? Non me ne ero mai andato…"

Il canadese a Dallas ha centrato il suo terzo titolo in carriera battendo le prime tre teste di serie del tabellone. Storia di una risalita cui nessuno sembrava più credere

di | 10 febbraio 2025

Denis Shapovalov col trofeo vinto a Dallas (Getty)

Denis Shapovalov col trofeo vinto a Dallas (Getty)

Da Wimbledon a Belgrado, destinazione Dallas. Un viaggio lungo quasi due anni. Tanti ne sono serviti a Denis Shapovalov per vincere il titolo più importante della sua carriera dopo il grande spavento per un recupero che sembrava non compiersi mai. Colpa di un ginocchio ballerino, infortunatosi sul verde inglese nell'estate 2023 e inceppatosi durante i tempi di guarigione. Cala il muscolo e con lui la forma e il ranking. E così da ex n.10 del mondo, ecco il canadese scivolare progressivamente sempre più in basso in classifica: 110, 127, 139.

A picchiata terminata, dopo aver collezionato per mesi sconfitte in serie ai primi turni, Shapovalov si ritrovò di nuovo a Wimbledon, eliminato al terzo turno ma fiducioso ormai di poter dare il via alla sua risalita. In molti pensarono a un irragionevole ottimismo, lui invece in quell'eliminazione intuì la muta felicità di chi sa di essersi finalmente lasciato alle spalle il peggio. Questione di sensazioni.

A Washington, poche settimane dopo, Shapo centrò infatti il suo primo quarto di finale dopo più di un anno, e a settembre, nella fase a gironi di Coppa Davis, ecco tre vittorie consecutive con cui aggiungere altra legna al fuoco delle sue ambizioni. Soddisfatte quelle che riguardavano il suo ritorno in campo, si trattava di capire se fosse possibile coltivarne delle altre, legate a un secondo titolo in carriera inseguito ormai da quattro anni. A novembre si iscrisse così all'Atp250 di Belgrado, lo fece da n.78 del mondo consapevole di un percorso che per lui sarebbe partito dalle qualificazioni. Approdato in main draw, Shapovalov collezionò cinque vittorie consecutive perdendo solo un set e battendo in finale la wild card Hamad Madjedovic.

A Dallas, ed è storia recente, il canadese è riuscito a fare ancora meglio. Niente più purgatorio, nessuna qualificazione da cui uscire indenne, ma un più rassicurante ranking da n.54 del mondo. Le insidie erano però nascoste nel tabellone che gli si parava di fronte. Al secondo turno infatti si ritrovò di fronte la testa di serie numero uno, Taylor Fritz, dismessa in tre set dopo aver racimolato nel primo parziale appena due game. Smaltito con un 6-0 finale il ceco Tomas Machac, in semifinale il canadese è riuscito a liquidare in due set il n.3 del seeding Tommy Paul per concludere la sua corsa in finale dopo aver battuto la testa di serie n.2 nonché terzo top10 consecutivo del torneo, il norvegese Casper Ruud.

"La vittoria contro Taylor mi ha dato molta fiducia, specialmente per come sono riuscito a giocare nel secondo e nel terzo set - ha ammesso il canadese stringendo il suo trofeo - Mi ha fatto credere di poter davvero battere ancora questi giocatori". Grazie all'exploit, il suo ranking oggi è tornato a sorridere attestandolo in trentaduesima posizione, e il nome di Shapovalov oggi compare la fianco di quelli di Grigor Dimitrov (2017 Brisbane), Juan Martin Del Potro (2018 Acapulco) e Nick Kyrgios (2019 Acapulco), unici giocatori ad esser riusciti a battere tre top10 in un torneo Atp250 o Atp500 dal 2009.

"E' un titolo che significa moltissimo - ha poi sottolineato ancora Shapo - Negli ultimi tempi c'era stata molta gente che aveva provato a farmi desistere e sono contento di aver dimostrato loro che si sbagliavano. Devo ringraziare il mio team per il grande lavoro fatto insieme, nulla di tutto questo sarebbe stato possibile senza di loro. Ci si chiedeva se fossi riuscito a tornare a giocare di nuovo dopo il mio infortunio al ginocchio, ci sono riuscito, gioco ormai senza dolore da un po' ed aver vinto due titoli negli ultimi due mesi è davvero un grande risultato". Chiuso lo swing indoor, condizione in cui il canadese ha vinto tutti e tre i suoi titoli ottenuti in carriera, c'è tutta una primavera cui guardare ora per provare a coglierne di nuovi. Il tempo del raccolto, per lui, si direbbe sia appena cominciato. 


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