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Il futuro si è fermato per Rune

Sconfitto dal n.160 del mondo Uchiyama, il danese tra risultati deludenti e continui cambi di coach sembra aver smarrito smalto e sfrontatezza. E con loro la strada verso un futuro che rischia ora di compromettersi

di | 21 settembre 2024

Holger Rune (Getty)

Holger Rune (Getty)

Già inediti per via di una schedule che ne colloca avvio e fine a metà settimana, i tornei di questo swing asiatico continuano a regalare sorprese. L'ultima, e più fragorosa, è arrivata da Hangzhou dove la testa di serie n.1 del tabellone, Holger Rune, è stata eliminata al secondo turno dal qualificato nipponico nonché n.160 del ranking Uchiyama col punteggio di 75 64. Ad aumentarne il clamore, più del pedigree che ne accompagnava l'esordio in main draw, è che l'eliminazione ancora una volta veda il danese come protagonista. E' la terza sconfitta consecutiva per lui, dopo Cincinnati e gli US Open, la ventiseiesima di una stagione che da febbraio in poi lo ha visto progressivamente perdere posizioni nel ranking - ad ora occupa il n.14 - pregiudicandone ormai quasi definitivamente la partecipazione alle Nitto ATP Finals di Torino.

E pensare che fino a meno di un anno fa il nome di Rune era ancora accostato a quelli di Carlos Alcaraz e Jannik Sinner. I next Big3, si diceva. Giovani, vincenti, con caratteri così diversi e destinati a contendersi trofei e record per la prossima decade così come accadde con i loro illustri predecessori. Quest'anno sono stati solo l'italiano e il murciano a contendersi e dividersi i quattro Slam in calendario, con Sinner ormai saldamente in vetta al ranking e Alcaraz ad inseguire seppur infastidito di tanto in tanto da qualche acciacco fisico e calo di tenuta mentale. La scia che Rune sembrava poter mantenere si è invece dissolta.

Nessun dubbio sul potenziale a sua disposizione. Anche le intemperanze caratteriali, complici i successi, avevano finito con l'essere accettate dalla critica come ingrediente necessario alla riscrittura di un "drama" che prossimo al tramonto della sua età dell'oro andava in cerca di nuovi protagonisti e nuove storie da offrire ai suoi fan. Più che la destinazione che il ragazzo andava ponendosi come meta del suo viaggio - Slam in bacheca e leadership nel ranking - quel che Rune pare aver perso in questi mesi è stata piuttosto la rotta per arrivarci. Né sembra più in grado di trovare qualcuno che sappia indicargliela.

Allievo di Patrick Mouratoglou e da lui separatosi la scorsa stagione, il ventunenne si presentò alle Finals della scorsa stagione sotto la guida di Boris Becker per poi accantonare anche questa partnership e sbarcare in Australia accompagnato da Severin Luthi. Poche settimane, ed ecco Mouratoglou far ritorno nel suo staff, non prima di aver tentato una nuova riconciliazione con il connazionale Kenneth Carlsen, rimasto a casa per questo finale di stagione in cui Rune ha deciso di affidarsi a Benjamin Ebrahimzadeh, già coach in passato di colleghi del calibro di Dominic Thiem, Stan Wawrinka e Angelique Kerber. 

"Mi sono allenato con lui a Monaco e sono state delle buone settimane di allenamento - ha informato recentemente Rune dai suoi profili social media - adesso non vedo l'ora di testare a fondo ciò su cui abbiamo lavorato. Sono ottimista e penso di poter finire bene questa stagione, e spero che un ultimo sprint possa bastare per qualificarmi al gran finale di stagione di Torino". Ci ha pensato Uchiyama a cancellare anche quel po' di ottimismo rigettando così Holger nell'incertezza che ha caratterizzato questi suoi ultimi mesi. Pochi i tornei ancora a sua disposizione, molti però gli anni ancora davanti a sé. Per trovare infine una strada da percorrere e far sì che quell'incertezza non si cristallizzi in una irreversibile incompiutezza.


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