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Atp Indian Wells, Zverev: "Sfortunato in sud America, ma ora sto bene e voglio vincere"

Il tedesco numero due del mondo ha vissuto un febbraio complicato tra intossicazioni alimentari e risultati deludenti: "Avrei fatto meglio a giocare per un altro po' sul veloce". E sul restyling di Indian Wells: "Campi nuovi? Non mi sono accorto di nulla"

06 marzo 2025

Alexander Zverev (Getty)

Alexander Zverev (Getty)

Se la rincorsa al numero uno del ranking dovesse risolversi per una questione di dettagli, Alexander Zverev rischierebbe di vedersela sfuggire proprio sotto ai suoi occhi. "Come ti sei trovato con i nuovi campi?", chiedono al tedesco appena arrivato in conferenza stampa. "Nuovi campi?", ribatte lui stupito. "Sì - insiste l'interlocutore - Nuovi campi, nuova superficie…". "Nuova superficie? Per me è tutto uguale - insiste il n.2 del mondo - sono qui da quattro giorni, non ne sapevo nulla e non mi sono accorto di niente". 

Quello atterrato in California è un Alexander Zverev appesantito da qualche incertezza in più, eredità di uno swing sud americano dal quale sperava di ottenere punti preziosi per tentare l'impresa di agganciare al vertice del ranking Jannik Sinner e sintonizzarsi quanto prima con il suo gioco sulla terra battuta, superficie storicamente a lui congeniale su cui quest'anno proverà ancora una volta a centrare il grande exploit del suo primo Slam in carriera. "E' stato invece uno swing molto complicato, e due delle tre settimane trascorse lì sono stato male - ha raccontato Sascha al suo arrivo in conferenza stampa - A Buenos Aires sono stato sfortunato a prendermi un'intossicazione alimentare; a Rio de Janeiro mi sentivo in grado di poter vincere ma c'erano condizioni estreme, con molto caldo e tanta umidità. E in più non ho giocato un granché bene. Forse non era la cosa giusta da fare, e dopo la finale degli Australian Open avrei dovuto forse continuare a giocare sul veloce per un altro po'. Ma volevo andare sulla terra battuta, volevo giocare quello swing di cui mi avevano detto un gran bene e volevo ritrovare il mio gioco sul rosso il prima possibile perché se è vero che storicamente so giocare bene sulla terra battuta è altrettanto vero che le prime due o tre settimane non riesco a farlo al meglio, anzi. Volevo togliermi questo dubbio e provare a trovare il ritmo così da prepararmi al meglio per il Roland Garros". 

Fatti i conti con le scelte del passato, è tempo adesso di calarsi di nuovo in campo e affrontare una nuova transizione. Un'incognita, quest'ultima, che va ad aggiungersi a quelle legate alla sua condizione fisica provata dalla trasferta in sud America: "Ora sto bene - ha subito rassicurato l'ultimo campione degli Internazionali d'Italia - Ci è voluto un po' ma sto bene. Per quel che riguarda la transizione non è un problema, non è mai stato difficile per me. Ad Acapulco dopo il primo match sentivo di poter arrivare fino in fondo ma sono stato sfortunato ad intossicarmi proprio quella sera, e come me tanti altri giocatori. Ma in generale credo che il mio sia stato un buon avvio di stagione, ho giocato un'altra finale Slam in Australia e adesso voglio solo ritrovare il mio ritmo e tornare a vincere qualche match"

Preso nota delle sue condizioni e rivelati quelli che sono i suoi prossimi obiettivi, a Zverev viene infine chiesto un parere sul nuovo astro nascente del circuito Atp, il brasiliano Joao Fonseca: "I 18 anni sono il tempo migliore perché tutto sembra così facile - ha sospirato il tedesco - Vedi solo la pallina, il tuo avversario di là dalla rete e non pensi a nient'altro. Lui è giovane, molto giovane, e ha tanto talento. Diventerà un gran giocatore, un top10 e forse anche di più. Ha un bel servizio, tira forte su ambo i lati ma credo debba lavorare ancora molto sui suoi movimenti. Ma quando si ha quell'età si gioca senza pensieri godendosi la prima stagione tra i professionisti, e non c'è alcuna pressione. Staremo a vedere". E lo dice sospirando ancora una volta, come sospira chi darebbe tutto per riviverla quella stagione, quando pressione e obiettivi erano ben più leggeri di quelli che si trova ora di fronte a sé il tedesco. A un gradino dalla vetta del ranking, per ben due volte a un solo match dal suo primo titolo Slam. Un felicità che sente alla sua portata, vicina. Ma non abbastanza da poterla ancora acciuffare.


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