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Verso Torino: 1975, la favola di Ashe e il quarto Masters di Nastase

Connors perde le tre finali Slam vinte l'anno precedente. A Wimbledon il nuovo re è Ashe, a Parigi invece c'è il bis di Borg e nel Masters di fine anno Nastase si conferma campione per la quarta volta.

di | 07 ottobre 2023

E' ancora una stagione ricca di colpi di scena, di sorprese e di conferme. Come nell'anno precedente, tutto sembra ruotare intorno a Jimmy Connors, ormai vedette internazionale di prima grandezza. Il suo volto, e quello della fidanzata Chris Evert sono sulle copertine di tutte le riviste del mondo (anche lei è la numero 1 del ranking), specializzate e non. Ma Jimbo, avviato al tennis dalla passione sfrenata, quasi ossessiva, di mamma Gloria e nonna Bertha, inizia l'anno con il piede sbagliato. A Melbourne Newcombe trova uno degli ultimi guizzi della carriera e a 30 anni conquista il secondo Open d'Australia (settimo e ultimo Slam della carriera) travolgendo in quattro set un Connors troppo attendista e, stranamente, poco incline alla lotta.
Esponente di un tennis ortodosso e aggressivo, Newcombe ha un gran servizio, un dritto molto esplosivo e una delle migliori volée di dritto della storia. In più, per sorprendere l'avversario, è solito scendere a rete anche sulla seconda di servizio, una palla sempre molto lavorata, precisa e profonda.
Quello ammirato a Kooyong (lo stadio che ospita il torneo australiano) è un Newcombe in versione extra-lusso. A sorreggere l'australiano ci pensa il servizio, ma anche la risposta di rovescio in back che destabilizza un Connors a corto di fiducia e con scarsa forza d'animo. Jimbo non si scuote neppure quando, sotto 5-3 al quarto, annulla un match point e trascina il rivale al tie-break. Il numero 1 del mondo ha un secondo slancio, recupera da 1-4 e arriva a giocarsi due palle per trascinare la sfida al quinto. Sulla prima non riesce a contrastare la volée di Newcombe, sulla seconda (con il servizio) viene freddato dalla risposta dell'australiano. Due gratuiti di Jimbo sono gli ultimi due punti del match.
Questa volta il sogno di Jimbo di completare il Grande Slam svanisce da subito, e non certo per colpa della federazione francese.
Ma quello che accade in luglio è incredibile. Nessuno regge il ritmo di Connors che approda in finale a Wimbledon senza perdere set; dall'altra parte del tabellone si fa largo il 32enne Arthur Ashe che deve stringere i denti in semifinale per domare Tony Roche. Il giorno della finale la quota che gli scommettitori danno ad Ashe è dieci volte più alta di quella di Jimbo: per tutti è una partita dall'esito scontato. Connors però viene punto a freddo dall'agilità di Ashe che danza sul campo intercettando ogni palla: Jimbo va sotto due set, ne rimonta uno in scioltezza, poi guadagna un break, ma si fa riacciuffare e battere 6-4 al quarto. Venti sono le palle break che Connors concede ad Ashe, troppe per pensare di rimanere il re di Wimbledon. E' incredibile, a pochi mesi dalla vittoria del Sud Africa razzista in Coppa Davis, Arthur Ashe sbanca il Centre Court guadagnandosi l'immortalità.

Le sorprese non finiscono, anzi. Forest Hills, sede dell'Open degli Stati Uniti, sostituisce i campi in erba con quelli in terra, ma non quella rossa europea, bensì un composto sintetico grigio-verde chiamato "har-tru". Jimbo si trova benissimo con questa superficie e in semifinale spazzola via con un triplice 7-5 Bjorn Borg che intanto rivince per il secondo anno consecutivo il Roland Garros (battuto in finale il sosia Vilas). Poi si dimostra all'altezza anche sul veloce indoor, superficie sulla quale ingaggia una triplice battaglia contro Ashe: il biondino svedese supera lo statunitense nelle finali di due tornei Wct, Richmond e Bologna, ma ci perde nella sfida più importante, la finale a Dallas.
La seconda semifinale di quel primordiale Super Saturday newyorkese, vede in campo due mancini, lo spagnolo Manuel Orantes e l'argentino Guillermo Vilas che perde da favorito mancando cinque match point. Gli oltre 15 mila spettatori di Forest Hills sono tutti per lo spagnolo che compie, tra semifinale e finale, un'impresa leggendaria che riporta alla memoria quanto fatto da Henri Cochet nel 1927, quando vince Wimbledon recuperando da sotto 1-5 nel terzo set contro il grande Bill Tilden e poi addirittura salvando 6 match point in finale al connazionale Jean Borotra.
I tennisti italiani non brillano come dovrebbero; nella prima parte della stagione l'unico a sorridere è Paolo Bertolucci che conquista il torneo di Firenze sul francese Georges Goven. Panatta invece è deludente e conclude il circuito Wct al 48° posto: i quarti a Richmond, Bologna, Londra e Monte Carlo sono al di sotto delle sue possibilità. Dopo la sconfitta con Orantes al Foro Italico, esce dai primi 50 del mondo, ma a Parigi si sveglia e inizia una cavalcata impressionante che in sei mesi lo porta a qualificarsi per il Masters di Stoccolma e a sfiorare i top 10 Atp.

Nella capitale scandinava, nello stesso campo che poche settimane prima lo vede trionfare in finale su Connors, Panatta non fa una bella figura. Viene battuto in due set da Orantes e da Ashe, e in tre da Nastase che nel match inaugurale perde per squalifica la sfida con Ashe. E' lo stesso Ashe, evitando un "biscotto" poco sportivo, a tenere in vita Nasty. Il rumeno, dopo la sceneggiata inaugurale, si mette a giocare un tennis di grande qualità: batte Orantes e Panatta, lascia sette game a Vilas in semifinale in un match tre set su cinque e poi addirittura solo cinque in finale all'incredulo Borg.
La capitale svedese continua a essere la capitale del mondo. Per la terza volta in stagione, il grande tennis torna alla Kungliga Tennishallen di Stoccolma, questa volta per la finale di coppa Davis. Borg, da solo, trascina la sua patria a uno storico successo vincendo i dodici singolari disputati, compreso il decisivo contro Jan Kodes in apertura di terza giornata che permette ai padroni di casa di superare la Cecoslovacchia per 3-2.
Nel ranking Atp di fine anno la differenza tra il numero 1 del mondo Connors e il numero 2 Vilas, è impercettibile: ci sono soltanto 20 centesimi di punto di media (42,72 contro 42,52) a separare lo statunitense dall'argentino. In realtà, Vilas è realmente numero 1 del mondo per cinque volte dal 22 settembre in poi e per altre due volte a inizio 1976. Ma contrariamente a quanto riconosciuto dalla Wta per il riconteggio dei punti di Evonne Goolagong a discapito di Chris Evert, l'Atp non gli dà soddisfazione.


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