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La top-100 di Bellucci: “Per Mattia dev’essere un punto di partenza”

Dopo una lunga rincorsa, il lombardo ha conquistato un posto fra i primi 100 giocatori del mondo. Un traguardo di spessore, ma nel suo tennis c’è tutto per fare meglio e il team che lo segue non ha dubbi: “L’asticella – dicono – è fissata molto in alto”. Fino al Roland Garros dovrà difendere solo 56 punti: può salire tantissimo

20 novembre 2024

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Per un periodo è sembrata una maledizione, perché Mattia Bellucci ha passato oltre due mesi fra le posizioni numero 101 e 105 della classifica, ottenendo buoni risultati ma trovando sempre qualcuno in grado di fare qualcosina meglio di lui per impedirgli di tagliare il traguardo tanto ambito (e meritato). Ma ora, per il varesino classe 2001, la rincorsa alla top-100 è finita: l’ha finalmente agguantata questa settimana, come cinquantesimo italiano dell’era Open a entrare fra i grandi della racchetta.

Manca ancora il ranking a due cifre, perché Mattia è esattamente numero 100 come riuscito prima di lui a Vincenzo Santopadre e Luca Vanni, ma se per i due che l’hanno preceduto la top-100 era – anche per questioni anagrafiche –  il coronamento del percorso, per Mattia profuma tanto di punto di partenza, verso un futuro che non serve essere veggenti per interpretare come molto molto interessante. Lo sa bene chi gli sta attorno, coach Fabio Chiappini per primo, perché è stato lui l’uomo a prendere un ragazzo in crisi di identità e risultati, rivoltarlo come un calzino e tirare fuori un signor giocatore, dalle potenzialità ancora enormi. Ma anche tutta la squadra dell’MXP Tennis Team, progetto del quale proprio Bellucci è da tempo l’atleta di punta.

Mattia – dice Marco Brigo, direttore sportivo della realtà che lavora sui campi del Quanta Club di Milano – sta vivendo il miglior momento della sua carriera e il suo percorso ci rende orgogliosi. Tuttavia, crediamo che quanto fatto sia un punto di partenza, verso risultati ancora più importanti. Per lui l’asticella è fissata molto in alto”. Non hanno nemmeno bisogno di nascondersi, perché i risultati parlano da soli, con tre qualificazioni Slam in un anno (roba per pochissimi), i primi quarti ATP e quella tendenza a giocare bene soprattutto nei tornei più importanti. Un aspetto chiave per chi punta molto in alto.

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Per Bellucci, l’obiettivo per il finale di stagione è conquistare l’ammissione diretta nel main draw del prossimo Australian Open. Ce l’ha praticamente fatta, ma può ancora migliorarsi con un ultimo Challenger in Giappone, la prossima settimana sul cemento di Yokkaichi. Poi scatterà la preparazione verso una stagione 2025 che potrebbe diventare determinante per il suo futuro.

Lo dicono tanti fattori, tecnici e non solo. Perché insieme a un tennis mancino così brillante e diverso dalla massa da non passare mai inosservato, c’è anche una personalità forte, quella che gli permette di usare senza remore soluzioni non da tutti, vedi quando nel 2022 in finale al Challenger di Saint-Tropez si inventò (con successo) una marea di soluzioni slice col diritto, per spezzare a Matteo Arnaldi un ritmo altrimenti duro da sostenere. Un mix fra qualità e imprevedibilità che ha già garantito a Bellucci la possibilità di far partita con vari giocatori di alto livello, e gli permetterà di metterne in difficoltà (e batterne) tanti altri.

E poi c’è la predilezione per le superfici veloci, punto di partenza niente male per approcciarsi a tempo pieno – come farà nel 2025 – a un circuito maggiore ATP nel quale i tornei sulla terra battuta sono ormai ridotti a circa il 30% del totale. Vuol dire che per chi preferisce la terra diventa sempre più difficile, mentre chi come Mattia ama giocare lontano dal rosso ha sicuramente più occasioni.

Infine, anche la classifica fa sembrare tutto apparecchiato verso grandi passi avanti: basti pensare che fino al Roland Garros il lombardo avrà da difendere soli 56 punti, una miseria per chi viaggia al suo livello. In soldoni, giocherà cinque mesi con la certezza di potersi sempre migliorare, portandosi in posizioni di classifica che apriranno scenari ancora più importanti, con tutto ciò che ne consegue. Anche perché la struttura del Tour maggiore rende (giustamente) difficilissimo arrivare a certi livelli ma un po’ meno mantenere lo status. Presto sarà il momento di provare ad approfittarne.

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