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Jack e Ben, quando (giocare con) la sinistra può fare la differenza…

I due “principi mancini” li ha definiti Vogue: stiamo parlando del britannico Draper e dello statunitense Shelton. La presenza di chi gioca con la sinistra in top 100 - nel ranking “end year” del 2024 erano 12 - rispecchia più o meno la media tra chi in genere utilizza la mano sinistra e chi quella destra. Ma nel tennis significa qualche cosa di più

di | 01 marzo 2025

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Jack Draper e Ben Shelton su "Vogue"

L’essere mancini non è sicuramente la sola ragione per la quale Rod Laver, l’unico capace di completare per ben due volte il Grand Slam (1962 e 1969), e Rafa Nadal, 24 titoli Major in singolare, hanno vinto tanto. Però ha aiutato. La presenza di chi gioca con la sinistra in top 100 - nel ranking “end year” del 2024 erano 12 (nessuno in top ten però) - rispecchia più o meno la media tra chi in genere utilizza la mano sinistra e chi quella destra. Ma nel tennis significa qualche cosa di più.

Essere un tennista mancino non è solo una questione di predisposizione naturale (lo spagnolo, destrorso - o più probabilmente ambidestro - per esempio è stato forzato a giocare a tennis con la sinistra), ma rappresenta un elemento peculiare capace di influenzare il gioco. Una delle principali caratteristiche di chi gioca con la sinistra è la capacità di sorprendere l’avversario: giocare colpi che per i destrimani sono atipici - come il servizio esterno ad uscire o il cross di rovescio - può creare più di qualche problema a chi non è abituato.

L’ultimo numero di Vogue ha incoronato “principi” Jack Draper e Ben Shelton, i due giovani mancini cresciuti a un oceano di distanza l’uno dall’altro sono entrambi in rampa di lancio verso le zone altissime del ranking.

Jack Draper con il primo trofeo della carriera conquistato a Stoccarda 2024

Jack Draper con il primo trofeo della carriera conquistato a Stoccarda 2024

Con Andy Murray che si gode ufficialmente il ritiro e si reinventa coach di Novak Djokovic, è Draper la prossima grande speranza per il tennis britannico, visto anche il declino di Cameron Norrie (pure lui mancino), uscito dalla top 20 nel 2024.

Il primo titolo del 23enne di Sutton è arrivato sull’erba di Stoccarda, in Germania, a giugno dello scorso anno (battendo in finale Matteo Berrrettini), e questo ha aumentato di parecchio la sua autostima: “Prima di Stoccarda stavo bussando alla porta del grande tennis, ma poi andare lì e vincere mi ha dato molta fiducia - racconta sulle pagine della rivista -. Questo è uno sport difficile, perché puoi avere una grande carriera e non avere molto da mostrare. Non hai un trofeo o non hai un buon risultato in uno Slam. È una bella sensazione avere qualcosa con il mio nome”.

Purtroppo per il britannico, gli infortuni hanno rappresentato una sfida continua da quando il tennis è diventato una professione: per un problema all’anca è arrivato non in condizioni ottimali all’Australian Open, dove si è ritirato negli ottavi contro Alcaraz. Si è fermato per un altro mese e poi è arrivata la finale a Doha (stoppato sul più bello da Rublev) con il “best ranking, n.12, a due passi dall’élite mondiale. Un ingresso rimandato almeno fino a dopo Indian Wells visto che questa settimana a Dubai è arrivato un altro forfait per un problema agli addominali.

Ben Shelton con il suo primo trofeo ATP conquistato a Tokyo 2023 (foto Getty Images)

Ben Shelton con il suo primo trofeo ATP conquistato a Tokyo 2023 (foto Getty Images)

Per l’altro “principe” finito sulle pagine di Vogue, Ben Shelton, non sono stati gli infortuni il più grande ostacolo sul suo cammino. “Il tennis era una cosa che apparteneva già a mio padre (Brian, arrivato fino al n.55 ATP e vincitore di due titoli; ndr) e a mia sorella Emma - racconta il 22enne di Atlanta, Georgia, n.14 ATP (con un “best” di n.13 ad agosto 2024) -. Per me, che sono cresciuto nelle scuole pubbliche americane, il tennis non era molto cool. Il calcio è bello, il basket è bello, persino il baseball è bello”.

Alla fine anche Ben ha scelto il tennis, diventando professionista a 19 anni nel 2022, e l’anno successivo eccolo già nei quarti all’Australian Open. Ben parla anche delle sfide contro Sinner e Alcaraz e dei paragoni con i loro risultati: “Questi ragazzi che sono ai vertici del gioco in questo momento già a cinque o sei anni erano dei prodigi con la racchetta in mano, e si allenavano ogni giorno. Io ho iniziato a giocare a dieci anni, non avrei dovuto essere un grande giocatore. E quindi arrivare tra i primi 20 al mondo in così breve tempo. È qualcosa che non davo per scontato”.

Sia Jack che Ben vantano già due trofei in bacheca: il britannico il “250” di Stoccarda ed il “500” di Vienna sempre nel 2024, lo statunitense il “500” di Tokyo nel 2023 ed il “250” di Houston nel 2024. Entrambi i “principi” giocheranno il BNP Paribas Open di Indian Wells, in California, primo combined ATP/WTA 1000, nonché primo ATP Masters 1000 dell'anno. Chissà che non arrivi per uno di loro il primo titolo da “1000”.


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