Il Profilo
Il suo rendimento nel 2016 aveva messo tutti d’accordo, specialmente dopo la finale a Wimbledon: il primo giocatore nato negli Anni ’90 a vincere un torneo del Grande Slam sarà Milos Raonic. Una previsione che il tempo ha ormai fatto dimenticare, complici specialmente i troppi infortuni che hanno frenato a ripetizione la carriera del gigante canadese nativo di Podgorica (Montenegro), tanto pericoloso quanto fragile. Ha fatto tanto, perché è stato numero 3 al mondo e ha vinto 8 titoli ATP, ma poteva fare di più.
Con uno dei servizi più veloci del Tour, accoppiato a un diritto potentissimo, Raonic ha dimostrato di poter battere tutti i migliori, specialmente nel periodo in cui – con l’aiuto del terzetto Piatti, Ljubicic, McEnroe – aveva migliorato tantissimo il gioco a rete, offrendo un tennis molto più offensivo che in passato. I problemi fisici non gli hanno permesso di sfruttare un treno che pareva quello ideale per affermarsi, e da lì in poi la sua carriera è stata un calvario, fra buoni risultati e infortuni, tanti stop e altrettante ripartenze.
Una serie di sfortune che nel frattempo ha fatto passare gli anni, portandolo alla soglia dei 30 con un solo ATP 500 nel palmarés, e il sospetto che il suo nome verrà presto dimenticato per colpa di Denis Shapovalov e Felix Auger-Aliassime, i due connazionali che promettono di fare grandi cose nelle prossime stagioni. Ma Milos, per ora, resta lì. Probabilmente non lo rivedremo più nella top-3, perché servirebbe una continuità che il suo fisico non gli permette. Ma qualche (grosso) exploit può ancora coglierlo.