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Cultura e costume

Wimbledon, Murray un gigante tradito da un errore dell'arbitro

L'appuntamento di oggi della nostra rubrica "Vincenti e gratuiti" si concentra su Andy Murray. Dalla sconfitta contro Tsitsipas alla decisione di devolvere i montepremi vinti per aiutare l'Ucraina

di | 08 luglio 2023

Andy Murray in conferenza stampa a Wimbledon (Getty Images)

Andy Murray in conferenza stampa a Wimbledon (Getty Images)

Immaginate voi se a Roma, durante gli Internazionali BNL d’Italia, un evidente errore arbitrale avesse facilitato la sconfitta di  Berrettini o Sinner o Musetti contro il numero 5 del mondo… sarebbe venuto giù il mondo. Venerdì Wimbledon ha messo una trappola nel cammino fino a quel momento straordinario del suo figlio prediletto, Andy Murray. Quella tra l’unico re che la Grande Albione possa vantare ai Championships nell’era moderna - sir Andrew Barron Murray - e il dio greco Stefanos Tsitsipas era la partita clou della prima settimana dello Slam.

Centre court pieno come fosse una finale, la “queue” oceanica fin dalla sera prima, occupato anche l’ultimo centimetro d’erba della Hill, BBC collegata con l’AELTC in tutti i pub di Wimbledon e del Regno: la Gran Bretagna ha sognato per due giorni che il 36 enne Andy, con protesi ad entrambe le anche ma una voglia di giocare che non si esaurisce mai - neppure sabato come vedremo - riuscisse nel colpaccio di far fuori al secondo turno del torneo il numero 5 del mondo di dieci anni più giovane e con le sue anche originali.

MURRAY PENALIZZATO DA UN ERRORE DELL'ARBITRO

La partita ha due tempi: giovedì sera viene interrotta alle 23 con lo scozzese avanti di due set a uno (67-76-64) perché le regole di SW19 - il “comune” di Wimbledon” - vietano rumori molesti dopo quell’orario.  Sembra un sogno, non lo è: Murray alla fine domina gli scambi grazie alle variazioni, angoli ed inaspettate discese a rete.

Il secondo tempo è in calendario venerdì, terzo match, più o meno le 17. Diciamo l’orario perfetto per le tv e gli inglesi. Il quarto set inizia con un Murray dominante, il greco fa i punti con il servizio ma negli scambi sbaglia. E anche presto. 

Attenzione adesso: siamo sul 4 pari,  servizio Tsitsipas, 15-30. Il greco serve un kick a uscire, Murray risponde con un rovescio stretto imprendibile. Il giudice di linea chiama “out”, Murray va a vedere e sta per chiedere il falco elettronico, il giudice di sedia - proprio sopra il punto del rimbalzo  - suggerisce a Murray di lasciar perdere, la palla è fuori.

Peccato che nel replay si veda chiaramente come la palla sia atterrata sopra la riga. Cosa sarebbe successo se quel game fosse andato sul 15-40, a un passo dal break che poi avrebbe  consentito a Murray di andare a servire sul 5-4 per chiudere il match? “Non lo sapremo mai - dirà poi in conferenza stampa uno sconsolato Murray - io non ho chiamato il falco perché il giudice di sedia lì sopra era così sicuro, sono andato avanti per non distrarmi…”. Avanti fino ad un tiebreak perso 7-5 e il quinto set chiuso sul 6-4.

Inutile recriminare sui se e sui ma. È andata così. Ma ci potrà essere un’altra occasione perché il Baronetto vuole continuare a giocare e non ci pensa proprio a ritirarsi.

Quella di Murray è una vita intera di “vincenti”, agonistici, sportivi e anche sociali. Simpatico, ironico, un profilo assolutamente basso pur potendo fare qualunque cosa, una moglie deliziosa e quattro figli. La mamma soprattutto, Judy, coach, allenatrice e tante altre cose tra cui autrice di un bel libro “Knowing the score” che prima o poi qualcuno si deciderà a tradurre e pubblicare in Italia.

Quelli che si conoscono meno sono i “vincenti” fuori dal campo. Ne raccontiamo gli ultimi due, che altrimenti non basterebbe un libro. Andy Murray ha deciso che tutti i guadagni dell’anno, comprese le 85 mila sterline di Wimbledon, saranno devolute all’Unicef per supportare i bambini ucraini a rischio per la guerra. “Sono 7,5 milioni e tutti noi ci dobbiamo occupare di loro” spiegò Murray a marzo quando parlò di una scelta in realtà fatta anche l’anno prima ma senza pubblicizzarla. Eppure Murray è stato uno che mai avrebbe voluto, ad esempio, la squalifica dei giocatori russi e bielorussi dal tabellone dei Championships (come successo nel 2022).

L'INVITO A NAZANIN ZAGHARI-RATCLIFFE A WIMBLEDON

Un altro “vincente” da circoletto rosso lo ha tirato pochi giorni fa all’AELTC. Era la sua prima partita di tabellone (martedì 4 luglio contro il britannico Peniston), Centre court gremito e impreziosito dalla presenza dei reali William e Kate e di sua maestà Roger Federer. Anche nel box di Andy, oltre al team tecnico, a mamma Judy, papà William, la moglie Kim, c’era una presenza eccellente. Una donna misteriosa. A cui nessuno, nonostante binocoli e Google riusciva a dare un nome. A capirne la storia. E, quindi, la presenza in quel box.

C’è voluto un set  per capire chi fosse. Si chiama Nazanin Zaghari-Ratcliffe, è una dipendente della Bbc con doppio passaporto iraniano e inglese. È stata imprigionata nelle carceri iraniane per sei anni con l’accusa di spionaggio. Era l’anno 2016. Nazanin non potette parlare né con un avvocato né con il marito o la figlia per sei lunghissimi mesi. Unico contatto con la vita reale, per non impazzire, una piccola tv e due soli canali. Su uno venivano trasmesse soap opere persiane. Sull’altro, gli incontri di Wimbledon. Nazanin è stata liberata nove mesi fa.

«Guardando i match - ha raccontato al network inglese Radio 4 - sentivo come una connessione, mi sentivo d’improvviso di nuovo a casa». Nel luglio 2016 Murray vinse i Championships. E Nazanin ha trovato molte energie in quella vittoria per la sua sopravvivenza. Così Andy, al primo Wimbledon disponibile, ha invitato Nazanin nel suo box. Sei anni fa. Oggi. Senza dimenticare il passato. Guardando al futuro. Piccoli miracoli del tennis. Un grande vincente per Murray.

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