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Personaggi e interviste

Carola e Vittoria, le ragazze di Finale Ligure

Dalla terrazza al pranzo con Roger… A tu per tu con Carola e Vittoria. Una lezione di vita e non solo di tennis

di | 03 agosto 2021

Carola e Vittoria, le ragazze di Finale Ligure (foto di Adelchi Fioriti)

Carola e Vittoria, le ragazze di Finale Ligure (foto di Adelchi Fioriti)

Due giovanissime resilienti che hanno imparato a convivere con la pandemia si fanno intervistare via Skype e sanno far “vivere” la telecamera con sguardi, movimenti, espressioni ancora più vere che se fossero in presenza. Sono puntuali, alle 10 del mattino di una domenica d’estate, una accanto all’altra, come quando le abbiamo viste la prima volta su quel tetto. Vittoria, che oggi ha 14 anni, nel video che ha fatto il giro del mondo con 9 milioni di visualizzazioni è quella che dà le spalle. Carola oggi ha 12 anni e, nel video, è sulla terrazza di fronte. Entrambe scansano comignoli come se nulla fosse e giocano dritti e rovesci con parabole dolci a 15 metri di altezza e scavalcando un abisso di 8,5 metri che divide i loro palazzi.

Carola & Vittoria: da quel 16 aprile 2020, nel cuore del primo durissimo lockdown, il video del loro palleggio impossibile sui tetti di Finale Ligure ha fatto il giro del mondo, i like di Federer, Djokovic e Nadal, tra i più cliccati sul web, rilanciato da tutte le tv dalla Cnn ad Al Jazeera, persino due pagine sul uno dei giornali più diffusi al mondo.

Sono diventate, a loro modo, simbolo dell’Europa che non si arrende. Mai vista una cosa del genere. Che infatti è valsa medaglie, onori, citazioni, premi riconoscimenti, da Roger Federer che è andato a trovarle a sorpresa alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (“siete simbolo di resilienza e saranno giovani come voi a pendersi cura dell’Europa”), passando per la Federazione italiana tennis che le ha avute come ospiti in tribuna d’onore agli Internazionali a Roma.

Alle 11 del mattino, come da appuntamento, sono puntuali davanti alla telecamera, Vittoria perfettamente sveglia e a suo agio, conosce i tempi e i modi delle risposte. Le piace la parola. Carola sembra un po’ più distaccata, forse annoiata. In realtà è arrabbiata e poi scopriremo perché. L’approccio è decisamente più sintetico. Comunque, disciplinate professioniste. Il tennis, del resto, è disciplina.

Buongiorno ragazze. Com’è andato l’anno scolastico?

Vittoria: “Ho finito la prima liceo scientifico e approfitto per dire: mai più didattica a distanza. Noi ragazzi vogliamo andare a scuola, avere rapporti con i compagni. In dad è una tristezza, sei da sola in camera tua”.

Carola: “Io ho finito la prima media e per fortuna ha fatto l’anno quasi sempre in presenza”.

 

Che spazio ha il tennis nella vostra vita?

Vittoria: “Io gioco tre o quattro volte la settimana. Francamente non credo di avere le capacità per diventare una professionista però per me il tennis è fondamentale perché è una valvola di sfogo, mi piace faticare, mi fa stare bene, mi regala gioia, mette ordine e ho come la sensazione che tutti i problemi scivolino via. Per questo vorrei continuare a giocare. Frequento il liceo sportivo e non riesco ad immaginare le mie giornate senza l’appuntamento col tennis. Ora purtroppo sono dovuta stare ferma tre mesi per una lesione alla spalla. Ma ho già ripreso. La mia classifica è 3.4”.

 

Carola: “Io gioco quattro volte ogni settimana e in più faccio atletica. E voglio diventare professionista. Anch’io sono 3.4 e mi piace la competizione”.

Carola e Vittoria, il reportage

Stai facendo tornei, Carola?

“Ho giocato ieri sera la finale regionale under 12…”.

 

Com’è andata?

“Ho perso. E ho capito perchè”.

 

Perché?

“Meglio non dirlo qua…” (ecco la ragione per cui è arrabbiata).

Come nasce la vostra passione per il tennis?

Vittoria: “E’ nata per caso. Avevo sei anni e una mia amica, un anno più piccola, mi chiese se l’andavo a vedere. Lei aveva la racchettina in mano. Ho provato, ho lasciato la danza e non ho più smesso di giocare. E ho sempre lo stesso maestro, Dioniso Poggi”.

Carola: “Anch’io ho iniziato a sei anni. Prima avevo provato una volta e non l’avevo sopportato, mi sembrava brutto. Poi una mia amichetta, la sorella di quella che ha fatto giocare Vittoria, mi convinse a provare di nuovo e quella volta mi piacque molto. Strano eh? Io non posso fare a meno della competizione”.

Il nostro scambio tra i palazzi? Abbiamo perso tantissime palline, ma non abbiamo rotto nemmeno un vetro

Torniamo su quella benedetta terrazza: a chi è venuta l’idea?

Vittoria: “L’idea è venuta al mio papà. Tutte le domeniche durante quel lockdown per passare il tempo facevano grigliate sul tetto. In modo che, restando distanti, potevamo parlare, chiacchierare, fare qualcosa oltre che studiare e guardare la tv. I nostri maestri, Dioniso Poggi e Lorenzo Apostolico, avevano mandato a tutti gli allievi, dai 5 anni agli agonisti, un tutorial con 45 minuti di esercizi da fare ogni giorno per restare attivi. Nel tutorial c’erano anche esercizi da fare conto il muro della propria terrazza condominiale. Io sul mio, Carola di fronte, entrambe al quarto piano, a circa dieci metri distanza…”

 

Carola: “Si, e i nostri genitori dicevano che comunque davamo fastidio. Poi il papà di Vittoria ci ha dato l’idea: perché non giocate voi due da un tetto all’altro? Io ho detto ok, più o meno la distanza era come su un campo da tennis, invece di superare la rete dovevamo superare il vuoto. Ero troppo felice di poter giocare”.

 

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Sentite, devo assolutamente sapere quante palline avete perso nel vuoto prima di riuscire a fare un palleggio…

Vittoria sorride: “Tantissime ma non abbiano mai fatto danni. Ad un certo punto abbiano chiesto aiuto al maestro. Il circolo è a duecento metri da casa nostra, era chiuso ma insomma, il maestro ci ha aiutato. Nella strada non passa quasi mai nessuno perché molte sono seconde case. Giuro che non abbiamo rotto neppure un vetro di una macchina”.

 

Ma come avete fatto a palleggiare lassù, tra i comignoli, sapendo di avere vicino il vuoto?

Carola: “Beh, al vuoto non ci pensi: dobbiamo guardare la palla, mica pensare al vuoto. Poi i nostri maestri ci dicono sempre di dare rotazione alla palla e con l’altezza giusta per andare sopra il nastro. Alla fine non è stato molto difficile. Abbiano palleggiato tutti i giorni per circa un'ora”.

Vittoria: “Io confesso di aver fatto un po’ più fatica, con le pallina che sparivano in quei dieci metri di vuoto. Poi valeva tutto sai, anche i camini, non avevamo messo regole”.

 

I vostri maestri del Tc Finale Ligure, hanno avuto un ruolo importante in questa storia.

Vittoria: “E sì, direi… È colpa, e merito, loro. Dopo un paio di settimane di allenamenti sul tetto, mio papà ci fa il video e noi lo mandiamo ai maestri per dimostrare che ci stavamo allenando come richiesto. Loro soddisfatti l’hanno messo su Facebook…

Carola: “Sì, anche un per scherzare. Poi lo ha visto l’Atp, lo hanno rilanciato… Il resto lo sapete come noi. Non ci potevamo credere”.

 

Con quell’idea siete diventate simbolo di resilienza in tutto il mondo: le bambine che giocano sulla terrazza durante il lockdown, la vita che continua nonostante tutto. Che effetto vi ha fatto?

Carola: “Bello, divertente, ho conosciuto molte persone importanti e interessanti. Però io sono sempre la stessa persona. Basta che non mi fanno più smettere di giocare…”

Vittoria: “Per me è un grade onore essere protagonista e ambasciatrice di questo messaggio. Mai abbattersi. Sono onorata di poter rappresentare questo. E’ un privilegio e anche un impegno”.

Avete conosciuto Federer. E anche la presidente della Commissione europe Ursula von der Leyen. Cosa vi ha emozionato di più?

Carola: “Federer, senza dubbio. Oltre aver giocato con lui, siamo stati anche a pranzo in un ristorante. Cioè, per me lui è quello forte forte forte… È simpatico, meraviglioso. Me lo aspettavo più basso invece è molto alto. Mi ha dato un sacco di consigli: non mollare mai; di ascoltare chi ne sa più di me e anche di non forzare troppo i tempi, di aspettare il momento giusto”.

Vittoria: “In realtà credo che Federer ci abbia voluto dire di giocare sempre per divertimento, di allenarci tutti i giorni ie di farlo col sorriso. Siccome è un campione, il re del tennis, credo sia anche importante dire che è una persona molto umile. Ci ha trattato come se fossimo al pari suo. Ci ha persino regalato le sue racchette”.

 

E la von der Leyen?

Vittoria: “La presidente della Commissione è stata gentile e ci ha messo a nostro agio. Io, per dire, ero molto agitata. Lei ci ha riempito di complimenti. Ci ha detto di aver scelto il nostro video perché era un buon messaggio in un periodo così buio ed era importante vedere piccoli europei che non si abbattono alle prime difficoltà. Mi ha colpito quando ha detto che spera che un giorno anche noi potremo e vorremo prenderci cura dell’Europa. Come sta facendo lei adesso”.

Carola: “Io ricordo che siamo andate a Roma, che ci ha fatto sedere per terra, le ho chiesto se voleva giocare ma ha detto di non essere capace. Ci ha regalato le palline da tennis con il simbolo della Ue, la borsa e la felpa, tutto loggato Ue”.

 

Resilienza: sapete cosa vuol dire?

Carola: “Sì: vuol dire stare lì, punto su punto, non mollare mai”.

Vittoria: “Quando ti viene imposto qualcosa che non ti piace, devi resistere e trovare un altro modo per stare bene”.

 

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Federer è il re del tennis, ma ci ha trattato come se fossimo al suo livello

Torniamo al tennis. Un aggettivo per Berrettini, Sinner, Musetti e Sonego. In questo ordine

Carola: “Berrettini? Uno che non molla mai”.

Vittoria: “Servizio pazzesco”.

Carola: “Sinner? Giovane, molto bravo”.

Vittoria: “Sempre concreto”.

Carola: “Musetti? Simpatico”.

Vittoria: “Sì, simpatico, l’ho conosciuto al Brallo.

Sonego però ha il cuore più grande di tutti”.

 

Nel femminile siamo un po’ indietro. Perché secondo voi?

Carola: “Il tennis femminile è noioso. Magari dovremo aspettare me…” (Carola sorride ma è anche molto seria).

Vittoria, più diplomatica: “E’ una fase”.

Il tennis al Quirinale e Palazzo Chigi: Binaghi , Berrettini e Santopadre da Mattarella e Draghi

E tra le giocatrici straniere chi vi piace di più? E perchè?

Carola: “Halep e Sharapova. Anche Barty e Pliskova. Adoro le smorzate e gli incrociati dell’australiana, tutto dipende da come senti dritto e rovescio”.

Vittoria: “Serena Williams. L’abbiano incontrata a torneo di Parma, la Barilla ci ha invitato, eravamo nello stesso hotel, è stata carina con noi. C’era anche la bimba, un amore, e il suo cane. C’era anche Coco Gauff, abbiamo palleggiato con lei. Ha solo due anni più di me ma quando la vedo in campo sembra molto più grande. Con noi è stata la sparring. Ci ha detto che la prossima volta viene a giocare sulla terrazza con noi”.

Domanda dalle cento pistole: come conciliate tennis e scuola? Vorreste chiedere qualcosa al ministro dello Sport e dell’Istruzione?

Vittoria: “E’ semplice: se ho tanti compiti da fare non vado ad allenarmi. E questo non lo trovo giusto. Ok la scuola prima del tennis ma sarebbe più giusto se mi consentissero di far conciliare entrambe le cose. Con tre verifiche però diventa difficile continuare ad allenarsi. Credo si debbano dare più possibilità di allenamenti e borse di studio a chi lo merita e fa risultati”.

Carola: “E’ molto difficile conciliare tennis e scuola. Già alle medie figurasi alle superiori. Io arrivo da scuola, mangio e vado ad allenarmi. Appena torno, tra le 18 e le 19, vorrei rilassarmi e invece mi tocca fare i compiti, più o meno fino alle 23. Non mi pare un metodo, un sistema, che fa conciliare agonismo e scuola”.

Vittoria: “Io però credo che non sia indispensabile avere voti alti. L’importante è andare avanti e non stare tutto il giorno sui libri e fare solo quelli. Non condivido chi studia tutto il giorno per avere voti alti”.

 

E’ presto per dire se quel video cambierà le vite di Carola e Vittoria. Di sicuro ci ha fatto conoscere due ragazzine veramente speciali. Che lasciano ben sperare. Per noi, per l‘Italia, per l’Europa.

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