-
L'intervista

Giustino, a Parigi per studiare da top 100

Il campano, 29 anni, è numero 159 Atp e si è qualificato al Roland Garros, mettendo fine a un periodo difficile per via di un problema al braccio. Durante il lockdown, ha cominciato l'Università di Economia, con un pensiero sempre a New York, dove il fratello medico lavora in prima linea contro il coronavirus

di | 26 settembre 2020

Lorenzo Giustino

Lorenzo Giustino ha conquistato al Roland Garros la prima qualificazione in uno Slam

La prima qualificazione Slam è da festeggiare. Anche se c'è una pandemia in corso, anche se il Roland Garros settembrino è così diverso da quello di sempre. Lorenzo Giustino giocherà il suo secondo Major della stagione, ma in Australia entrò come lucky loser dopo aver ceduto all'ultimo turno del tabellone cadetto.

Stavolta le tre partite le ha vinte tutte, peraltro contro avversari duri e dopo un periodo non facile: messi in fila il tedesco Marterer, il francese Grenier e il funambolo Dustin Brown, ecco che si spalancano le porte di un sogno: il Roland Garros, quello vero, quello del main draw. A fare da contorno, un'Università di Economia appena cominciata (grazie a una borsa di studio dell'Atp) e un fratello medico che sta vivendo la pandemia in prima linea, in una delle città più colpite al mondo: New York.

 

Lorenzo, una qualificazione non così attesa, visto che arrivavi da un periodo complesso.

“Stavo giocando bene, in realtà, ma i risultati non arrivavano perché mi trascinavo questo problema fisico al braccio dalla caduta al Challenger di Manerbio dello scorso anno. Proprio a Parigi, i trattamenti che sto facendo in questi giorni mi stanno consentendo di non avvertire dolore, per la prima volta dopo tanto tempo. Di conseguenza è stato tutto più semplice e sono riuscito a esprimermi al cento per cento”.

Qual è stato il match più complesso?

“Il primo contro Marterer, avversario decisamente duro, che peraltro a Parigi era già arrivato negli ottavi due anni fa. L'ho vinto al tie-break del terzo e ho preso fiducia. Anche con Grenier, tuttavia, è stata una partita difficile perché come tutti i francesi, lui al Roland Garros dà sempre qualcosa in più. La chiave, oltre alla ritrovata condizione fisica, è stata quella mentale: questi due match li ho vinti di testa, restando sempre concentrato nei momenti chiave”.

 

Stiamo vedendo adesso, dunque, il vero Giustino?

“Prima di quella maledetta caduta a Manerbio stavo davvero giocando bene e avevo ottime sensazioni, ma spero di tornare più forte di prima. Il punto è che bisogna dimostrare di valere un posto nei top 100, e questo lo si può fare soltanto attraverso i risultati. Finché non vinci, le parole e le tue convinzioni contano zero. In realtà il mio Roland Garros – come quello di tutti gli altri – comincia adesso, spero di far bene anche in tabellone”.

 

Quanto è stato importante avere a fianco in questi anni Gianluca Carbone, il tuo attuale coach?

“Molto. Devo ringraziarlo perché c'è parecchio di suo in questa crescita. Nelle ultime due stagioni mi ha dato tanto in termini tecnici e tattici. Non ci vediamo quanto vorremmo, ma gli sono grato per la sua disponibilità e per avere sempre creduto nel progetto. Si poteva pensare che io avessi già superato l'età nella quale è possibile sperare di fare progressi importanti, invece stiamo dimostrando che non c'è limite se ci si crede davvero. Noi ci crediamo molto, questo fa la differenza”.

Lorenzo Giustino in azione agli Assoluti di Todi

Giocare tre su cinque sarà un problema o un vantaggio?

“Né uno né l'altro. Credo che se continuerò a sentirmi bene fisicamente non mi dovrò preoccupare della lunga distanza. Spero solo di recuperare bene dagli sforzi fatti nelle qualificazioni, che sono una specie di torneo nel torneo e richiedono molte energie”.

 

Durante il lockdown, preparazione fisica a parte, hai cambiato qualcosa nella tua vita?

“Ho ricominciato a studiare, grazie a una borsa di studio messa a disposizione dall'Atp per una Università online. Studio Economia e Finanza in lingua spagnola (Giustino ha passato parecchio tempo ad allenarsi in Spagna, ndr) e mi sono iscritto con la ferma intenzione di provare a dare più esami possibili. Avevo già questa volontà di proseguire nel percorso di studi prima del lockdown, ma non avrei mai potuto affrontare un percorso tradizionale che richiede la frequentazione dei corsi. Così invece è tutto più semplice”.

"Durante il lockdown ho ripreso a studiare, mi sono iscritto all'Università di Economia e voglio dare più esami possibile quando il tennis me lo consentirà"

Lorenzo Giustino

Il coronavirus, in famiglia, lo avete vissuto in maniera molto diretta considerato che tuo fratello Gennaro lavora come medico a New York. Che notizie vi arrivavano da lui?

“Per cominciare, arrivavano notizie vere, e non filtrate dai media che molte volte tendevano e tendono a enfatizzare, in positivo o in negativo, quanto sta accadendo. Per la nostra famiglia avere un contatto così diretto proprio dentro al cuore della pandemia, è stato da un lato fonte di preoccupazione, dall'altro lato un modo per capire meglio il problema. Peraltro mio fratello, che è cardiologo e ricercatore, è stato fra i primi a proporre uno studio sugli effetti del Covid-19 a livello del cuore e dell'apparato circolatorio”.

 

Che consigli vi ha dato?

“Semplicemente di seguire ciò che dicevano gli esperti: portare sempre la mascherina, lavarsi le mani spesso e non frequentare luoghi affollati. L'ho sempre sentito tranquillo e questo mi ha aiutato a mia volta nei viaggi che devo fare quasi ogni settimana. Sappiamo che i rischi per chi è giovane e in salute sono piuttosto limitati, ma questo non vuol dire che si debba abbassare la guardia. Dobbiamo essere tutti molto attenti e soprattutto pensare agli altri che, sulla base delle nostre decisioni, potrebbero subire delle conseguenze”.

Il Roland Garros vuoto

Il tennis, da questa pandemia, ne sta uscendo molto diviso. Come hai visto la decisione di Djokovic di creare la nuova associazione dei giocatori?

“Da molti anni ormai covava questo malcontento. Forse non era il momento giusto per far emergere il problema, ma non direi che è stata una sorpresa. Nel tennis c'è una disuguaglianza sociale enorme tra una prima fascia di giocatori e tutti gli altri, che va sanata al più presto. Allo stesso tempo, so che l'Atp e il nuovo presidente Andrea Gaudenzi stanno mettendo a punto un piano ambizioso per cercare di far crescere il nostro sport a un livello che non aveva mai raggiunto prima. Penso che si debba permettere loro di realizzare questo progetto, e di vederne poi i risultati. Va detto peraltro che le intenzioni di Djokovic e degli altri ribelli non sono quelle di creare un'associazione contro l'Atp, bensì di favorire il dialogo. Il tennis ha un potenziale molto alto che credo non sia ancora stato espresso, dunque ben venga tutto ciò che lo aiuta”.

 

Ma dalla pandemia il tennis uscirà più o meno forte?

“A mio parere uscirà più forte a livello organizzativo, anche se magari i risultati di questo lavoro su più fronti non si potranno ancora vedere nel corso del 2021, bensì un po' più avanti”.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti