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Le storie

Nella mente (a colori) di Iga Swiatek

Tra istinto, tattica, e forza mentale la giovanissima polacca rivede a freddo la straordinaria cavalcata di Parigi. “In campo ho sempre fatto tutto il contrario di quello che mi chiedeva il mio coach, al Roland Garros ho seguito le sue indicazioni al 100%

di | 16 ottobre 2020

Iga Swiatek, 19 anni, numero 17 del ranking Wta

Daria ha festeggiato il suo compleanno mangiando sushi in un ristorante di Parigi. Di sabato sera, nel bel mezzo di una tavolata stanca morta ma felice. Daria di cognome fa Abramowicz, ha 33 anni e viene da Varsavia. Da due anni gira per il mondo con Iga Swiatek, lì seduta accanto dopo aver conquistato il primo Slam in carriera. Daria è la donna che le sa entrare nella mente, dentro a quella testolina vivace e colorata com’è.

Vorticosa, pronta a rimuginare per ore su ogni cosa ma anche capace di decidere che pandemia e lockdown sarebbero tornati utili per portarsi avanti con gli studi, prendere il diploma e prepararsi una piano B nella vita.

Iga lo aveva detto chiaro prima del suo trionfo: “Se nel giro di un paio d’anno non sono tra le prime 10 e non lotto per vincere uno Slam, smetto e mi metto a studiare”. Se non è vivacità intellettuale questa.

Mai banale, come l’impresa che ha realizzato. La più giovane regina sul Centrale di Parigi dai tempi di Monica Seles, la più dominante da quelli di Steffi Graf (la tedesca perse solo 20 game in tutto il torneo nel 1988, Iga 28). Un’impresa che è costata molto: tanti sforzi anche e soprattutto a livello mentale. Lei che gioca d’istinto e ama andare dove la porta la racchetta.

“Prima di questo torneo avevo sempre fatto tutto il contrario di quello che mi diceva il mio coach, a Parigi ho seguito tutte le sue indicazioni per filo e per segno”, ha detto al podcast della Wta subito dopo la finale vinta contro Sofya Kenin. Piotr Sierzputowski è l’allenatore fino a poco fa “inascoltato” cui adesso vanno dati i giusti meriti a titolo di rimborso per il successo.

Ho sempre fatto tutto il contrario di quello che mi diceva il mio coach, a Parigi invece ho seguito tutte le sue indicazioni per filo e per segno

 - Iga Swiatek

Il team di Iga Swiatek sul Philippe Chatrier durante la premiazione

“Sento la vittoria al Roland Garros come la vittoria del gioco di squadra, ho sentito che tutto il team, io per prima, ha remato nella stessa direzione. Mi sono fidata totalmente delle loro indicazioni e della loro guida”.

Iga adesso capisce che non può essere tutto istinto. “Mi sono sempre considerata una giocatrice molto istintiva, ma questa volta no, ho capito che per vincere serve anche la tattica, tanta tattica”.

Una lezione importante per il futuro, una presa di coscienza che potrebbe avere ricadute importanti sul proprio palmarès, e su quello delle altre in circolazione. Nella vita sono molti gli interruttori che scattano e il clic nel suo caso deve essere risuonato forte e chiaro. Non esattamente qualcosa di scontato, viste le premesse durante lo stop causato dalla pandemia.

“Negli Stati Uniti ci ho messo quasi tre settimane per capire che ero in gran forma - ha detto Iga - ma poi mi è stato tutto più chiaro: durante il lockdown mi sono allenata molto bene e per la prima volta in carriera non ho mai avuto guai fisici. Alla fine ho realizzato che stavo davvero bene”. 

Un’epifania che ha avuto effetti concreti ma anche contraccolpi: “In un attimo mi sono accorta di avere aspettative altissime su di me. Quando sono arrivata a Parigi ho capito che non sarei andata da nessuna parte con quel tipo di mindset”. Bisognava tornare a lavorarci su.

“Così con Daria abbiamo fatto tanto lavoro a livello mentale, lei ha spinto molto sul fatto che bisogna pensare e fare le cose semplici, senza complicarsi troppo la vita. Tempo fa però non ero convinta che fosse l’approccio giusto, mi dicevo: ‘troppo banale, non è così che si vince un torneo dello Slam’. E invece sì, è proprio così che si fa”.

Daria Abramowicz, 33 anni, polacca, è la mental coach di Iga Swiatek

LA FILOSOFIA DI DARIA

È sul piano mentale che bisogna fare la differenza per arrivare a certi risultati

 

- Daria Abramowicz

Apparentemente la ricetta di Daria Abramowicz funziona. “Io parto sempre dal presupposto che a questi livelli tutte le atlete esprimono un livello di gioco eccellente - spiega la psicologa con un passato nella vela e una lista di atleti polacchi lunga così nel curriculum - quindi è sul piano mentale che bisogna fare la differenza per arrivare a certi risultati”.

È così che sguardo e orizzonti si ampliano. “Daria mi ha reso più sveglia e consapevole - sottolinea la 19enne di Varsavia -, grazie al lavoro con lei so più cose riguardo allo sport e sulle mie emozioni, adesso sono più capace di esprimerle anche ad alta voce”. 

Qualità che torna utile nei momenti belli, ma pure in quelli brutti. “Posso giurare che durante i tornei americani la fiducia in me stessa era a livelli bassissimi. Ho sempre saputo di aver ottimo potenziale, ma ho sempre trovato anche molte difficoltà nel restare sempre concentrata, sia in campo che fuori”.

Ecco su che cosa lavorerà adesso la campionessa del Roland Garros, sulla continuità. “Ho vinto uno Slam ma prima ho anche perso al 1° turno al Western and Southern e a Roma”. Al suo fianco ha un team di cui adesso si fida per davvero.

Così il futuro appare colorato, come l’abito con cui ha posato col trofeo di Parigi e con la Tour Eiffel sullo sfondo.

La polacca Iga Swiatek nel 2017 in finale al Bonfiglio di Milano (foto Panunzio)

FOTO: LE IMMAGINI DEL TRIONFO DEL ROLAND GARROS

Tutti i volti di Iga Swiatek - Le foto da Parigi

IGA & L'ITALIA
Un anno abbondante prima di vincere il torneo juniores di Wimbledon, nel 2018, Iga Swiatek si era mostrata in tutto il suo talento “di mano” e di giocate “istintive” al Trofeo Bonfiglio. Nel 2017 la fresca reginetta del Roland Garros fu sconfitta in finale dalla russa Elena Rybakina, più grande di due anni e di svariati centimetri (la kazaka, allora russa, sfiorava già il metro e 80 cm). Crescendo poi, la polacca ha trovato fortuna ancora in Italia, tanto che il primo titolo Itf da 15 mila dollari di montepremi in carriera è arrivato proprio a Bergamo, dove in finale superò l’azzurra Martina Di Giuseppe. Furono quelli i primi lampi sulla terra rossa del nuova regina campionessa di Parigi. (g.r.)

 

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Iga Swiatek dopo il trionfo di Parigi con la sorella Agata

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