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L'attrezzatura del campione

Le racchette degli italiani: a Madrid la tensione sale…

Altitudine, velocità del campo, pesantezza delle palline: l’incordatore ufficiale degli azzurri ci svela i segreti dei loro attrezzi, in particolare la taratura delle incordature, alla vigilia del match decisivo contro gli Usa nelle Finals di Coppa Davis

di | 20 novembre 2019

Cambia la formula della Coppa Davis, cambia la sede ma anche nell’era delle Davis Cup Finals alla Caja Magica di Madrid il punto di riferimento per le racchette dei giocatori della squadra italiana resta lo stesso: “Jambo”. Ovverosia Pier Paolo Melis, l’incordatore ufficiale del team italiano, sia maschile in Davis, sia femminile in Fed Cup.
Italgas è team sponsor della nazionale italiana di Coppa Davis

È volato da Cagliari, dove risiede e lavora nel suo laboratorio LBJ Shop, a Madrid con la squadra e segue da bordo campo l’evoluzione di allenamenti e match per poter dare il miglior supporto possibile alle performance dei giocatori in maglia azzurra.

Ci siamo rivolti a lui per avere, in presa diretta, un riferimento sulle condizioni di gioco e, conseguentemente, sulle tarature che Berrettini, Fognini & Co hanno richiesto per le loro incordature.

“I campi (hard court in resina simili a quelli delle Atp Finals n.d.r.) sono discretamente veloci – ci racconta Melis - e ai giocatori piacciono. Per gli incontri vengono utilizzate palle Dunlop Fort All Court. Sono veloci anche loro, soprattutto appena ‘stappate’, ma su questi campi tendono ad aprirsi giocando e diventano più pesanti all’impatto”.

Campo e tipo di palla incidono in modo diretto sulle scelte per le incordature e, infatti, i giocatori si sono dovuti adattare.

“In linea di massima i ragazzi hanno tenuto inizialmente le solite tensioni - spiega Melis - per poi aumentarle leggermente. Fabio Fognini, che gioca sempre con la sua Babolat Pure Drive, che pesa finita (cioè incordata n.d.r.) 339 grammi, monta un sintetico monofilamento Babolat Rpm Blast, calibro 1,30 mm. Qui a Madrid mi ha chiesto una tensione di 27,5 kg per le verticali e 25,5 kg per le orizzontali, anziché il solito 27/25. Gliene devo preparare 4 o 5 poco prima del match, perché la corda non perda tensione. Vuole che il ‘piatto’ sia bello rigido: misurata con l’Ert 300 la tensione dinamica è di 38 punti, decisamente elevata”.

Uno strumentino, l’Ert 300, che ormai è compagno di viaggio di giocatori e incordatori. Collocato al centro del piatto corde questo mini computer genera una vibrazione che simula l’impatto della palla ed è in grado di misurare la rigidità del reticolo, o meglio la “tensione dinamica”. I giocatori (o i loro coach) sono così in grado di verificare che le racchette, appena incordate dagli stringers, abbiano le caratteristiche desiderate indipendentemente da chi esegue l’operazione e del tipo di macchina incordatrice utilizzata.

L’Ert 300 collocato al centro del piatto corde genera una vibrazione che simula l’impatto della palla ed è in grado di misurare la rigidità del reticolo, o meglio la tensione dinamica

Grazie all’Ert 300 possono esercitare una sorta di doppio controllo: sanno quale tensione delle corde desiderano ma anche quale deve essere il risultato finale. Non possono permettersi di sbagliare e di trovarsi in campo con un attrezzo che risponde in modo diverso dalle abitudini e/o dalle aspettative.

“Anche Matteo Berrettini è salito con la tensione – prosegue Melis - di solito richiede 23/22 kg, qui mi ha chiesto 23,5 chilogrammi sia per le verticali che per le orizzontali.

La corda è come sempre un sintetico monofilamento in poliestere, usa la Signum Pro Firestorm, calibro 1.30 mm, sulla sua solita Head Extreme Mp. Me ne chiede 3 o 4 pronte poco prima del match. La sua racchetta finita pesa 350 grammi”.

E veniamo agli altri componenti della squadra, che ormai non hanno segreti per il tecnico cagliaritano.

Lorenzo Sonego usa una Wilson Blade 98, con schema corde 18x20. Fa montare un sintetico monofilamento Luxilon Alupower Soft, di calibro sottile, 1,25 mm. La tensione richiesta è contenuta: 22kg per le verticali, 21 per le orizzontali. La sua racchetta è molto simile a quelle di serie: il peso dell’attrezzo finito è di 326 grammi (va considerato che l’incordatura incide per 18/20 grammi n.d.r.)”.

“Simone Bolelli usa la stessa racchetta di Sonego (Wilson Blade 98) ma con una delle corde più rigide del mercato, il sintetico monofilamento Solinco Tour Bite, calibro 1,30mm, e a una tensione pazzesca... 32/31 kg.

Quando finisco di incordarla e la controllo con l’Ert 300 esce un valore di tensione dinamica da paura: 47 DT!

Anche il suo telaio non è troppo diverso da quelli di serie e pesa a nudo 315 gr, con bilanciamento a 31,5 cm e un dato di inerzia di 308 kg cm2”.

“Ben altra storia – conclude Melis – è la racchetta di Andres Seppi. La sua inseparabile Pro Kennex Q+Tour , più lunga del normale, pesa finita addirittura 370 grammi. Andreas chiede di incordare a 2 nodi (un solo spezzone di corda, n.d.r) con sistema ATW il giorno prima del match, così il piatto si assesta. Usa un sintetico monofilamento Luxilon Alu Power, calibro 1,25 mm, alla tensione di 22/21 kg. Andreas è anche l’unico della squadra che usa un manico 2, la misura più piccola”.
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