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A Londra oltre alle Finals del singolare, anche quelle del doppio (live su SuperTennis). I doppisti usano attrezzature? Non proprio ma gli specialisti da club possono usare qualche adattamento speciale: tra ovale, bilanciamento, profilo, peso e non solo
di Mauro Simoncini | 14 novembre 2019
Prima di analizzare le loro scelte in termini di attrezzo, però, cerchiamo di capire se ci sono delle specifiche che possono servire a un giocatore di club a migliorare le proprie prestazioni in doppio. Anche perché nei circoli il doppio si gioca, e tanto. Sono pieni i campi di tutta Italia di amici e sfidanti “della domenica” che si trovano da una parte e dell’altra della rete per il più classico dei ‘doppietti’.
Quindi la racchetta deve essere maneggevole, e per esserlo sicuramente deve avere un bilanciamento contenuto, al cuore o addirittura al manico (quindi non superiore ai 32 centimetri).
In questo caso il peso è meno importante, dipende più dalle preferenze personali, in base al livello di gioco e alla struttura fisica, ma in generale non deve essere troppo spostato in avanti, verso la testa del telaio.
Il giocatore di doppio solitamente richiede più controllo e precisione, quindi anche sensibilità e tocco alla racchetta (insieme con i setting dell’incordatura); dunque meglio profili non troppo spessi (oltre i 25 millimetri) e ovali non così abbondanti, anche se pure in questo caso dipende dalle abitudini personali (e, ahinoi, anche dal livello di gioco).
Dal punto di vista dell’incordatura, proprio per rispondere all’esigenza di un feeling più che buono in giocate di controllo e precisione (basti pensare ai tagli in backspin o alle altre soluzioni di tocco sottorete), inserire nelle tipologie di corde impiegate il multifilamento è una buona scelta.
Kubot invece utilizza una Head Speed, mentre il suo compagno brasiliano Melo adopera una Babolat Aero Pro, un modello vecchio di almeno tre edizioni.
Il tedesco Krawietz ha in mano una Head Prestige, mentre il suo compagno Mies si destreggia con la Wilson Blade 98, come anche il francese Mahut, in coppia con il suo connazionale Herbert. Proprio quest’ultimo è l’unico doppista a utilizzare un telaio Made in Japan (Yonex VCore Pro).
Tutta griffata Head la coppia composta da Dodig e Polasek, rispettivamente con in mano la Prestige e la Extreme. Due racchette che, a ben pensarci, risultano abbastanza agli antipodi del rapporto controllo-potenza.
L’inglese Salisbury è l’unico invece a sfoggiare un telaio Tecnifibre (T Flash 300) mentre il suo compagno più esperto, Ram, impugna la stessa Babolat Pure Aero di Rafa Nadal, come il neozelandese Venus; il suo compagno Klaasen invece ha tra le mani una Head Instinct.
Per ultimi, Rojer-Tecau: l’olandese usa una Volkl (V-Feel 8) mentre il suo compagno rumeno da sempre si affida alla storica Pro Staff 97 di Wilson.