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L'International Tennis Integrity Agency (ITIA) ha confermato che la polacca Iga Swiatek, numero 2 del mondo, ha accettato una squalifica di un mese per positività alla trimetazidina in occasione di un controllo al di fuori delle competizioni ad agosto del 2024.
di Alessandro Mastroluca | 28 novembre 2024
L'International Tennis Integrity Agency (ITIA) ha confermato che la polacca Iga Swiatek, numero 2 del mondo, ha accettato una squalifica di un mese per positività alla trimetazidina (TMZ) in occasione di un controllo al di fuori delle competizioni ad agosto del 2024.
L'ITIA ha ritenuto credibile la tesi difensiva, secondo cui la positività derivi dalla contaminazione di un regolare farmaco a base di melatonina, venduto in Polonia senza bisogno di prescrizione medica, che Swiatek ha assunto per problemi di jet-lag. Dunque la violazione non è stata ritenuta intenzionale.
Swiatek è stata ritenuta responsabile di colpa o negligenza ma non in forma significativa, anzi nell'entità più lieve prevista dalle norme.
L'ITIA rivela che Swiatek è stata già provvisoriamente sospesa tra il 22 settembre e il 4 ottobre 2024, un periodo nel quale ha saltato tre tornei, il WTA 500 di Seoul e i WTA 1000 Pechino e Wuhan. Questi giorni fanno comunque parte della sanzione, che dunque va considerata parzialmente già scontata. Le restano solo altri otto giorni di squalifica, che terminerà il 4 dicembre. Swiatek perde anche il prize money vinto a Cincinnati, il torneo immediatamente successivo al controllo.
Iga Swiatek reacts in a long video in Polish.
— José Morgado (@josemorgado) November 28, 2024
Says she is relieved that “she proved her innocence” and talks about a “symbolic suspension” after a situation “she had no control of”. pic.twitter.com/PEnBpCj4Tc
Swiatek viene a conoscenza della violazione del programma anti-doping il 12 settembre. Una settimana dopo, il 19, l'analisi sul campione B conferma la positività al TMZ. Il 22 settembre Swiatek chiede all'ITIA che venga cancellata la sospensione perché l'assunzione di TMZ non è stata deliberata né intenzionale, ma spiegando di non essere riuscita a identificare in che modo possa aver assunto la sostanza. Tale difesa non può soddisfare l'ITIA, visto che l'atleta ha l'onore della prova ed è chiamato in questi casi a fornire la versione dei fatti più circostanziata possibile, e infatti la squalifica.
Giovedì 26 settembre Swiatek presenta ulteriori elementi di prova. Spiega di aver commissionato ad esperti l'analisi di prodotti e integratori che aveva usato in quel periodo. Le analisi hanno rivelato tracce di TMZ nelle pastiglie di LEK-AM, farmaco da banco a base di melatonina che da anni il suo medico le consigliava di assumere per il jet-lag o in caso di difficoltà a prendere sonno.
Swiatek fornisce anche ulteriori elementi per suffragare la propria posizione:
L'ITIA coinvolge il laboratorio di Salt Lake City, negli USA, accreditato dalla WADA, a cui commissiona un'analisi indipendente sulle pastiglie contenute nella confezione utilizzata al momento della squalifica, sia nel blister già aperto, sia in quello integro.
Il 4 ottobre il laboratorio conferma di aver trovato tracce di TMZ nelle pastiglie, e non ha evidenziato segni di manipolazione delle confezioni. Il tribunale ritiene che la contaminazione sia effettivamente avvenuta al momento della produzione del farmaco, e conclude che la bassa concentrazione sia compatibile con la versione difensiva, anche se sottolinea come Swiatek abbia commesso un'altra leggerezza, non indicando questo farmaco nella lista degli integratori e dei medicinali che assume all'interno del Doping Control Form
La normativa anti-doping prevede che ogni squalifica per violazione del programma possa essere ridotta o cancellata del 100% in caso di prodotto contaminato, ovvero contenente una sostanza proibita non indicata sulla confezione, tra gli ingredienti né nelle informazioni disponibili in una ragionevole ricerca online.
Gli atleti sono obbligati a prestare la massima attenzione e il più alto grado di prudenza nell'assunzione di farmaci, integratori e simili. In caso di assunzioni non volontarie, i giocatori possono ottenere una riduzione o una cancellazione della squalifica per "assenza totale di colpa o negligenza", come nel caso del giudizio del tribunale indipendente sulla positività di Jannik Sinner contro il quale la WADA ha fatto ricorso al TAS, o per "assenza significativa di colpa o negligenza". Nel primo caso, l'atleta deve dimostrare di aver fatto tutti i passi possibili per evitare la violazione, e che non avrebbe potuto fare di più; nel secondo caso, deve dimostrare che, pur non avendo compiuto tutti i passi possibili, la positività sia il risultato di circostanze eccezionali e che la violazione non sia significativa.
Il programma anti-doping della WADA, a cui tutti i tennisti sono sottoposti, è molto chiaro sul concetto di responsabilità dell'atleta. "Anche in caso di assunzione involontaria di una sostanza proibita, il principio della responsabilità individuale dell'atleta porterà spesso a concludere che ci sia stato un qualche grado di colpa o negligenza" si legge in una sentenza su un caso precedente discusso al TAS di Losanna, citato nelle 12 pagine della decisione sul caso Swiatek.
I giudici sostengono che non ci siano stati colpa o negligenza gravi per una serie di fattori:
I giudici hanno ritenuto anche che Swiatek abbia percepito un rischio inferiore anche perché assume il farmaco da diverso tempo. Inoltre, concludono, avrebbe potuto fare poco, in questo caso, per evitare di ingerire una sostanza proibita data l'inattesa contaminazione di un farmaco, se non scegliere un farmaco il cui lotto fosse stato testato per accertare la conformità alle norme anti-doping o effettuare lei stessa quei test prima di prendere le pastiglie.
Tuttavia, l'ITIA ritiene che non si possa parlare di assenza totale di colpa o negligenza anche perché gli atleti sono stati informati che, in base all'articolo 10.5, non ci può essere assenza totale di colpa o negligenza, ad esempio, "in caso di positività derivante da un integratore vitaminico o alimentare contaminato o con un'etichetta incompleta.
Ma gli stessi giudici concludono che ci sia stata un'assenza significativa di colpa o negligenza, e ha ridotto la squalifica a un mese tenendo conto anche delle caratteristiche specifiche del caso e della rarità di una genuina contaminazione di un farmaco.
In ogni caso, la WADA e l'agenzia antidoping nazionale polacca possono appellarsi contro questa decisione.