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Sanguinetti e il primato del tennis tricolore: "Tutto il mondo invidia l'Italia"

L'ex davisman e n.1 azzurro, da febbraio nel box della kazaka Elena Rybakina, confessa: "Prima di smettere di fare il coach vorrei allenare un ragazzo italiano"

di | 04 agosto 2025

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Elena Rybakina con coach Davide Sanguinetti (foto Getty Images)

Lunedì Elena Rybakina affronterà l’ucraina Marta Kostjuk - in diretta su Supertennis a mezzanotte - per un posto in semifinale al Wta 1000 di Montreal. L’esito del match interessa un po’ l’Italia, visto che nel box della kazaka che ha vinto Wimbledon 2022 vedremo inquadrato Davide Sanguinetti, che ricordiamo tra i finalisti della Davis ’98 persa a Milano contro la Svezia. Classe ’52, Sanguinetti compirà  53 anni proprio alla vigilia degli US Open, e con lui cerchiamo di anticipare e capire quel che accadrà in America.

Davide, confermi che il mondo è invidioso dell'Italia?

“Confermo, confermo. Tutti a chiedermi cosa mangiano gli italiani, e io rispondo “pane magico!” ma, scherzi a parte, la verità è che qui spuntano ragazzi come i funghi, e ognuno con un suo gioco, una propria personalità….”.

L’occhio del coach cosa vede?
“Vedo Sinner come una macchina da guerra, Musetti come Van Gogh, Cobolli che sembra Billy the Kid con la velocità del braccio, Darderi che potrebbe essere la Cosa dei Fantastici Quattro e Arnaldi che potrebbe essere Mister Fantastic… e non dimentichiamoci Berrettini, che è solo in un momento particolare…”.

Davide Sanguinetti nello studio di SuperTennis allo US Open

Davide Sanguinetti nello studio di SuperTennis allo US Open

Quindi gli stranieri dovranno farsene una ragione…

“A loro, come continuazione della mia risposta, dico che noi coach italiani siamo fantasiosi, siamo creativi e sappiamo spiegare cose che loro umani non hanno mai visto e mi perdonino quelli di Blade Runner…”.

La battuta ci sta tutta… certo che le cose sono cambiate rispetto ai tuoi tempi, gli Anni Novanta.

“Vero, posso solo dire che però noi andavamo in giro quasi da soli, einvece oggi i ragazzi sono super professionali e seguitissimi. Però, posso dirlo? Ho letto degli articoli che dicevano: ‘da Sanguinetti a Sinner’ e ancora sto ridendo, però allora posso dire che è cominciato tutto da me… sarà perché ho anche io la ‘S’ iniziale…”.

Non male, anche questa.

“E allora voglio dirne un’altra: se le partite di Sinner fossero state trasmesse in chiaro avremmo visto livelli di audience pari alla nazionale di calcio…”

Beh, è esattamente quello che sostiene anche il presidente Binaghi.

“Il quale ha fatto un gran lavoro, c’è poco da dire. Come va ringraziato Sinner per il contributo che ha dato alla crescita del tennis azzurro: oggi tutti vogliono la racchetta di Sinner, l’autografo di Sinner…”.

Invece il tennis femminile…
“Vabbè, la congiuntura dei cieli ha voluto che Jasmine Paolini vincesse Roma, e ora dovrà mettere ordine nelle sue cose. Dopo di che va ricordato che nel tennis ci sono i cicli: fino al 2015, ed era iniziato nel 2006, le ragazze hanno tenuto alto il livello del tennis italiano”.

Davide Sanguinetti (il primo da sinistra) nel box di Elena Rybakina al Roland Garros (foto Getty Images)

Davide Sanguinetti (il primo da sinistra) nel box di Elena Rybakina al Roland Garros (foto Getty Images)

Veniamo al Sanguinetti coach: dopo aver allenato Spadea, Harrison e Nakashima ora è passato dalla parte femminile: differenze?

“Di sicuro bisogna essere più sensibili con le ragazze, che hanno altri modi di porsi. Per me è stato nuovo, sto imparando e mi sto adeguando”.

Qual è l’obiettivo, con Rybakina?

“Al momento sono una sorta di traghettatore: sono entrato nel suo team a febbraio, senza lavoro dietro: lei mi ha spiegato più o meno che cosa aveva fatto e io le ho chiesto due anni di collaborazione perché ho il mio metodo di lavoro: nel primo anno vorrei conservare lo status quo, magari chiudere al numero 6 della classifica, e l’anno prossimo vorrei portarla al numero uno del mondo: le potenzialità ce le ha tutte”.

In bocca al lupo, allora: la sfida è impervia. Ma il tuo sogno personale?

“Ho sempre detto che prima di smettere di fare il coach vorrei allenare un ragazzo italiano, e magari far scrivere un’altra storia come quelle di Santopadre/Berrettini e Musetti/Tartarini. Chissà…”.

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