

La britannica denuncia minacce e abusi online. Grande il sostegno anche da parte di Jack Draper. Le britanniche Kartal e Dart chiedono l'obbligo di identificazione per chi accede ai social network
di Alessandro Mastroluca | 18 giugno 2025
"Ormai è normale ricevere minacce di morte, è sempre più evidente ogni volta che prendiamo in nano il cellulare". Le parole di Katie Boulter, oggi numero 39 del mondo, alla BBC illuminano uno dei lati più oscuri della vita degli atleti. Boulter ha condiviso anche alcuni dei messaggi che ha ricevuto. "Spero che ti venga il cancro" scriveva un hater. Insulti e minacce sono arrivate anche dopo una vittoria. “Vai all’inferno, ho perso i soldi che mia madre mi aveva mandato” le ha scritto, dopo una sua vittoria, qualcuno che aveva scommesso contro di lei.
Dopo essersi così esposta, Boulter ha ricevuto centinaia di messaggi di sostegno. "Ci sono centinaia di messaggi di persone che hanno reagito, che mi dicevano di ignorare quei messaggi - ha detto - Semplicemente non credo che la gente sia consapevole di tutto questo. Non credo che le persone si rendano conto di quanto spesso accada davvero ai giocatori. Penso che si tenda a vedere ciò che si vuole vedere."
La 28enne ha anche offerto il suo supporto alle giovani giocatrici che stanno affrontando abusi online, sostenuta in questo da Alex De Minaur, suo fidanzato dal 2020 nonché promesso sposo. L'australiano ha spiegato che, proprio a causa dei continui messaggi offensivi o minacciosi, sempre più atleti hanno rinunciato a gestire direttamente i propri profili social.
"Penso che noi siamo abbastanza fortunati da essere cresciuti con i social media, la nuova generazione invece ci sta crescendo dentro, non conosce altro" ha detto Jack Draper, numero 6 del mondo nel ranking ATP. "Penso che sia troppo facile diffondere odio online. Non è facile, come ha detto Katie, ricevere questi messaggi soprattutto quando si è giovani".
L'ampiezza del fenomeno è emersa dai dati forniti dalla società di data science Signify, dalla Federazione Internazionale di Tennis (ITF) e dalla Women’s Tennis Association (WTA): nel 2024 sono stati inviati pubblicamente circa 8.000 messaggi offensivi, violenti o minacciosi a 458 tennisti attraverso i loro account social.
Per questo Sonay Kartal e Harriet Dart, numero 3 e 4 di Gran Bretagna nel ranking WTA, hanno invocato un controllo obbligatorio dell'identità per creare un profilo sui social network.
Un tema periodicamente al centro del dibattito politico anche in Italia, che risulta di non immediata soluzione.
Chi sostiene l'obbligo di identificazione sottolineano che potrebbe rappresentare un deterrente contro i comportamenti scorretti online come il cyber-bullismo o la diffusione d'odio online, oltre alla responsabilizzazione degli utenti e alla facilitazione delle indagini per scoprire chi si rende colpevole di illeciti. Le ragioni del no all'obbligo, invece, si basano sulle possibili violazioni della privacy legata alla conservazione di enormi quantità di dati personali nei server dei social network. Chi non è d'accordo con tale obbligo sostiene anche che implementare un sistema di verifica dell’identità rischia di essere tecnicamente complesso, anche perché richiederebbe un intervento normativo di carattere trans-nazionale, ma non abbastanza efficace in quanto comunque aggirabile usando documenti contraffatti o servizi VPN e proxy.
Non ci sono commenti