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Uchijima, il cocktail Giappone-Malesia-Cina ubriaca Madrid

Primi quarti 1000 per la sorprendente Moyuka che infila Jabeur, Pegula ed Alexandrova all’acme di una crescita costante, cominciata proprio un anno fa a… Madrid!

di | 30 aprile 2025

Moyuka Uchijima al servizio (foto Getty Images)

Moyuka Uchijima al servizio (foto Getty Images)

Madrid è storicamente il torneo delle sorprese e delle mezze verità, un po’ come quel sole che illumina a spicchi e trasfigura traiettorie ed effetti, scombussolando i giocatori. Vuoi per l’altura, vuoi per la data, vuoi per l’idea di molti big che il torneo sia preparatorio di Roma e Parigi, i tabelloni si scompongono deludendo pronostici e teste di serie. Fra gli uomini come fra le donne dove diventa per la prima volta protagonista Moyuka Uchijima.

Giapponese di bandiera e di papà, mamma malese come i suoi natali, a Kuala Lumpur, l’11 agosto 2001, sede di allenamenti in Cina, a Guangzhou, con Zheng Saisai, ha cominciato il mega-appuntamento spagnolo da 56 del mondo ne uscirà da top 50, ma soprattutto con l’etichetta di pericolosa guastafeste, con gli scalpi Doc di Ons Jabeur, Jessica Pegula ed Ekaterina Alexandrova e con l’immagine di una giocatrice solida e completa sull’asse servizio-dritto, come da dettami del tennis moderno.

Attrice non già di una sola fiammata: “Ho avuto match serrati con Mirra Andrea agli Australian Open e con Cocoi Gauff a Indian Wells. Avevo avuto la sensazione di potermela giocare contro le top players ma non ero riuscita a batterle, mai fermavo davanti all’ultima piccola collina che non riuscivo a superare. Invece questa settimana, dopo essere stata quasi uccisa nel primo set che ho perso per 6-1 con Robin (Montgomery), ho cercato di fare quello che dovevo in quel momento”. Culminando così un percorso di crescita costante con la prima volta che si aggiudica tre match di fila sul massimo circuito, il primo quarto di finale in un 1000, la prima top 25 (Jabeur) e soprattutto la prima top ten battuta (Pegula, numero 3).

Moyuka Uchijima al servizio (foto Getty Images)

Moyuka Uchijima al servizio (foto Getty Images)

INTELLIGENTE
Destrorsa, 1.74 per 65 chili, Moyuka, che ha anche la sorella minore tennista, Maiko, sul Tour juniores, colpisce per l’acume tattico, per la resilienza (tante gambe e tante pole rilassate di là del net), per il coraggio di chi non ha paura di andare anche a rete per la volée  e anche per il senso dell’umorismo col quale spiazza i giornalisti incuriositi: “Che cosa mi piace così tanto a Madrid? Il cibo, in generale in tutta la Spagna”. 

Perché l’anno scorso ci ha vinto il torneo ITF: “Questa è la mia città preferita, il pubblico mi fa sentire come a casa, non sono cresciuta sulla terra, in Giappone abbiamo soprattutto campi in cemento ed erba sintetica, ma sin dall’anno scorso, proprio dopo aver vinto qui, ho creduto sempre più di poter far bene su questa superficie, è quella che si adatta meglio al mio gioco”. Non è un’affermazione banale o furba, per ingraziarsi la folla. L’anno scorso quel terzo successo consecutivo a livello 100, il quinto stagionale, ha segnato il definitivo salto di qualità della giapponese che s’è costruita pezzo pezzo, salendo gradino dopo gradino, ma senza strappi. Aveva cominciato il 2024 fuori dalle prime 170 della classifica e dopo quell’affermazione saliva all’80, sulla scia di 15 partite vinte di fila e, di slancio, superava anche le qualificazioni al Roland Garros e si aggiudicava il primo turno di tabellone, per arrendersi quindi, dopo 19 match di fila ad Aryna Sabalenka. Era il giro di boa decisivo. 

L'esultanza di Moyuka Uchijima (foto Getty Images)

L'esultanza di Moyuka Uchijima (foto Getty Images)

IDOLI
Ha capito di aver fatto bene a scegliere il tennis piuttosto che l’Università. Ha compreso che le sue caratteristiche personali erano un’arma in più, nello sport in generale e nel tennis in particolare:  “Non sono molto emotiva, non gemo e non faccio smorfie. Chi mi sta vicino dice che faccio paura”. Ha lasciato convinta dei suoi mezzi i tornei ITF e ha intrapreso decisa il percorso sul WTA Tour. Filtrando tra qualificazioni e primi turni dei tornei più importanti anche quest’anno. Fino al primo avuto la settimana scorsa a Rouen dove ha superato due turni cedendo al terzo set a Olga Danilovic, e quindi coi quarti a Madrid che la porteranno a superare addirittura Naomi Osaka come giapponese di più alta classifica mondiale.

Roba da stropicciarsi gli occhi: “L’anno scorso giocavo i tornei ITF e quardavo le giocatrici del WTA Tour alla tv, adesso ci gioco insieme, mi sembra un sogno”.  Anche perché Osaka è stata il suo idolo e mentore: "Quando siamo andate insieme all’Olimpiade le ho chiesto dei consigli e direi che sta funzionando”. Anche se il suo eroe sta Kei Nishikori, già 4 del mondo e finalista agli US Open: “All’Olimpiade c’era anche lui. Incredibile: l’avevo visto alla tv e poi potevo fare la sua stessa vita, nello stesso posto. Mi ha dato anche lui tanti consigli”.

FAMIGLIA
Nell’affacciarsi al mondo juniores, Moyuka aveva spiegato perché aveva sintetizzato la motivazione del tennis scrivendo: “Per stare insieme alla famiglia”. Nei paesi orientali, esiste moltissima competitività e i genitori sono spesso totalmente assorbiti dal lavoro, per cui, per condividere i momenti di evasione del papà, Kazuto, che a sua volta sfruttava i campi da tennis della sua compagnia, la Bristol.

Così, la bimba,  nata nel paese della mamma ma che si è trasferita a Tokyo a 7/8 anni, ha deviato dalle prime passioni sportive, nuoto e basket, e ha cominciato a inseguire la palla gialla insieme alla sorella: “ll nuoto era troppo duro, facevo tutti i giorni la stessa cosa, e il basket era soprattutto correre e correre di continuo, invece mi è subito piaciuto colpire le palle. E volendo fare qualcosa di diverso ho scelto il tennis”. Benvenuta.


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