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Naomi, un'altra chance: mai così in alto dal 2022

Qualcuno dubitava persino, di rivederla in campo. Invece Naomi Osaka è tornata al tennis con un altro spirito, più leggero e meno ansioso. Dopo un'assenza durata più di un anno – da settembre 2022 a gennaio 2024 – rieccola in scena, con altre ambizioni e altre priorità rispetto alla sua prima vita da tennista. Ma adesso servono risultati importanti

05 agosto 2025

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Sono già passati sette anni, dalla prima volta in cui Naomi Osaka ha alzato un trofeo del Grande Slam, gli Us Open del 2018. Fino al 2021, la giapponese ha messo a referto quattro Major – uno a stagione, equamente divisi tra New York e Melbourne – nonché la prima posizione della classifica Wta mantenuta complessivamente per 25 settimane nel periodo tra gennaio e settembre 2019 (inframmezzata da un'incursione di Ashleigh Barty).

Poi, la caduta. Prima i problemi di natura mentale, già affrontati durante il 2021 e resi pubblici con coraggio – parlando apertamente di depressione – dalla giapponese cresciuta negli States. Fece sapere, Naomi, che non voleva più parlare con la stampa, non voleva più avere a che fare con quel tipo di pressione. Scappò letteralmente dal tennis, per diventare mamma. Nel 2023, in luglio, diede alla luce Shai, la primogenita. “E da allora – disse – la mia vita è totalmente cambiata”.

Naomi, un'altra chance: mai così in alto dal 2022

Qualcuno dubitava persino, di rivederla in campo. Invece Naomi è tornata al tennis con un altro spirito, più leggero e meno ansioso. Dopo un'assenza durata più di un anno – da settembre 2022 a gennaio 2024 – rieccola in scena, con altre ambizioni e altre priorità rispetto alla sua prima vita da tennista. Da quel momento, tuttavia, la domanda degli appassionati è sempre stata più o meno la stessa: rivedremo mai Naomi al vertice? O almeno, la rivedremo mai competere con le big di oggi per qualche titolo che conta? Fin qui, risposta negativa. Anche se le occasioni non sono mancate.

Nel 2024, al Roland Garros, perse una partita quasi vinta contro Iga Swiatek. Era solo il secondo turno, ma per il livello esibito pareva una finale. Tanto che poi la polacca sarebbe andata a prendersi l'ennesimo trofeo parigino, battendo in finale Jasmine Paolini. La giapponese la prese con filosofia, ma il segnale di un possibile ritorno (vero) pareva chiaro. Pareva che un grande exploit fosse ormai solo questione di tempo.

Non fu così: la stagione americana andò male, poi a Pechino un infortunio alla schiena la costrinse al ritiro quando stava lottando con Coco Gauff, negli ottavi di finale. Era un 1000, certo, non uno Slam, ma un titolo così avrebbe fatto comodo. Come avrebbe fatto comodo, alla classifica e al morale, vincere ad Auckland nel gennaio di quest'anno: invece, un altro problema fisico – stavolta agli addominali – la costrinse ad abbandonare in finale, sotto di un set contro Clara Tauson.

Naomi, un'altra chance: mai così in alto dal 2022

Le vittorie importanti, nella partita secca, non le sono mancate. Parliamo di Garcia, Muchova, Samsonova, Putintseva. Quello che è mancato dal ritorno in campo a oggi è stata la continuità all'interno di un torneo. Stare lontano dagli infortuni e cercare di mettere in fila qualche partita di qualità, per quel salto in alto che invece stenta ad arrivare. Non è bastato il titolo del 125 di Saint Malo, per questo obiettivo. A una con la storia di Naomi, per tornare a credere davvero in se stessa, serve ben altro. Serve, per esempio, arrivare in fondo in un Wta 1000. Ecco perché la bella corsa a Montreal potrebbe essere una nuova chiave di volta per avvicinare almeno le top 20. Oggi Naomi ha 27 anni (va per i 28), non è ancora nella parte finale della carriera ma quanto durerà, questa carriera, dipende anche da quanto ancora resterà lontana dal vertice. 

Va bene essere una 'mina vagante' a ogni torneo, ma per una che il mondo del tennis lo ha visto (nemmeno per poco) dalla poltrona di numero 1, si tratta di una condizione che può diventare scomoda. Intanto, con i quarti raggiunti in Canada, tornerà almeno al numero 34 Wta. Niente di eccezionale, ma si tratta comunque di una posizione che non toccava dal gennaio 2022. Quando era nel pieno di una crisi profonda e quando ancora la sua seconda vita era tutta da scrivere. Se questa di Montreal non sarà l'ultima chiamata – è troppo presto per definirla in questo modo – è però possibile che tante occasioni sfumate finiscano per fiaccare le sue motivazioni. Perché anche per una abituata a resistere, ogni tanto, serve un segnale di grandezza.

Naomi, un'altra chance: mai così in alto dal 2022

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