Dopo un anno complicato per problemi fisici, la 22enne bergamasca sta tornando a fare risultati importanti nel circuito Itf. Un team famigliare e la collaborazione con Roberta Vinci sembrano averle dato quella fiducia che può fare la differenza: “E se guardo all’esempio di Paolini…”
28 settembre 2025
Dopo un 2024 problematico per un serio infortunio all’inguine che ha necessitato di un intervento chirurgico a fine ottobre, Lisa Pigato è tornata a macinare risultati. La finale raggiunta al W35 di Santa Margherita è solo l’ultimo passo. Dopo la proficua collaborazione con Alberta Brianti, la bergamasca è tornata ad allenarsi con papà Ugo e con il fidanzato, Federico Lucini, per provare a superare entro breve tempo il suo best ranking di n.318, risalente al maggio 2024. Abbiamo incontrato la classe 2003 lombarda dopo una sessione di fisioterapia al Cantera Tennis Team di Milano, dove si allena.
La finale al W35 di Santa Margherita di Pula è stata una bella iniezione di fiducia. Come è andata?
“Ultimamente avevo sempre giocato match contro avversarie molto forti. In Sardegna, per fortuna, i primi turni sono stati un po’ più agevoli e ho potuto alzare il livello senza dover fare delle ‘remate’ pazzesche. Anche senza esprimere il mio miglior tennis, giorno dopo giorno ho potuto risolvere alcune criticità. Diciamo che ho giocato usando la testa e adattando il mio tennis per fare male all’avversaria di turno”.
Quando ha capito che le cose si mettevano per il meglio?
“La chiave è stato il match contro la greca Valentini Grammatikopoulou, partita faticosa dove ho dovuto alzare il livello perché ero finita sotto 1-5, non giocando bene. Alla fine ho vinto (6-7 6-0 6-2, ndr) e ho risolto il problema. Al contrario, in finale, contro la svedese Hennemann, una giocatrice molto tenace, sono partita molto bene e poi mi sono un po’ persa (7-5 6-2 il punteggio, ndr). Ci può stare anche una giornata un po' meno positiva. Però sono contenta. Piano piano faccio progressi e la prossima la vinco: promesso (ride, ndr)”.
Questo per lei è un periodo di risultati significativi: quarti al W75 di Bucarest, semifinale al W35 di Trieste e al W50 di Koksijde in Belgio. E a marzo, al W15 di Gonesse in Francia, era tornata ad alzare un trofeo.
“Vero. Avevo bisogno di iniziare con il piede giusto l’anno, stando bene fisicamente, giocando più partite possibili, senza pensare troppo al risultato. Quel successo è stata una conseguenza di tutto questo”.
L’infortunio invece l'aveva condizionata per gran parte della scorsa stagione.
“Esatto, ho avuto problemi praticamente per tutto l'anno scorso. Ho iniziato la stagione con un piccolo stiramento all'inguine. Ma ho continuato a giocare anche se avevo sempre un po' di fastidio in quella zona. Non capivamo cosa fosse. Pensavo di avere un problema all’anca ma poi ho scoperto la reale natura del dolore che sentivo e a fine ottobre mi sono operata. Adesso va bene, anche se bisogna sempre stare attenti quando si rientra dopo un infortunio. Da due mesi a questa parte sto ingranando e i risultati lo confermano”.
Grazie ad una collaborazione con la Fitp, da un po’ di tempo Roberta Vinci sta affiancando il suo team così come quelli di altre atlete, per supportarla nello sviluppo della carriera. Come va il rapporto con l’ex campionessa azzurra?
“La sua è una supervisione importante per noi. Roberta ha il dono di entrare in punta di piedi, senza essere troppo invasiva, nelle dinamiche del team. Ovviamente il suo contributo è grande e si sente ma i suoi consigli arrivano sempre filtrati dal mio staff”.
Sia lei che Nuria Brancaccio, altra ragazza con cui la Vinci sta collaborando, la scorsa settimana avete giocato una finale.
“Sì, ma quella di Nuria era una finale un po' più bella (ride, ndr). Sono assolutamente contenta per lei”.
Come è composto oggi il suo staff?
“Mi alleno con mio padre Ugo (ex professionista con un best ranking di n.373 Atp, ndr) e con il mio fidanzato Federico Lucini, anche lui ex giocatore. Voglio però spendere qualche parola perché fino alla trasferta in Belgio ho lavorato, e bene, con Alberta Brianti: il suo contributo è stato importante. Magari poi su alcuni aspetti non ci siamo trovate, quindi per me è stato meglio tornare a lavorare con papà in un ambiente un po' più famigliare, ma devo riconoscere che con lei ho lavorato davvero bene. Tanta stima”.
Il suo ranking in doppio (310 Wta) è più alto di quello in singolare. Da ragazzina ha vinto il Roland Garros juniores in questa specialità e a Roma ha giocato alla grande accanto a Tyra Grant. Ha sempre un focus particolare sulla gara di coppia?
“A essere sincera, ho sempre vissuto il doppio come un miglioramento per il singolo. Certo, riconosco che mi piace e ci tengo a dare sempre il massimo. Per me è fondamentale fare coppia con ragazze con cui ho un buon rapporto e con cui mi trovo bene anche fuori dal campo. Se arrivano i risultati ne sono molto felice ma ultimamente ho dato priorità al singolare”.
Tutta la gioia di Tyra Grant e Lisa Pigato (foto FITP)
Programmazione futura?
“Un torneo Itf a Bucarest e poi uno in Grecia, a Heraklion”.
Che obiettivi si è data?
“Obiettivi di classifica non ne ho, anche perché in passato mi hanno sempre messo un po' di ansia. L’importante è lavorare sodo in allenamento per poi esprimermi al meglio in campo. Poi vedremo”.
Se chiude gli occhi cosa vede?
“Mi piacerebbe poter pensare una programmazione con i quattro tornei del Grande Slam e poi giocare di nuovo a Roma, che è un torneo incredibile. Sogno anche una convocazione in Nazionale. Ho visto in televisione il successo delle ragazze in Billie Jean King Cup… quanto orgoglio!”.
Anche il percorso di una giocatrice straordinaria come Jasmine è di ispirazione?
“Vedere il percorso di Cocciaretto o di Paolini è certamente un esempio importante per noi. Jasmine è una ragazza che non si è posta limiti e ha raggiunto il best ranking a 28 anni, facendo il meglio possibile. Certo, ognuna di noi ha i propri tempi, ma questo straordinario movimento in crescita non fa che spronarti a dare il massimo e carica parecchio”.
Lisa Pigato (Foto FITP)