Paolini e Swiatek contrastano di personalità e alternative di gioco il dominio fisico delle due nazioni al vertice del tennis donne. Soprattutto la toscana è l’alternativa più stuzzicante anche in chiave Finals
di Vincenzo Martucci | 21 ottobre 2025
Per motivi geografici e storici, e ancor di più alla luce degli ultimi eventi politici, la Russia non è Europa. Per cui la polacca Iga Swiatek e l’italiana Jasmine Paolini spiccano ancor di più fra le top. Sono schiacciate dalle tre figlie della madre terra Russia, Aryna Sabalenka, prodotto della frammentazione dell’URSS, targata Bielorussia che rimane la colonia più fedele allo zar Putin, Elena Rybakina, moscovita di nascita e residenza, ma con passaporto kazako, Mirra Andreeva ed Ekaterina Alexandrova. Sono schiacciate anche dalle tre statunitensi, Coco Gauff, Jessica Pegula, Madison Keys. E sono schiacciate da una virago che sta a cavallo fra le due superpotenze: Amanda Anisimova, nata e cresciuta negli States, di cui ha abbracciato giustamente la bandiera, ma figlia di russi emigrati nel New Jersey e poi trasferiti nell’Eldorado del tennis, in Florida.
ECCEZIONE IGA
Se guardiamo con attenzione, Swiatek e Paolini si staccano dal gruppo che ritroveranno alle WTA Finals di Riad anche come stile di gioco e come personalità. Non si basano solo sulla fisicità, né sulla potenza fine a stessa. Non dipendono solo dal servizio. E dispongono di alternative tecno-tattiche che tirano fuori alla bisogna. Anche se, come le colleghe specifiche, e in generale come le tenniste tutte, dipendono fortemente dalle emozioni del momento e possono avere dei violenti sbalzi nella stessa partita che si specchiano nei punteggi. In special modo la polacca, ex numero 1 e pluri-campionessa Slam che alterna i 6-0 e i 6-1 che infligge a piene mani alle avversarie ai set persi altrettanto nettamente, così come le intere partite.
E questo, attenzione, senza spiegazioni eclatanti, che evidentemente si nascondono nelle pieghe del suo delicatissimo con l’amica di sempre che funge da mental-coach ufficiale al suo angolo.
ECCEZIONE JAS
Un po’ per costituzione fisica, un po’ per costruzione tecno-mentale (di mastro Furlan), un po’ per cultura e un po’ per frequentazione sempre più assidua della super-stratega/motivatrice/compagna di doppio, Sara Errani, la nostra amatissima “Jas” dal sorriso che conquista si stacca totalmente dalle super8 di Riad perché non solo è più affidabile e continua nelle prestazioni, ma è anche quella col gioco più vario e duttile.
Ed è talmente passionale e generosa, talmente dedicata e concentrata su ogni singolo “15” - forse per la mancanza del colpo del ko di cui dispongono le wonderwomen - da conquistare prestissimo nel match il pubblico diventandone spesso la beniamina. Come fosse una figlia, una sorella.
A guardarla già alla foto di rito a rete parte da “underdog”, come dicono gli yankees, così piccina e dolce rispetto alle avversarie, sempre arcigne e muscolate. Così, la toscana si fa amare da subito. Se poi ci aggiungi l’ammirevole determinazione che, aggiunta a dedizione e orgoglio, l’hanno riportata alle Finals sia in singolare e doppio a un anno dalle imprese del 2024, allora hai il gioiello che brilla più di tutti in questo diadema delle top 10.
Che non sono fortissime come in passato ad altissimo livello ma hanno un livello medio alto così importante che Andreeva, a dispetto di due titoli e di tanti quarti di finale Doc, si è trovata tagliata fuori. E può rientrare in gioco a Riad solo passando dalla porta di servizio.