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Il momento d'oro di Francesca Pace: "Negli Usa ho preso fiducia"

Vent’anni, romana, Francesca Pace ha scalato più di 270 posizioni del ranking Wta in appena due mesi. Tre successi Itf conquistati in altrettanti tornei W35 negli Stati Uniti lanciano la figlia dell’ex top 10 Irina Spirlea e Massimiliano Pace - che è anche il suo coach - verso un 2006 luminoso

14 dicembre 2025

È da qualche anno una delle promesse più luminose del panorama azzurro. Vent'anni compiuti ad agosto, Francesca è figlia dell’ex top 10 romena Irina Spirlea, ma il coach in casa è suo papà, Massimiliano Pace, ottimo B1 con un passato da sparring partner di giocatrici del calibro di Monica Seles e Martina Navratilova. Abbiamo raggiunto la giocatrice n.344 del ranking Wta nella sua casa romana, dove sta recuperando da un leggero problema alla schiena che l’ha costretta al ritiro nel suo ultimo torneo giocato, ai primi di dicembre a Daytona Beach, in Florida. 

Possiamo definire la sua trasferta statunitense, cominciata a fine settembre e dove ha vinto i suoi primi tre tornei ITF in carriera, indimenticabile?

“Direi proprio di sì. Ho giocato molto bene per diverse settimane e ho vinto i W35 di Norman, Boca Raton e Redding. Onestamente, non mi aspettavo questi successi perché venivo da un lungo periodo di stop per un infortunio (al polso sinistro, ndr.), che mi ha fermata per quasi quattro mesi. Sembrava anche che mi dovessi operare ma così non è stato. Sono partita per la California a metà settembre con zero fiducia. Non ero allenata e infatti nei primi due tornei giocati sono uscita al primo turno. Ero triste e volevo tornare a Roma, ma mio padre mi ha esortato a tenere duro dicendomi che mi serviva solo un po’ di tempo per prendere il giusto ritmo. E il torneo successivo l’ho vinto”.

Francesca Pace, chi è l'italiana che vince negli Usa

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Una bella iniezione di fiducia.

“Sì, da lì è scattato qualcosa anche se non saprei dire esattamente cosa. Ho preso fiducia e forse anche un po' più di consapevolezza. Credo sia soprattutto una questione mentale più che di tennis perché, alla fine, puoi giocare bene quanto ti pare ma se non stai bene di testa non riesci a esprimerti al meglio”.

E nella sua testa cos'è successo? 

“Mi sono tranquillizzata. Mi sono detta: ‘piano piano magari andrà meglio’. E così è stato”. 

A proposito di emozioni, cosa ha provato ad alzare il primo trofeo?

“Bellissimo, anche perché a inizio anno mi ero data degli obiettivi e quello a lungo termine era vincere un W15 o un W35. Non solo ci sono arrivata, ma ho fatto di meglio. Ero proprio contenta”.

È partita per la trasferta americana da 620 del mondo e adesso, in soli due mesi, è 344 Wta: un bel salto.

“Sì, penso che questi successi cambieranno un po’ la mia programmazione per l’inizio del 2026. Stavo pensando di giocare anche qualche W75”.

Da junior è stata a un passo dalla top 30. Come ha vissuto la categoria under 18 visto che ha avuto anche la possibilità di giocare tutti gli Slam e a Wimbledon ha raccolto gli ottavi di finale?

“Nella categoria junior c’è più divertimento, sei ancora una bambina e, in un certo senso, è tutto un po' più spensierato. Fare esperienza negli Slam è stato bellissimo anche se lì, in realtà, un po’ di pressione c’è. È un periodo di costruzione in cui è importante prepararsi al meglio per quello che verrà dopo”.

Che fine hanno fatto/12: Irina Spirlea

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Come è composto oggi il suo staff?

“Mio padre è il mio allenatore, mentre il preparatore fisico è Alessandro Cesario. Facciamo base al circolo Oasi di Pace (inserito nel parco archeologico dell’Appia Antica, ndr) ma quando mi servono campi coperti o devo allenarmi sul cemento ci appoggiamo al circolo Enjoy o al Tennis Project, che mi mettono a disposizione sempre i loro campi. Per questo li ringrazio molto”.

I tuoi genitori hanno il tennis nel sangue. Come è il vostro rapporto?

“Con mia mamma ci parlo, ovviamente, visto che lei ha molta più esperienza di me e certe emozioni le ha già vissute. Insomma, qualche consiglio qualche volta arriva e poi, ma lo dico a bassa voce, mi piacerebbe battere il suo best ranking. Bisogna puntare in alto o sbaglio?”.

E il rapporto, spesso controverso, con un papà-coach?

“La gente pensa che sia complicato ma per me non è mai stato così. Certo è diverso da un allenatore esterno perché si ha molta più confidenza. Noi siamo molto tranquilli, qualche volta abbiamo qualche battibecco in campo, come è per tutti, ma non litighiamo mai davvero. Siamo molto sereni: lui capisce me, io capisco molto bene lui. Andiamo di pari passo”.

Dovesse raccontarsi come giocatrice?

“Ho un gioco molto aggressivo e cerco di spingere e costruirmi la palla giusta per poi chiudere lo scambio con il diritto, che è il mio colpo più efficace. Anche il servizio è uno dei miei punti di forza (è alta quasi un metro e ottanta, ndr). In campo cerco sempre di non mollare mai e di dare tutto”.

Ha vinto due tornei sul cemento e uno sul rosso, qual è la sua superficie preferita?

“A me piace il cemento, però in Italia e in generale in Europa ci sono molti più tornei sulla terra per la categoria che sto giocando adesso, quindi sono più abituata ad esprimermi bene sul rosso”. 

Oltre a sua mamma, c’è una giocatrice che l’ha ispirata?

“Quando giocava, a me piaceva un sacco Maria Sharapova. Adesso direi Aryna Sabalenka ed Elena Rybakina”.

Il momento d'oro di Francesca Pace: "Negli Usa ho preso fiducia"

La sua è una famiglia che ha il tennis nel dna. Quando ha iniziato a giocare?

“La prima volta che ricordo di aver preso una racchetta in mano penso di aver avuto quattro anni, ma a giocare seriamente sono partita più tardi, anche rispetto ad altre mie coetanee che già a dodici anni giravano per tornei. I tornei di Tennis Europe non li ho praticamente frequentati. Ho iniziato a 15, 16 anni e quando ho cominciato ad avere i primi risultati un pochino più importanti da junior, ho capito che se mi impegnavo al massimo avrei potuto andare avanti col tennis”. 

Fuori dal campo che ragazza è?

“Molto tranquilla, sono spesso in giro per tornei, per cui quando posso mi piace stare con la famiglia e con gli amici. Non ho hobby particolari, per stare bene mi basta anche una cena con gli amici. Adoro viaggiare e in questo senso ho scelto la professione giusta”.

Che obiettivi si è data per il futuro?

“Un obiettivo, anche se a lungo termine, è senz’altro quello di entrare a giocare le qualificazioni dei tornei del Grande Slam. Però, se devo proprio chiudere gli occhi e sognare in grande, ma proprio in grande, dico vincere a casa mia a Roma. E poi Wimbledon”.

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