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I sogni di Julieta Pareja: parla spagnolo la nuova speranza USA

Nata in California da genitori colombiani, Julieta Pareja è numero 1 del ranking mondiale juniores nonché la più avanti fra le sedicenni a livello WTA. Ammira Nadal, porta la Colombia nel cuore e ha scelto un argentino come allenatore, ma promette di regalare un grande futuro al tennis a stelle e strisce

24 ottobre 2025

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Non sono state molte, in tempi recenti, le giocatrici capaci di vincere una partita nel circuito ATP ad appena 16 anni. Nel 2025 all’elenco si è aggiunta Julieta Pareja, origini colombiane – da parte di entrambi i genitori – ma nazionalità statunitense, perché nata a Carlsbad (California). La data? 18 febbraio 2009, il che significa che condivide il compleanno con due nomi illustri della racchetta: una è la nostra Roberta Vinci, l’altro Evgeny Kafelinov, capace di vincere due Slam e arrivare al numero della classifica ATP nella seconda metà degli Anni ’90.

Julieta all’epoca non c’era ancora, mentre era già una tennista in erba quando la Vinci batteva Serena Williams sull’Arthur Ashe Stadium e conquistava la finale dello Us Open, che dieci anni più tardi sarebbe diventato il primo Slam disputato da Julieta fra le grandi. Col mitico “Kaf”, invece, la teenager statunitense condivide un passaggio in testa al ranking mondiale, che nel suo caso è quello delle juniores, attualmente guidato grazie alla doppia finale di quest’anno sull’erba di Wimbledon, in singolare come in doppio, così come all’altra finale giocata in precedenza al Trofeo Bonfiglio, gli Internazionali d’Italia juniores.

Tutti lampi del talento di una ragazza che curiosamente il miglior torneo fra le “pro” l’ha giocato proprio in Colombia, fra marzo e aprile a Bogotà (città di mamma Adriana), quando al debutto nel circuito WTA superò le qualificazioni e poi si spinse fino in semifinale, come più giovane a riuscirci nel Tour dal 2019, da quando una certa Coco Gauff si prese addirittura il titolo sul cemento indoor di Linz, in Austria.

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Nonostante quel risultato nella prima metà dell’anno, Julieta ha continuato a dare spazio anche all’attività juniores, ma ciò non le ha impedito di diventare comunque la miglior sedicenne al mondo, al numero 345 della classifica WTA. Una crescita che ha stuzzicato l’interesse di un brand di tutto rispetto come On, che l’ha inserita nel parco atleti insieme a nomi illustri come Swiatek, Shelton, Cobolli e Fonseca, e ha pure attirato l’attenzione del pubblico di tutto il mondo, che le ha inserita nell’elenco delle predestinate. Un’etichetta pesante, ma che la statunitense porta con la serenità tipica dei 16 anni e la leggerezza ereditata dal sangue latino.

Porterò sempre la Colombia nel mio cuore – ha raccontato –, e sono orgogliosa di avere lì le mie origini, in un paese di persone di buon cuore, con tantissime tradizioni culturali, uniche e diverse fra loro. Le vivo e le porto dentro di me, così come le abitudini alimentari”. Il suo legame con l’America Latina è fortissimo: è ambasciatrice della Fundación Cardioinfantil della città di Bogotà, ha da qualche tempo scelto come allenatore un argentino (l’ex tennista Agustin Velotti). Mentre se c’è da guardare a un modello cambia il continente ma non la lingua, lo spagnolo di Rafa Nadal. “L’ho sempre ammirato – racconta – per la sua mentalità in campo e il suo spirito competitivo. È una persona molto umile e mi è sempre piaciuto tantissimo vederlo competere con grande fame ma anche grande compostezza”.

Difficile trovare un esempio migliore da seguire, per una carriera che promette tanto ma è iniziata da poco, o per certi versi deve ancora iniziare, con tutto ciò che ne consegue in termini di sacrifici, impegno, sforzi, viaggi. “Trascorrere tante settimane lontano da casa – ha spiegato – non mi dispiace. Adoro giocare a tennis e la possibilità di viaggiare per il mondo per inseguire il mio sogno non capita a tutti. Può diventare stancante, ma a 16 anni vedo soprattutto gli aspetti positivi e non vedo l’ora di trascorrere in campo il maggior tempo possibile. Devo crescere ancora tantissimo per arrivare dove vorrei e questa è la mia più grande motivazione. Posso migliorare molto e voglio riuscirci. La mentalità alla Nadal c’è già, mentre per il resto c’è tempo. Ma anche grazie a lei il futuro del tennis femminile americano sembra in buone mani.

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