

Tante partite combattute, tante situazioni psicologiche e tanto equilibrio: Roma rilancia ulteriormente il movimento verso Parigi
di Vincenzo Martucci | 17 maggio 2025
Senza nulla togliere al torneo maschile con due giocatori di casa nelle semifinali come non succedeva dal 1957, gli Internazionali d’Italia al femminile sono stati scoppiettanti, vivacissimi, eccitanti, equilibrati. Nel segno di un movimento che al vertice sta vivendo un momento di estremo equilibrio, proponendo un ventaglio di protagoniste che si alternano di torneo in torneo, senza limitazioni di età, di stile, di caratteristiche fisiche e tecniche, o di zone geografiche di appartenenza.
Per intenderci, non c’è uno schiacciante potere dell’Est Europa o degli Stati Uniti, e ormai, come del resto al maschile, il fattore terra rossa non è più così determinante. Nel segno di uno sport sempre più “facile” sotto un certo profilo, ma sempre più difficile perché costringe a mettere insieme un puzzle variegato e sempre più preciso e legato alla tecnologia.
FUOCHI D’ARTIFICIO
Le partite di Jasmine Paolini sono state ricchissime di pathos e hanno sicuramente avvinto il pubblico del Centrale, coinvolgendo sempre più la folla negli sforzi e nella passionalità della simpatica toscana. Tanto da portarla quasi in spalla, di peso, oltre l’ostacolo, con ogni tipo di supporto vocale, nel segno di una empatia che forse non è stato mai così forte e deciso per nessun’altra giocatrice di casa. Richiamando forse solo l’amore che suscitò la bellissima argentina Gabriela Sabatini, che di italiano aveva solo il nome degli avi, ma fu praticamente adottata.
Le sorprese, più o meno annunciate hanno caratterizzato una volta di più un torneo durissimo. La numero 1, Aryna Sabalenka, ha perso per mano della elegantissima cinese Qinwen Zheng, ma in realtà ha perso prima, dopo il braccio di ferro con la ucraina Marta Kostyuk. Un match davvero vibrante, pieno di suspence, di qualità e peso di palla, molto atletico e molto duro. Che la bielorussa ha strappato di forza, rimontando in un secondo set drammatico capace di tener avvinto il Centrale fino a tarda sera.
Così come drammatico è stato il ko della campionessa uscente, Iga Swiatek, anche lei in realtà battuta non dall’avversaria specifica, la pur bravissima Daniele Collins, che così ha sfatato il suo tabù, ma, piuttosto, sulla scia di una crisi davvero angosciosa.
SENTIMENTI
Il fattore umano delle giocatrici è emerso in modo irresistibile, proprio da parte delle sue maggiori star. Perché tutti hanno potuto percepire la frustrazione di Aryna, che nella sfida precedente aveva perso le gambe e non riusciva quindi a portare i suoi colpi come al solito, così come di Iga, abulica, assente, vuol fantasma della dominatrice della terra rossa degli ultimi 4/5 anni. Quanto ha contribuito lo slancio della rivelazione del torneo, Peyton Stearns che è entrata nel Guinness dei primati della WTA con le tre partite di fila vinte al tie-break del terzo set, due delle quali contro ex campionesse Slam come Keys e Osaka?
E quando drammatica è stata la rimonta di Coco Gauff contro la Zheng da 3-5 al terzo set, al culmine di 3 ore 32 minuti di lotta senza quartiere, con il risultato sempre in bilico? Quanto equilibrata è stata la sfida fra le ex rivali juniores Andreeva e Tauson, vinta ancora dalla terribile 18enne russa, sempre in rimonta? E Raducanu ed Andreeva che bei segnali di ripresa hanno dato dopo tanti momenti bui, arrivando entrambe agli ottavi, superando avversarie sulla carta più quotate come Kudermetova e Rybakina? Il tennis femminile esce da Roma sempre più forte e marcia comunque più convinto verso Parigi.
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