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Zverev e Medvedev: "Sinner e Alcaraz dominanti, ma il circuito è aperto"

Alla vigilia del Roland Garros la cosiddetta generazione di mezzo traccia il futuro del tennis maschile. Secondo Tsitsipas oggi emergere è più difficile di qualche anno fa

di | 25 maggio 2025

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Hanno vinto Masters 1000, raggiunto finali Slam e in un caso l'hanno anche vinto, in una serata in cui tutti attendevano un'altra storia e il compimento di una differente leggenda. Ma Alexander Zverev, Stefanos Tsitsipas e Daniil Medvedev, che ha spento il sogno di Novak Djokovic di diventare il primo uomo a completare il Grande Slam dal 1969 in singolare maschile, sono rimasti schiacciati prima dalla compresenza di tre leggende - il trio Djokovic, Federer, Nadal - e oggi dalla spinta in avanti di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Uno scenario diverso, quello di oggi, hanno spiegato nel Media Day alla vigilia dell'esordio al Roland Garros, per certi versi più aperto, per altri tuttavia più difficile.

"Vorrei non aver avuto i tre più grandi giocatori di tutti i tempi nei primi dieci anni della mia carriera, perché penso che forse avrei già vinto uno o due Slam e probabilmente qualche altro torneo, ma allo stesso tempo è stato un privilegio affrontarli e mi sono goduto ogni momento" ha detto Zverev, finalista l'anno scorso al Roland Garros. 

"Forse emergere tra i primi 100 o 50 è oggi più difficile, forse anche tra i primi 30, perché i giocatori fuori dai primi 30 o 40 possono valere un posto in top 10, come abbiamo visto molte volte quest’anno. Ma credo che entrare tra i primi 10 o 5 al mondo fosse più difficile allora, perché quattro posti erano sempre occupati, e i numeri 5, 6, 7 erano praticamente Stan (Wawrinka), Delpo (Del Potro) e Tomas Berdych, o qualcuno come Kei Nishikori o David Ferrer. Quindi sei o sette posti erano sempre presi. Oggi non vedo la stessa cosa. Jannik Sinner e Carlos Alcaraz sono molto dominanti. Ovviamente Novak è ancora Novak. Ma a parte quei quattro posti, oggi tutto è un po' più aperto".

Anche secondo Tsitsipas, battuto da Djokovic in finale al Roland Garros nel 2021, "il livello medio è più alto di allora. I giocatori sono molto più maturi. I colpi sono cambiati. Alcuni giocano come se avessero due dritti. Devo adattare il mio gioco e considerare alcuni aspetti per il futuro, perché l’intensità sta crescendo molto, e fisicamente non si era mai visto un livello così. Vedo un’evoluzione costante nello sport, nel modo in cui i giocatori stanno evolvendo e quanto stanno migliorando anno dopo anno". 

L'evoluzione coinvolge anche lui, e non solo per quanto riguarda il gioco. "Ora ho più controllo su cosa voglio e su ciò che penso sia necessario per me. Sento di essere molto più chiaramente il capo di me stesso. Non ho mai lavorato così duramente in vita mia. È un vantaggio. Ogni giorno spingo me stesso al limite. A volte è difficile. Sento molta più responsabilità. Ma sono pronto ad affrontarla. Non credo avrei scelto questa strada se non fossi stato pronto per le conseguenze e le esigenze che comporta".

Stefanos Tsitsipas (foto FITP)

Stefanos Tsitsipas (foto FITP)

Medvedev, invece, allarga lo sguardo senza fornire un verdetto definitivo. "Il livello è molto alto, tanti giocano bene ma anche prima credo che fosse così - ha detto -. Casper è arrivato al numero 16 o 15 al mondo, ma ha vinto un Masters 1000 a Madrid, è tornato in top 10. Due anni fa sempre a Madrid Jan-Lennard Struff è entrato come lucky loser ed è arrivato in finale. Tutti giocano bene. Tutti vogliono vincere. È sempre dura".

Ma qualche differenza, rispetto agli esempi di longevità fuori dall'ordinario di Djokovic, Federer, Murray e Nadal c'è. "Se li togliamo dall’equazione, tanti giocatori, una volta arrivati vicini ai 30 o oltre, calano un po’ di livello, poi magari risalgono. Prendi Musetti, è giovane, ma non ha 20 anni. Ha appena trovato il suo ritmo. Sta salendo nel ranking. Stessa cosa per Alex de Minaur, che è giovane [ha 26 anni] ma non un teenager che esplode all’improvviso".

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Il moscovita si sente vicino al suo livello migliore. Ovvero, spiega, "quello per cui tutto è possibile. Ma l'ultimo passo per raggiungere quel livello è il più difficile.  Carlos ge Jannik probabilmente giocano un po’ meglio di tutti al momento nel circuito. Non è facile. Sono comunque numero 11 del mondo, e pochi punti mi separano dalla Top 10. Per ora va bene, ma voglio di più".


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