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Sascha ha sempre stimato Nole, che è stato il suo idolo, e il campione serbo ha dato molti suggerimenti al tedesco nella rincorsa agli Slam. L’importanza del match anche in prospettiva futura e quindi la gestione mentale sarà decisiva quando l’uno-due servizio-risposta
di Vincenzo Martucci | 04 giugno 2025
Amici, almeno quasi amici, per quanto questo sentimento sia realmente possibile in una realtà estremamente competitiva come uno sport professionistico che esalta l’ego in modo smisurato e cerca la soluzione nei dettagli e nella sofferenza dell’avversario. Sascha Zverev e Novak Djokovic sono più vicini di altri colleghi: il tedesco ha sempre indicato il serbo come idolo e gli ha chiesto più volte consigli, il Campione di gomma, Il Cannibale, detentore di tutti i record, l’ha preso sotto la sua ala, convinto che fosse lui l’erede dei Fab Four. Anche se poi l’ha bacchettato spesso e forte sulle dita come un maestro esigente e sogna di ripetersi in questo incrocio di fuoco nei quarti del Roland Garros. Forte dell’8-5 nei testa a testa, 1-1 sulla terra rossa, più capace di gestire le maratone di nervi e fisico di 5 set degli Slam, tanto da comandare 3-1 nei precedenti.
Alexander ZVerev (Getty)
Nole s’è imposto proprio a Parigi ma nel lontano 2019, Sascha nella finale di Roma dell’ancor più lontano 2017. Zverev, ricordi quelle lontane prime volte? “A quel Roland Garros era davvero molto superiore, soprattutto a livello Slam, giocammo un primo set molto equilibrato e poi lui mi superò abbastanza facile. Da allor abbiamo giocato tante volte ancora, con tante battaglie dure, io ho avuto qualche bella vittoria e ho subito qualche dura sconfitta, abbiamo una bella storia nella nostra rivalità, non vedo l’ora di ritrovarlo, stare sul campo con lui è sempre un privilegio, un onore”.
A 28 anni, con le sue cicatrici guadagnate sul campo e fuori, con la spada di Damocle del diabete che può condizionarlo e metterlo anche ko sempre e comunque, a sorpresa, il tedesco un tempo altezzoso e arrogante quando parla di Djokovic ci va coi piedi di piombo: “Ha vinto 24 Slam, non sarà mai un outsider, di sicuro da come si gioca a tennis, che cosa significa trovarsi sui grandi palcoscenici e giocare i grandi match”. Anche se, dopo l’inchino, da numero 3 del mondo, ancora alla disperata el primo urrà nei major, si fa forza con la classifica e la carta d’identità del 38enne serbo: “Per me, Carlos resta il favorito. Poi direi che ci siamo Jannik, io e Novak. L’ho detto e lo ripeto. Anche se come tennis ed esperienza, Novak è comunque in alto, insieme a noi”.
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— Roland-Garros (@rolandgarros) June 3, 2025
A Parigi, 12 mesi dopo l’infortunio al ginocchio che lo costrinse al ritiro dal torneo, Djokovic ha sfruttato un tabellone coi fiocchi (McDonald, Moutet, Misolic e Norrie), e ha superato tutti gli ostacoli in tre set, anche facili, arrivando solo una volta al tie-break. Non ha convinto, come non aveva convinto alla vigilia quando ha firmato il titolo numero 100 a Ginevra, ma, di mestiere, sfruttando al massimo servizio e risposta, ed infilando subito il dito nella piaga dei difetti avversari, il 3 volte vincitore del torneo, ha trovato agevolmente la chiave di volta per firmare quota 100 match vinti sulla sacra terra del tennis ed avanzare ai 16mi quarti consecutivi.
Nole non è veloce come un paio d’anni fa ma frazionando molto lo scambio, cercando anzi di ridurlo all’osso con due-tre colpi subito determinanti ad inizio game, come se giocasse sull’erba e non sulla tera, sta nascondendo i limiti dell’età. Complice la scomparsa dei terraioli classici che imponevano estenuanti rimesse da fondo e lotte fisicamente durissime.
In questo tennis moderno che va alla velocità della luce, nel segno del numero 1, Jannik Sinner, la fortuna di Novak è stata quella di non incrociare avversari che imprimessero ritmi molto alti, per lui, oggi, insostenibili. E contro Zverev potrebbe avere ancora campo libero nella sua tattica da moviola, grazie a servizio e risposta una volta in campo, garantendosi subito lui il vantaggio del secondo colpo, per chiudere magari lo scambio col terzo una volta conquistato un po’ di campo in più. Perché Sascha serve bene, ma la risposta di Nole è leggendaria ed è allenata negli anni alle soluzioni del tedesco, e perché Zverev non risponde tantissimo e la battuta di Djokovic - per la quale il campione di Belgrado deve ringraziare in eterno Goran Ivanisevic - è paralizzante.
Fatto 100, Nole vuole fare anche... 25
Chi dei due gestirà meglio di testa la vigilia e questo match così delicato e forse determinante per entrambe? Dovesse perdere contro un campione che merita sempre rispetto ma è ormai sul viale del tramonto, Zverev si sentirebbe ancor più sorpassato dalla New Generation, di Sinner, Alcaraz, Draper, Shelton, Rune e compagnia, e anche dal destino, dopo le tante occasioni Slam smarrite anche di un soffio, soprattutto al Roland Garros, l’anno scorso nella finale persa in 5 set contro Alcaraz, dopo il drammatico infortunio nelle semifinali 2022 contro Nadal.
L’animo di Djokovic è più leggero perché i quarti a Porte d’Auteuil dopo un’annata povera di soddisfazioni gli hanno comunque restituito il sorriso e comunque, sotto sotto, gli farebbe meno male una sconfitta contro Zverev che non, magari in termini più duri, contro Sinner. Anche se arrivare di nuovo fra i magnifici 4 sarebbe una immensa soddisfazione e gli garantirebbe comunque una nuova spinta per Wimbledon. Chissà se deciderà questa leggerezza d’animo di Novak o la pesantezza di palla di Sascha.
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