-
Slam

Attento Musetti, quando Fritz vede erba non è più… amico

A dispetto di grandi potenzialità, l’americano non ha mai realizzato compiutamente le grandi aspettative sue e del suo paese. Ma sul verde pensa meno ed attacca di più, e ha vinto 3 volte Eastbourne

di | 10 luglio 2024

L'esultanza di Taylor Fritz a Wimbledon (Getty Images)

L'esultanza di Taylor Fritz a Wimbledon (Getty Images)

Loser, perdente. La lettera scarlatta campeggia da tempo sul volto sempre palliduccio e sullo sguardo spesso smorto di Taylor Fritz, l’avversario di oggi dei quarti a Wimbledon del braccio d’oro di Carrara, Lorenzo Musetti. Loser è la rivincita dei tanti che avevano pronosticato al 26enne di Rancho Palos Verdes un futuro da numero 1, degno erede di Pete Sampras.

Anche lui figlio della California, anche lui alto e forte, e seguace del servizio-dritto-volée da cemento. Di più: coi geni di mamma Kathy May, ex top ten di tennis, e di papà Guy Henry , anche lui tennista e poi coach dell’anno, con due zii anche loro ex atleti di livello e il bisnonno che ha fondato i grandi magazzini Macy, coprendo di dollari generazioni di Fritz. Loser è un’espressione brutta forte per gli yankees: perché da quelle parti ti perdonano tutto ma non di perdere le opportunità. E Fritz ha smesso da tempo di essere amico del sogno americano ed è passato nella riga dei “cattivi”, accanto alla fidanzata bionda e sempre sorridente con le labbrucce a cuoricino pronte all’ultimo flash dei fotografi, l’influencer Morgan Riddle.

Eppure lui si sforza, si vede che ci mette tutta l’anima, non da campione - ahilui - ma da ottimo atleta. Solo che arriva fino ad un certo punto, a un passo dagli eroi, dalle imprese, dall’eccezionale, e poi si ferma di blocco. Così colleziona delusioni su delusioni, almeno nella sezione-gloria, e rimane in anticamera mentre troppi altri coetanei e connazionali gli passano davanti. E’ così e basta, potrebbe gettare la spugna e lasciar perdere. Invece lui insiste, ogni tanto si esalta, rialza la testa, promette fuoco e fiamme e una rivincita sul destino, ma poi torna nel limbo dei secondo e dei terzi. 

FRITZ NATO IN UN'EPOCA SBAGLIATA

Questo è Taylor Fritz, che a febbraio dell’anno scorso era salito al numero 5 del mondo e oggi è 13, che ha tragicamente sbagliato epoca: doveva far capolino nel tennis quando la superficie-madre era l’erba. Perché, quando vede verde, quando deve pensare di meno e può solo lasciare andare il braccio, diventa un altro, scopre di essere intraprendente e vincente pure di rovescio, vince tre volte lo stesso torneo (Eastbourne) ed arriva addirittura a rimontare da due set a zero sotto contro un grande avversario, su una grande palcoscenico ed in una grande partita. Come ha appena fatto contro Sasha Zverev, negli ottavi di Wimbledon. Senza cancellare di certe altre macchie, come quella, di due anni fa sempre ai Championships quando vinse, perse, vinse e poi perse definitivamente nei quarti contro Rafa Nadal al quinto set.

Che era successo? Semplicemente, tragicamente, come tanti altri comuni mortali, così diversi dai campioni che sono sfrontati, sicuri, incoscienti e folli, Taylor si fece prendere dalla umanissima paura. E smise di tirare, di cercare il punto, di rischiare, subendo il terribile mancino di Spagna, incassando l’ennesimo, bruciante, ko. Ma almeno contro il famoso mancino è 2-2 nei testa a testa, e l’’ha pure battuto in occasioni importanti come nella finale di Indian Wells e al Masters. Con Novak Djokovic, invece, è addirittura 0-9, rimane paralizzato ancor prima di incrociare le racchette al solo pensiero della micidiale risposta del serbo e dei lunghi fraseggi da fondo dai quali esce sfiancato dal suo inutile martellamento solo di potenza. Emblematica la sfida degli Australian Open 2021, quando, dopo i primi due set persi, ne aveva dominati lui due, aveva la sensazione di avere finalmente in pugno il formidabile avversario, peraltro anche ferito e dolorante, ed invece si inabissò per l’ennesima volta, subendo un 6-2 rabbioso da parte del re della foresta in trance agonistica.

AMICO PAUL

Come il compagno di giochi di sempre e rivale juniores Tommy Paul, col quale s’è scambiato due finali Slam (ha perso al Roland Garros e ha vinto agli US Open), Taylor è fin troppo perfetto nelle apparenti possibilità di fisico e tecnica, potenzialmente, è anche forte alla terra dove è il migliori degli americani, l’unico che frequenta tutta la stagione sul rosso europeo, quindi conosce la pazienza dei lunghi scambi e i tagli diversi da dare alla palla.

Il problema è che preferisce giocare col pilota automatico e picchiar duro alla conquista degli spazi più comodi dove affondare ancora di forza, senza pensare troppo, nel segno del cemento sul quale è cresciuto. E sull’erba la semplice strategia funziona come possono testimoniare gli avversari che ha steso a Wimbledon: O’Connell, Rinderknech, Tabilo e appunto Zverev, sia pure con il tedesco dolorante ed handicappato a un ginocchio. I precedenti contro Musetti non contano granché: l’ha battuto due anni fa, anche a Wimbledon, e ci ha perso sulla terra ad aprile a Montecarlo. Non sono davvero significativi. Quello che conta oggi è la versione più offensiva e determinata dei due protagonisti potenzialmente offensivi, a tratti imparabili, ma tendenzialmente timidi o almeno non sfrontati, non sfrontati e continui nell’attacco. Chi dei due riuscirà a imporsi sulla propria natura, a star più vicino alla riga di fondo e a tirar forte con maggior cura e continuità avrà la meglio, anche nettamente sull’altro, e si aprirà le porte a una semifinale grandiosa e indimenticabile. Una partita di quelle che cambia la carriera.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti