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US Open, Fritz: "Con Nava non sarà facile, ma poi spero di sciogliermi"

Lo statunitense, finalista dell'ultima edizione, torna a New York con "aspettative molto alte". E sull'eventualità di un confronto con Sinner o Alcaraz parla chiaro: "Sono uno stimolo, e se si vuol pensare di batterli in questi eventi bisogna migliorare"

23 agosto 2025

Taylor Fritz (Getty)

Taylor Fritz (Getty)

Sulla preparazione in vista dello Slam casalingo: "La preparazione è andata bene, la settimana è stata intensa ma sento di star giocando un buon tennis e spero di metterlo in campo domenica. Dopo il match, avrò un paio di giorni per rifinire il tutto e provare a sentirmi ancora meglio. Ma con Emilio sarà un match tosto, a Cincinnati è stata una partita equilibrata e oltre ai due game in cui sono riuscito a trovare il break non ricordo di aver mai avuto la sensazione di poterne creare altre".

Sull'imprevedibilità di uno Slam che da vent'anni non vede due successi consecutivi dello stesso giocatore: calendario o altro: "Difficile da dire, non saprei. Siamo verso la fine della stagione, e si è già giocato molto. Il fisico di ciascuno di noi reagisce in modo diverso. Forse è solo una coincidenza".

Il suo parere su quanto fatto da Sinner e Alcaraz negli ultimi due anni, e le riflessioni in merito a un'eventuale sfida a uno di loro per arrivare al titolo: "Sono migliorati molto, e in un certo senso c'era da aspettarselo perché sono ancora giovani e hanno ancora tempo per continuare a farlo. Negli ultimi due anni hanno dettato legge ed è chiaro che ora sono loro due i giocatori che dominano la scena. Ci motivano, a me e agli altri, a fare altrettanto perché se si vuol provare a batterli nei palcoscenici più importanti devi migliorare parecchio".

Sulla sua seconda di servizio, migliorata negli ultimi anni: "Quando ero più giovane la mia seconda era più attaccabile e anche gli altri tendevano a tirarla in kick. Oggi se chi risponde si posiziona molto profondo non ci si sente minacciati se si vuol servire in kick, non c'è motivo di prendersi rischi inutili con un avversario schierato così lontano dalla linea. Ma io credo che se si entra in campo rispondendo attaccando così quella seconda, la tendenza comincerà a cambiare: si cambieranno più spesso gli angoli, i punti di caduta, si proverà a tirare al corpo e a essere più aggressivi. E' stata da sempre la mia filosofia: se qualcuno si schiera vicino tendo ad essere aggressivo con la mia seconda perché non voglio che sia lui ad aggredirmi, e oggi siamo in molti a fare così".

Sul suo ritorno a New York dopo la finale dell'anno scorso, sulla pressione che si avverte nel difendere dei punti e sulla fiducia di saper poter giocare in questa cornice: "In ogni Slam, in ogni torneo che affronto ho aspettative molto alte. Per i primi due turni avverto un po' di nervosismo, ma una volta smaltiti cominci a sentire sempre più confidenza ritrovando il tuo gioco. E' cosi che affronto i grandi tornei".

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