The Athletic, testata sportiva del New York Times ha raccontato così, attraverso le parole di Roberta Vinci l'indimenticabile semifinale dello US Open 2015
05 settembre 2025
"Serena Williams, 43 anni, ha realizzato tutto ciò che si poteva realizzare nel tennis: 23 titoli del Grande Slam in singolare, una medaglia d’oro olimpica, 73 titoli in totale. È stata al numero 1 del mondo per oltre 300 settimane, di cui 186 consecutive. Tutto, tranne una cosa", quell'obiettivo che la attendeva Quella cosa che la attendeva allo US Open 2015: completare il Grande Slam.
Inizia così il racconto di Matthew Futterman di The Athletic, testata sportiva oggi inglobata dal New York Times. Quella che segue è la traduzione di ampi brani dell'articolo, a cura di Alessandro Mastroluca.
Serena era arrivata in semifinale avendo lasciato solo due set. Intanto era cadute rivali importanti come Petra Kvitová, due volte campionessa di Wimbledon, e Simona Halep, battuta in semifinale da Flavia Pennetta. Tra Serena e la finale c'era Roberta Vinci: per completare la storica impresa, sembrava solo questione di tempo.
"Più giovane di un anno rispetto a Williams, [Vinci ] era verso la fine di una buona carriera, ma non aveva mai battuto Serena in quattro tentativi. Non aveva grandi aspettative: aveva vinto cinque titoli del Grande Slam in doppio, ma nel ranking WTA era oltre la 40ª posizione. Vinci, oggi 42enne, è forse l’unica tra i protagonisti di quella partita “proibita” a volerci ancora parlare. Lavora per la Federazione Italiana Tennis e Padel a Milano, dove si occupa dello sviluppo dei giovani talenti. Ha anche provato il padel per un po’, e ogni tanto commenta in TV.
«Fino a quel momento, era stata una bella carriera, con grandi partite, dolci giornate in Fed Cup, e sicuramente più trofei in doppio che in singolo», ha scritto Vinci in un’email. Roberta Vinci era tutto ciò che Serena Williams non era. Il suo gioco si basava sul tocco, non sulla potenza. Poteva camminare per strada senza essere riconosciuta, mentre Serena era una delle atlete più famose al mondo".
Prima di quella sfida, l'azzurra aveva comunque "disputato 15 finali WTA in singolare, vincendone 10, e in particolare 5 su 6 quando si arrivava al terzo set. (...) Vinci sentiva di avere un “legame speciale” con la città. (...) E, a differenza di molti italiani cresciuti sulla terra rossa, adorava il cemento veloce americano, che le permetteva di disorientare le picchiatrici da fondo campo. (...) La pioggia fece slittare il match di un giorno. Era prima che Arthur Ashe Stadium avesse il tetto. Ma Vinci non ne fu turbata. Ricorda di essersi sentita calma, sia nel giorno rinviato che la mattina del match. (...)
"«Ho sempre cercato di mantenere un atteggiamento positivo durante la partita, ma a un certo punto ho pensato che batterla fosse quasi impossibile», racconta".
Il primo set ha avuto poca storia: 6-2 Serena. Vinci però non si è mai persa d'animo. "«Ho solo pensato a continuare a lottare e dare sempre il massimo», ha detto. «Mi sentivo calma e rilassata, anche se il match era tutto in salita.» La pressione era tutta sulle spalle di Serena. La sua solita sicurezza sembrava vacillare. Il peso della storia la stava consumando. (...) Vinci restava in partita, attaccava, si muoveva in campo, chiudeva a rete. In un lungo scambio finito con una volée corta, Vinci alzò le braccia verso il pubblico, chiedendo attenzione: «E io? Che mi dite di me???!!!»
«Ho iniziato a crederci a metà del terzo set, quando ogni game era combattuto e lei continuava a incitarsi», ha detto Vinci. «Sentiva la partita e tutta la tensione del momento.»"
"Williams provò a reagire, si portò avanti 2-0 nel terzo set, ma perse subito il break. Sul 3-3, Vinci salvò una palla game rincorrendo ogni angolo del campo. Serena provò un passante, Vinci rispose con una volée vincente. Il pubblico esplose. (...) Con Serena ormai in crisi — fisica e mentale — Vinci dominò gli scambi. «Quei colpi “vecchia scuola” fecero la differenza contro le giocatrici potenti», ha detto Vinci. E quel giorno, fecero la differenza contro la più potente di tutte.
Quando Serena sbagliò un dritto lungo, Vinci ottenne il break decisivo. Serrò il pugno. Williams, invece, abbassò lo sguardo. Sul match point, Vinci la spostò da una parte all’altra del campo, poi chiuse con una smorzata perfetta.
Finita. Vinci aveva battuto Serena e la storia: 2-6, 6-4, 6-4. La più grande sorpresa nella storia del tennis femminile. «Oggi è il mio giorno, scusate ragazzi», disse al pubblico".
"Quel match è sempre vivo nella mente di Vinci. «Un’epica», lo definisce. Lo rivede spesso su Supertennis, soprattutto durante lo US Open. «È sempre speciale rivivere quelle emozioni», dice Vinci, parlando del match che tutti vogliono ricordare, ora come allora. Tutti tranne una persona. «Con Serena», dice, «non ho avuto occasione di parlare dopo la partita»".