Dopo Shapovalov, Lorenzo Musetti punta a battere un altro mancino, quel Ben Shelton che ha già sconfitto due volte in carriera. In palio un posto agli ottavi all'Australian Open
di Alessandro Mastroluca | 17 gennaio 2025
Prima il match tirato ma non bello, per ammissione degli stessi protagonisti, contro Matteo Arnaldi. Poi il più brillante successo nella sfida di rovesci a una mano contro Denis Shapovalov. Ora, nel suo primo terzo turno in carriera all'Australian Open, Lorenzo Musetti avrà di fronte un altro esame non semplice da superare. Sfida un altro mancino, Ben Shelton, che ha sconfitto due volte su due in carriera, al Queen's nel 2023 e a Miami l'anno scorso. Questo sarà il loro primo confronto al meglio dei cinque set, che è quasi come giocare un altro sport.
"Devo scardinare il suo gioco, farlo entrare di più nello scambio. Nelle due partite che ho giocato contro di lui sono sempre stato molto propositivo. Quelle vittorie potranno pesare solo se riuscirò a fargli vedere che continuo a tenere il pallino del gioco" ha detto in conferenza stampa.

La propositività in campo fa parte dei segnali positivi mostrati da Musetti nelle prime due partite dell'Happy Slam. Il suo coach, Simone Tartarini, ha fatto leva sull'atteggiamento dal punto di vista mentale, sul restare concentrato sul match anche dopo i tanti break subiti contro l'amico Arnaldi, anche nei momenti in cui il livello di tennis espresso risultava decisamente migliorabile. Non aver vinto in scioltezza i primi turni non lo vede come un problema, anzi. "Vi prendo come esempio una delle mie settimane migliori, a Wimbledon, dove ho giocato il mio tennis migliore con Fritz e con Djokovic in semifinale". Ma prima del quarto di finale contro lo statunitense aveva giocato cinque set con Luciano Darderi al secondo turno, e quattro negli altri incontri contro Constant Lestienne, Francisco Comesana e Giovanni Mpetshi Perricard.
Anche contro il francese, come questa settimana contro Shapovalov e ancor di più Shelton, "la risposta può cambiare tanto". Musetti ha chiaro il piano d'azione contro lo statunitense. "Non posso pensare di batterlo sul servizio, ma se entriamo nello scambio da dietro posso prendere l'iniziativa".

I numeri dicono che nelle ultime 52 settimane, secondo gli indicatori dell'ATP, Shelton è sesto per rendimento al servizio, quarto per percentuali di prime in campo e quinto per punti al servizio con la prima. Musetti è invece 33mo in risposta, e 32mo per efficacia nei momenti di pressione, come tie-break o set decisivi.
Ma dicono anche che ha vinto entrambi gli scontri diretti. Per provare ad anticipare quel che potrebbe accadere a Melbourne, su una superficie che Musetti ha definito ruvida, risulta particolarmente interessante l'andamento della sfida di Miami. Al servizio Musetti gli ha cercato tanto il rovescio, in maniera dominante da sinistra (alla T). Una scelta quasi inevitabile contro un mancino dal diritto esplosivo come Shelton, più vario nelle scelte con la prima. I punti vinti in risposta, poi, evidenziano come Musetti nei punti in risposta abbia cercato non tanto la profondità, quanto gli angoli stretti e di mettere l'avversario in condizione di colpire da posizioni meno favorevoli.
I punti vinti da Musetti in risposta contro Shelton a Miami 2024 (Screen da sito ATP)
Lo statunitense non si fa condizionare, almeno così spiega, dall'andamento dei precedenti confronti diretti. "Che vinca o che perda, cerco di imparare qualcosa dall'ultimo match giocato contro ogni avversario. Se l'hai vinto, sai che il tuo avversario cercherà di fare qualcosa di diverso. Se l'hai perso, sarai tu a cambiare qualcosa. In ogni caso, non mi preoccupo. Poi per me uno Slam è completamente diverso: affrontare qualcuno al meglio dei tre set non è lo stesso che giocarci al meglio dei cinque, ed è in questo tipo di partite che gioco il mio tennis migliore".
Musetti può scendere in campo anche con un motivo di fiducia in più: i 16 successi in 28 partite contro avversari mancini nel circuito ATP. Essere mancini, ha detto Shelton in conferenza stampa dopo il successo al secondo turno su Pablo Carreno Busta, "comporta che in tanti non vorranno allenarti con te, a meno che non debbano giocare contro Draper, Shapo, o Humbert. A me non importa, mi alleno con chiunque, destrorsi e mancini, giocatori alti e bassi, con chi serve forte e con chi corre e difende su ogni palla. Per gli altri, invece, essere mancino e avere un servizio potente sono due punti a tuo sfavore. D'altra parte, questo significa anche che non hanno visto il mio servizio, il mio stile di gioco da vicino. Alla fine ci sono pro e contro".