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Le parole di Novak Djokovic nel Media Day alla vigilia dell'esordio al Roland Garros contro Mackenzie McDonald
26 maggio 2025
Nel centesimo anniversario della trasformazione in torneo internazionale del Roland Garros, entrato a far parte degli Slam nel 1925, Novak Djokovic inizia la sua rincorsa al suo Slam numero 25. Imbattuto finora nei primi turni al Roland Garros, a cui partecipa per la 21ma volta, affronta Mackenzie McDonald, che ha battuto in carriera un solo Top 10, Rafa Nadal all'Australian Open 2023. Sarà la sua prima partita dopo essere diventato il terzo uomo con 100 titoli all'attivo nel circuito ATP in singolare maschile nell'era Open dopo Jimmy Connors (109) e Roger Federer (103).
Secondo per vittorie, dietro solo a Nadal, nella storia del Roland Garros, Djokovic ha vinto tutte le dieci partite giocate sulla terra di Parigi nel 2024. Al Roland Garros ha raggiunto i quarti, prima di ritirarsi senza scendere in campo, poi ha conquistato l'oro olimpico in singolare nella memorabile finale contro Carlos Alcaraz. ""Ho ancora nella mente i ricordi della celebrazione negli spogliatoi dopo quella medaglia - ha detto nella conferenza stampa durante il Media Day -. Già allora pensavo di raggiungere il 25º Slam, quindi da quel punto di vista non è cambiato molto. Ma è vero che dopo il titolo a Ginevra mi sento più sicuro. Mi sento più positivo riguardo al mio livello di gioco, ho ancora molte ambizioni, ho sempre obiettivi elevati".
Djokovic ha partecipato domenica alla toccante cerimonia di saluto e celebrazione per Rafa Nadal. Per l'occasione si sono riuniti tutti i Fab 4 (Nole, Rafa, Murray e Federer), che hanno lanciato un messaggio di semplicità e forza insieme: si può essere grandi rivali senza arrivare a odiarsi. "È stata una giornata intensa e molto bella, è stato meraviglioso celebrare la carriera di Rafa e i suoi successi al Roland-Garros. È stato un momento magnifico, davvero uno dei più belli che abbia mai vissuto su questo campo. Davvero, entrare in campo con Federer e Murray al mio fianco, essere lì per Nadal... eravamo tutti felici per lui, perché se lo merita - ha detto Djokovic -. L’anno scorso non sapeva davvero se quello sarebbe stato il suo ultimo Roland-Garros o meno, e non mi sembrava avesse avuto un vero addio, nemmeno in Coppa Davis. Penso che questo sia stato un bellissimo saluto, davvero meritato per una leggenda del genere".
Rafa Nadal stringe la mano a Andy Murray. Sullo sfondo Roger Federer e Novak Djokovic (Getty Images)
In quel momento, mentre Nadal si emozionava nell'abbraccio dei francesi e dei big del tennis come Carlos Alcaraz e Iga Swiatek, tutti con le magliette con la scritta "Merçi, Rafa", Djokovic ha pensato anche a quella che sarà la fine della sua carriera. Con Federer e Murray, che ha voluto accanto come coach nella prima parte di questa stagione, ha detto, "abbiamo parlato dei loro addii, ricordando anche le nostre rivalità. Quindi, certo, una parte di me è orgogliosa di essere ancora qui, di continuare, ma allo stesso tempo ero – e lo sono ancora – un po’ triste che se ne siano andati tutti, perché sono stati la mia più grande motivazione per restare così a lungo".
Una motivazione, la sua, più forte dei dubbi per una stagione in cui due volte ha perso tre partite di fila, come non gli era mai successo dal 2018, e l'ha sostenuto fino a portarlo al titolo numero 100. "E' davvero importante per il mio tennis. Avevo bisogno di vincere delle partite, e in particolare sulla terra battuta, per questo avevo deciso di andare a Ginevra. Sentivo che avrebbe potuto essere una bella opportunità per conquistare il mio 100º titolo. Di sicuro ora ho sensazioni diverse rispetto a due o tre settimane fa, sono solo contento che tutto sia andato perfettamente".
E' stato anche il suo primo torneo senza Murray come coach nel 2025. "Adesso che hai un allenatore degno di questo nome, vinci i tornei" ha scherzato lo scozzese, come ha rivelato Djokovic. "Andy è semplicemente una persona speciale per me. Il fatto che sia entrato nel mio team e che abbiamo provato questa relazione giocatore-allenatore è stato davvero qualcosa di incredibile per il tennis e per entrambi. Forse non abbiamo avuto il successo che avevamo desiderato o che la gente si aspettava da noi, ma penso comunque di aver imparato delle cose in campo con lui. Ho apprezzato le mie conversazioni con lui sul tennis, perché penso ancora che sia una delle persone con la più alta intelligenza tennistica più alto in assoluto. Sento che abbiamo un rapporto più stretto grazie alla nostra collaborazione negli ultimi quattro-cinque mesi. Abbiamo deciso insieme che era il momento di fermarci".
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