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Slam

Si scrive futuro, si legge Fonseca

Vita e carriera - breve - del giovane carioca destinato a un grande avvenire. Dopo aver battuto Rublev all'esordio in un main draw di un Grand Slam, per il giovane brasiliano l'accesso al terzo turno passa ora dalla sfida a Sonny. Precocità e talento, con una coincidenza da tenere a mente

di | 15 gennaio 2025

Joao Fonseca (Getty Images)

Joao Fonseca (Getty Images)

Pochi mesi alle spalle, eppure quanta strada nelle scarpe. E quanti colpi su quella racchetta. Sassi nelle tasche, non ancora, ché ne appesantirebbero il volo. Appena iniziato ma destinato a durare ancora a lungo. Lui è Joao Fonseca, di anni 18 e nativo di Rio de Janeiro. Dicono in Brasile che il Cristo Redentore che sovrasta la ciudade maravilhosa a braccia spalancate inizierà a sbattere la sue mani come in un grande applauso il giorno in cui vedrà i carioca darsi da fare. Indolenti, i carioca. Ma non Fonseca. Lui ha iniziato presto a bruciare le tappe e l'ostinazione è sembrata fin da subito il collante ideale per cementarne le convinzioni. 

A settembre dello scorso anno sbarcò a Bologna con il Brasile per la fase a gironi della Coppa Davis. Ci arrivò tra la curiosità degli addetti ai lavori, da poco diciottenne e fresco vincitore del suo primo titolo in carriera, colto a Lexington contro l'australiano Li Tu. Prima, Fonseca si era già affacciato in un paio di occasioni sul circuito maggiore incassando in entrambe le occasioni risultati di non poco conto: due quarti di finale, uno nella sua Rio e l'altro a Bucarest dove perse per mano del cileno Tabilo. A Bologna dimostrò di avere colpi e coraggio e di non soffrire le grandi platee, e dopo aver perso all'esordio contro Matteo Berrettini, chiuse la sua esperienza cogliendo due vittorie contro l'olandese Botic Van de Zandschulp e il canadese Raphael Collignon. 

E fu allora che gli si parò di fronte il primo vero bivio della sua carriera: decidere se fosse arrivato il momento di misurarsi stabilmente con i migliori, o insistere invece sul circuito Challenger a consolidare gioco ed esperienza gestendo con pazienza le incursioni su quello ATP, verifiche programmate per testare il polso del suo gioco e valutare lo stato dei suoi progressi. Prevalse la pazienza, e la stagione di Fonseca proseguì quindi a Lione dove colse un'altra semifinale per poi concludersi in gloria alle NextGen Finals, Master di fine stagione riservato agli U20 cui giunse da ottava testa e ultima testa di serie. Risultato: vittoria del titolo alla prima partecipazione, con successi in serie contro i più quotati Mensik, Fils e Van Assche.

Fu un'affermazione che risuonò come un campanello d'allarme per gli statistici e i compilatori d'albi di lunga memoria, l'annuncio di una nuova era pronta a farsi largo sul circuito. Prima di lui infatti solo a Jannik Sinner era capitato di imporsi ancora minorenne a Lexington per poi riuscire a bissare quel titolo col successo alle NextGen Finals. A dividere i due un solo giorno di distanza: 17 anni, 11 mesi e 17 giorni per il carioca; 17 anni, 11 mesi e 18 giorni l'età dell'altoatesino all'epoca del suo successo. 

Tornato in Brasile durante la off season, Fonseca si ripresentò in campo dopo due settimane dando il via al suo personale swing australiano. L'obiettivo era quello di centrare il suo primo main draw in uno Slam e la strategia scelta per arrivarci fu iscriversi al Challenger di Canberra. Cambiato l'ordine delle incognite, inalterato restò il risultato dell'equazione, con Fonseca capace di laurearsi campione grazie al successo in finale contro l'americano Ethan Quinn e travolgente due settimane dopo nel collezionare le tre vittorie necessarie nel tabellone delle qualificazioni degli Australian Open per staccare il suo pass per Melbourne Park. 

Il resto è storia recente. E racconta di un esordio già consegnato agli annali. Sorteggiato contro la testa di serie n.9 Andrey Rublev, Fonseca ha festeggiato il suo esordio in uno Slam con un successo tanto netto quanto abbagliante: tre set giocati ad alta intensità senza dar tregua al suo rivale, costernato quanto il pubblico presente nell'assistere a una tale manifestazione di superiorità. "È una sensazione fantastica, è la prima volta in uno stadio del genere (la Margaret Court Arena), voglio ringraziare tutti – ha poi dichiarato Fonseca a fine partita - Mi sono concentrato su me stesso, cercando di non mettermi troppa pressione addosso, di metterci tutta l’intensità e il coraggio possibile per andarmi a prendere i punti importanti".

Non solo quelli, verrebbe da dire guardando le sue statistiche, impreziosite da oltre 50 vincenti e corroborate dall'80% di punti messi a segno sulla sua prima. E ancora: 14 ace, una seconda palla scagliata in media con 20Km/h di velocità in più rispetto a quella del resto del parco giocatori, discese a rete ben eseguite, capacità di non abbattersi quando costretto a ripiegare e abilità nel riuscire ad alzare il suo livello di gioco quando la contesa si è fatta più infuocata. Fino a una vittoria che fa di lui il secondo teenager dal 1973 capace di battere un top10 al suo esordio in un tabellone principale di un Grand Slam (l'altro è Mario Ancic che nel 2002 riuscì nell'impresa di eliminare subito da Wimbledon Roger Federer).

Per Lorenzo Sonego il compito non sarà quindi dei più agevoli. Perché Fonseca ha dimostrato di non patire affatto le grandi platee, anzi; in Australia sa di poter contare su una torcida numerosa di brasiliani ed expats che anche durante il match contro Rublev non hanno mai smesso di incitarlo. Più giovane di dieci anni del suo rivale, Fonseca ha gioco, polmoni, corsa e inventiva con cui provare a rendere insidiosa la giornata del piemontese, il cui gioco si fonda sugli stessi principi puntellati però da una maggiore esperienza. Il futuro però non sa che farsene dell'esperienza. E quando arriva è un vento nuovo che tutto spazza e travolge. Reggersi forte l'unica cosa che conta. O sperare che tardi ancora un po'.

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