“Ormai - spiega Elina - sono quasi tre anni di guerra che il mio Paese sta sopportando, giorno dopo giorno. Io cerco di portare una piccola luce per tutti i miei connazionali, per quello che posso, lottando sul campo". E il marito Monfils: "Guardare lei è più dura che giocare"
20 gennaio 2025
Mentre il marito Gael Monfils cede alla fatica, oltre che a Ben Shelton, Elina Svitolina rimane nel torneo. La 30enne ucraina torna nei quarti di finale degli Australian Open a sei anni di distanza dall'ultima volta, grazie al successo in due set su Veronika Kudermetova.
“Ho iniziato male e il match è stato complicato in avvio – spiega Elina – ma poi mi sono ripresa e sono orgogliosa di come ho reagito”. Mostrando quello spirito guerriero che ha voluto rimarcare anche sulla telecamera, scrivendo 'The spirit of Ukraine': “Ormai sono quasi tre anni di guerra che il mio Paese sta sopportando, giorno dopo giorno. Io cerco di portare una piccola luce per tutti i miei connazionali, per quello che posso, lottando sul campo. Di certo il mio è al cento per cento lo spirito ucraino, quello che ci consente di andare avanti ogni giorno, nonostante tutto. È altrettanto importante che la gente nel mondo resti consapevole del fatto che c'è ancora una guerra in corso. Nel mio ruolo, in ogni modo, cerco di mantenere i riflettori accesi su questo. Giocare con una russa? È accaduto tante volte dall'inizio della guerra, non è più una novità. Non cambia il mio gioco, ma cambia il mio spirito: quando gioco con una di loro potrei morire in campo, ma non lasciare qualcosa di intentato. Trump? Lasciamolo lavorare: difficile dire cosa sta accadendo dietro le quinte, quando tutto finirà. Stiamo solo pazientemente aspettando questo momento”.
“Per me l'ultimo anno è stato una costante lotta con gli infortuni. Ho faticato tanto per tornare e allo stesso tempo ho cercato di sfruttare questo periodo per prendermi davvero cura del mio corpo, cercando di rinforzarmi dove sentivo di essere più debole. È stato difficile, ma adesso sento di essere più preparata. Nei primi turni qui a Melbourne non ero così preoccupata del mio gioco o del risultato, ma ero semplicemente molto felice di non provare dolore. Forse è rimasto qualcosa nella mia testa, ma non ho alcuna paura quando vado in campo”.
Vincere il torneo? Gael Monfils aveva sorriso, all'idea. E la moglie? “Sono ancora molto, molto lontano da quell'ipotesi. Per certi versi il torneo comincia nei quarti di finale, quando le migliori restano in gara e abbiamo quasi solo giocatrici abituate a gestire questo tipo di pressione. Ma ovviamente ci credo, che posso vincere il torneo. Per me è stato sempre il massimo obiettivo, vincere un Major, e sono qui per questo”.
GAEL MONFILS
Non sorride ma nemmeno è triste, Gael Monfils, dopo il ritiro all'inizio del quarto set contro Shelton. Il fisico del 38enne francese, a un certo punto, ha detto che bastava così.
“Trovo sempre qualche motivo per essere felice, anche quando perdo. Il merito? Dei miei genitori che mi hanno cresciuto così. Oggi quel motivo è aver dato tutto ciò che avevo, fino all'ultimo, fino a che sono rimasto in campo. Già prima del match non mi sentivo benissimo e accusavo stanchezza. Durante il match sono andato oltre il limite e non ho potuto continuare. Ma si impara sempre, anche da questo”.
“Adoro Ben. Mi piace il suo spirito, la sua energia, è un ragazzo speciale. Passiamo molto tempo a chiacchierare insieme, a parlare di tutto. Quando in campo trovi uno che apprezzi così tanto non è facile giocare, ma poi ognuno tira fuori il suo spirito da combattente”.
La storia di Gael e della moglie Svitolina è stata - ed è ancora - una di quelle più affascinanti del torneo. “Guardare i match di mia moglie? È molto più dura che giocare, perché in quel caso non hai il controllo di quello che accade e soffri di più. Certamente puoi dare consigli, ed è quello che faccio, ma a volte si soffre stando in panchina”.
“I giocatori più duri da affrontare? Ce n'è uno con cui non ho ancora trovato la chiave per vincere. Novak si adatta benissimo al mio gioco, e non posso nemmeno dirvi che io non ci creda abbastanza. Ogni volta che vado in campo ci vado sinceramente convinto di poterlo battere, ma al di là dei miei schemi, lui sa cambiare gioco rendendo le mie idee inefficaci”.
BEN SHELTON
Del ritiro di Monfils ne approfitta Shelton, prossimo rivale di Lorenzo Sonego nei quarti di finale. “Quando ha cominciato a essere stanco - spiega l'americano parlando del francese - ha anche cominciato a giocare meglio, pulendo le righe coi colpi da fondo. È sempre difficile giocare con un avversario che mostra di non sentirsi al meglio. Ma sono rimasto concentrato anche se è stata molto, molto dura. Gli auguro di recuperare al meglio, lui è una leggenda del nostro sport”.
“Il bambino che c'è in me vorrebbe sempre vedere Gael vincere, coi suoi colpi eccezionali. Come ha detto lui, è difficile giocare contro qualcuno che ammiri così tanto. Negli anni mi ha fatto qualche discorso in merito a come affrontare certe situazioni della carriera. Per esempio, mi ha suggerito ciò che faceva lui, concentrarsi sui luoghi e i tornei che amava, per dare il massimo, sapendo che altrove avrebbe reso meno. Senza per questo doversi stressare al pensiero. È uno sport in cui è facile arrivare al punto di burn out, e non so onestamente se potrò arrivare a 38 anni giocando ancora a tennis, come sta facendo lui”.
“Con Gael devi sempre stare attento. A volte sembra che sia morto, si piega sulle ginocchia, poi ti tira un vincente all'incrocio delle righe al punto successivo. Non devi lasciargli spazio, perché ha sempre più benzina di quella che mostra di avere. Con lui c'è anche un altro rischio, per quello che mi riguarda: a volte stai ad ammirare quello che fa, il suo tennis così funambolico, e d'un tratto sei sotto due set a zero. Bisogna evitare queste trappole, per divertirsi c'è tempo dopo il match”.
“La cosa più importante ora? Mantenere un certo senso di urgenza, mentre il torneo va avanti. Non arrivare cotto al momento più importante, come invece mi è capitato in passato. La cosa che dà più fiducia è sapere che puoi stare in campo 5 set e diverse ore giocando sempre a un buon livello, perché quando arrivi ai quarti trovi ormai solo avversari che sono la migliore versione di loro stessi, o comunque molto vicino”.