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Slam

Djokovic è il test ideale per misurare l’età della ragione del nuovo Zverev

La semifinale contro Nole che Sascha vorrebbe come coach e che non ha mai superato in tre confronti Slam offre al tedesco la grande opportunità di misurare i suoi progressi, fisici, tecnici, tattici e soprattutto mentali

di | 23 gennaio 2025

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Alexander Zverev in azione (foto Getty Images)

L’età della ragione, può arrivare presto, tardi e per qualcuno mai. Per Sascha Zverev arriva a 27 anni, marchiato, come tennista, da erede mancato dei Big Four soprattutto per un’attitudine spesso sbagliata verso gli avversari e la professione, troppo protetto e viziato da papà e fratello ex pro ATP; marchiato, come padre, da una compagna dissolta dopo avergli dato un figlio; marchiato, come uomo, da una condanna per violenze domestiche all’ex fidanzata; marchiato come malato, dal diabete col quale deve convivere da sempre.

Alexander il Grande, nel senso di alto 1.98 e potente con l’uno-due servizio-rovescio, capace di aggiudicarsi su tutte le superfici ben 23 titoli, fra cui spiccano l’oro olimpico e due ATP Finals, ha però perso due finali Slam, agli US Open 2020, da due set a zero contro l’amico Dominic Thiem, e al Roland Garros dell’anno scorso, da due set a uno, crollando di fisico contro Carlos Alcaraz. Poteva lasciarsi andare come sembra aver fatto l’altro “enfant gaté”, Stefano Tsitsiupas. Poteva alzare bandiera bianca quando sembrava ormai sorpassato dalla “new wave” Sinner-Alcaraz. Poteva bluffare con se stesso e la realtà.

REAZIONE 
Invece, il tedesco che sembrava soprattutto protervo e impaziente, non ha pianto sul latte versato, e quindi sui successi da bambino prodigio anche su Federer e Djokovic, sul famoso primo trionfo al Masters 1000 di Roma del 2017, e sulla disastrosa distorsione alla caviglia con rottura dei legamenti del 2022 al Roland Garros quando sembrava poter competere alla pari addirittura con Rafa Nadal. 

Zverev colpisce un diritto (Getty Images)

Zverev colpisce un diritto (Getty Images)

S’è ricostruito di fisico, diventando più agile e resistente, e  s’è rimodellato come gioco, spingendosi a prendere più rischi in fase offensiva, soprattutto spingendo finalmente anche col dritto. Così, non solo è tornato competitivo, ma ha riacquisito sempre più credibilità e continuità al vertice. E nel riprendersi il numero 2 del mondo che deteneva tre anni fa, ha recuperato fiducia nei suoi mezzi fino al punto di tornare a sognare di firmare anche lui il primo Slam.

Che, sul cemento ci sta eccome. Anche in Australia, dove disputa la seconda semifinale consecutiva dopo quella terrificante dell’anno scorso quand’era in vantaggio due set a zero contro Medvedev e non può dribblare col pensiero il prossimo ostacolo, Novak Djokovic, col quale ha perso 8 volte su 12, e soprattutto 3 su 3 negli Slam e che ammira sperticatamente, tanto da avergli proposto il ruolo di coach appena smetterà, con Nole che ha subito ribattuto: “A patto che finché giocherò mi lascerai vincere negli Slam”.

Alexander Zverev colpisce di rovescio (foto Getty Images)

Alexander Zverev colpisce di rovescio (foto Getty Images)

PROBLEMI
Contro il Campione di gomma, la potenza diretta dai colpi piatti del tedesco rimbalza e torna indietro come un boomerang, a cominciare dal servizio, per continuare col repertorio dei colpi da fondocampo. Chissà se Sascha, con tutti i suoi progressi, è riuscito a crearsi qualche alternativa a rete, coi cambi di ritmo e le smorzate, chissà se avrà il coraggio di tenere per tutto il match il piede sull’acceleratore e rischiare il tutto per tutto per abbattere quello che considera: “Il più grande tennista di sempre”.

Nei quarti contro Tommy Paul, ha soprattutto sfruttato esperienza e personalità. Ma ha ammesso sinceramente: “Ho la sensazione di avergli rubato i primi due set, mi sembrava che lui servisse per tutti e due”. Tre anni fa non l’avrebbe ammesso. Ma come farà a superare finalmente Nole il terribile proprio in un confronto così importante? Basterà far leva proprio sulla nuova maturità, sull’accettazione dei propri limiti, con l’esperienza maturata attraverso le dure sconfitte subite, con la nuova resilienza che gli ha fatto salvare set point nei primi due set contro Paul strappando altrettanti tie-break?

Il saggio Zverev dei 27 anni risponde: “La distanza fra le mie due finali Slam è stata troppo grande, dal 2022 al 2024 non sono più stato competitivo a quel livello, nella seconda parte del 2022 non ho proprio potuto giocare e il 2023 è stato l’anno del ritorno. Invece, ora, probabilmente, potrò mettere sul piatto quel po’ d’esperienza in più che ho fatto in match così importanti”. 

Un alleato se l’è garantito da solo, nelle munizioni che ha conservato non disperdendo energie preziose com’era solito fare in passato negli Slam prima della seconda settimana: in questa campagna d’Australia ha lasciato per strada appena due set, contro Humbert e contro Paul. “L’anno scorso avevo passato molto più tempo sul campo”. Un altro aiuto, fondamentale, gli viene dall’orgoglio, da non accontentarsi dell’effimero record di tedesco che ha vinto più partite a Melbourne (30), superando anche Boris Becker. “La differenza vera è che Boris ha alzato due volte questo trofeo. Perciò, sono felice di essere nella lista dei tennisti più forti e in questa discussione, ma nella testa ho solo l’idea di alzare anch’io il trofeo”. Attento, ai complimenti di quel diavolo di Djokovic.


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