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Padel

Troppi cambi di coppia non giovano al padel: i motivi di un fenomeno da limitare

Ormai, nel padel di alto livello, i cambi di coppia sono diventati una triste realtà quotidiana. Ci sono giocatori già al terzo o quarto compagno da inizio stagione: la frenesia di eccellere non aiuta, ma la storia racconta che a vincere sono comunque sempre gli stessi. È l’ora di pensare a qualche soluzione?

19 luglio 2025

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Alex Ruiz (destra) e Maxi Sanchez

“Dieci ragazze per me possono bastare”, cantava Lucio Battisti. Un passaggio di una canzone storica che si può applicare anche al mondo del padel, dove quasi tutti i giocatori continuano a cambiare compagno di squadra, generando un caos totale alle spalle delle due coppie più forti che continuano a dividersi i titoli. Coello-Tapia e Chingotto-Galan sono diventati quasi un’ossessione per tutti gli altri giocatori del circuito. E proprio per questo strapotere succede che coppie come Di Nenno-Tello, capaci in breve tempo di rilanciarsi a suon di semifinali, si dividano dopo pochi tornei insieme. Siamo solo a metà luglio, eppure ci sono giocatori già al terzo, al quarto compagno diverso da inizio stagione. Tutto per cercare di arrivare al vertice nel minor tempo possibile, cosa che ormai da anni non riesce a fare più nessuno, a parte i soliti quattro moschettieri.

Della frenesia nel voler cambiare compagno ha parlato Alex Ruiz, che sta vivendo una stagione opaca ed è ormai lontano dalle prime posizioni, anche da quando – una volta rotto con Stupaczuk, ormai oltre tre anni fa – non è mai più riuscito a trovare un partner stabile, quindi a ripetere o anche solo avvicinare i risultati ai quali si era abituato. “Non è facile – ha detto “Capitan America” – trovare il partner ideale. A volte si pensa che un determinato compagno sia il migliore possibile per le proprie caratteristiche di gioco, ma poi i risultati non arrivano e viene a mancare la fiducia”. Cosa che però non sembra sia accaduta fra Di Nenno e Tello, i quali giocheranno rispettivamente con Leo Augsburger e Pablo Cardona, altra coppia saltata malgrado grandi risultati. In questi casi, il rendimento non conta: è la frenesia, l’estrema voglia di fare sempre meglio, che conduce i giocatori a cercare questi cambi ripetuti.

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Ruiz ha proseguito la sua analisi sull’equilibrio nella coppia all’interno e fuori dal campo. “Qui non è come nel calcio, dove una giornata storta di un giocatore può essere coperta dagli altri dieci. E non si tratta solo di gioco e risultati, perché poi ci sono le aspettative che non sempre coincidono con la realtà. Non è facile ottenere un’accoppiata come quella fra Tapia e Coello: due ragazzi che si completano bene, che sono amici e ormai hanno un rapporto che va oltre risultati. Questo è molto importante”.

Sì, l’alchimia che hanno i Golden Boys è merce rara nel padel e nello sport in generale. Una chimica tale da sopperire alle mancanze del singolo, così come spiegava Tapia qualche mese fa. “Giocavo malissimo e comunque vincevamo le partite. Non so come facevamo ma ci riuscivamo”. È vero che Agustin e Arturo hanno vinto fin da subito, quindi è stato più facile trovare l’alchimia. Ma è altrettanto vero che soltanto con la perseveranza possono arrivare i risultati. I continui cambi di coppia rendono il padel troppo frenetico e non danno tempo al pubblico di affezionarsi o di tifare una squadra, il che non è positivo per la popolarità del gioco che va “venduto” anche o soprattutto attraverso i suoi protagonisti.

Probabilmente, non sarebbe male l’idea di inserire un tempo minimo di durata di una coppia (6 mesi?), in modo da obbligare i giocatori a rimanere fedeli ai compagni ed evitare i continui cambi che ormai avvengono praticamente da torneo a torneo. Peraltro, il gap fra i primi quattro della classifica e tutti gli altri continua ad allungarsi, in maniera molto pericolosa. E non saranno certo dei ripetuti cambi di coppia a invertire la tendenza. Anzi: forse, cambiare compagno in continuazione serve solo a prendere il peggio dei tempi moderni. Quelli in cui tutto va a una velocità spropositata.

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