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Padel

Progetto Coello: il primo padelista a diventare una star?

Comunicazione attenta, presenza social, il trasferimento a Miami, l’interesse per la moda, la nuova pala col suo nome, incassi record e sponsorizzazioni di livello: è palese come Arturo Coello si stia trasformando (o ci stia provando) nel primo giocatore di padel capace di diventare un personaggio anche lontano dal campo

di | 04 febbraio 2025

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Una delle ultime acrobazie (vincenti) di Arturo Coello è la recente apertura di un canale YouTube, con contenuti di alta qualità e senza filtri pensati per mostrare la parte “off court”, il dietro le quinte della vita di un ragazzo di 22 anni che nel giro di un paio di stagioni ha visto cambiare completamente la propria dimensione, sportiva e quindi anche non. Perché oggi il padel tira, interessa, piace, dunque i suoi protagonisti sono sempre più riconoscibili, ammirati e ricercati, dal pubblico come dalle aziende. Un meccanismo del quale il fenomeno di Valladolid, numero uno del mondo insieme al partner Agustin Tapia, sembra aver capito il funzionamento meglio di tutti i colleghi.

Arturo dice che gli interessa di più il campo e merita credito, visto che i risultati – ormai da un pezzo – non potrebbero essere migliori, ma sta diventando sempre più evidente il progetto cucito su di lui per provare a renderlo il primo vero volto del mondo del padel capace di varcare i confini del proprio sport, trasformando il giocatore in un personaggio e il personaggio in un brand appetibile a 360 gradi. Lo si vede nella costante presenza social e con materiale di qualità, nella comunicazione precisa, ma anche nella recente scelta di trasferirsi a Miami, lasciando quella Spagna che per un professionista del padel sembra(va) imprescindibile ma evidentemente certe valutazioni hanno ritenuto insufficiente per soddisfare la sua smania (sana) di popolarità.

Le basi per diventare personaggio sono solide: è un bel ragazzo, simpatico, con la parlata sciolta e soprattutto vince tantissimo. A tal punto che, in breve tempo, in termini di posizionamento pare già arrivato dove nessun collega si è spinto prima di lui, e dove nessuno – per il momento – sembra avere i mezzi per arrivare. Anche qui l’avversario potrebbe essere Ale Galan, ma età e classifica sono per Arturo. Mentre il partner Tapia è un fenomeno in campo ma molto meno fuori: è in imbarazzo davanti alle telecamere, parla poco, non ama le apparizioni mondane e alla popolarità preferisce la sua piccola confort zone. Non è una colpa.

In sostanza, Coello ha sotto i piedi un terreno fertile per diventare sempre più star e monetizzare di conseguenza. E ha anche intorno le persone giuste per traghettarlo in un percorso commerciale che va di pari passo con quello sportivo, con l’augurio di ottenere le medesime soddisfazioni. Su tutti l’amico-manager Miki Sanchez, figura che il numero uno non smette mai di ringraziare, perché – parola di Arturo – rende la sua vita molto più facile. L’impressione è che ci sia il suo zampino in buona parte del “progetto Coello”, che si nutre anche di interesse per il mondo della moda, amicizie sportive di rilievo, presenza in eventi sportivi famosi (vedi il Gran Premio di F1 a Monza o l’NBA a Miami) e chi più ne ha più ne metta.

Insieme, la coppia Arturo-Miki sta raccogliendo meglio di altri tutte le opportunità che uno sport in enorme crescita possa offrire. Così, la cifra record di quasi mezzo milione di euro incassata dallo spagnolo nel 2024 in soli montepremi va già moltiplicata almeno per sei, grazie a una manciata di sponsor di primissimo livello, come una casa automobilistica, una compagnia aerea, un celebre brand di sneakers e una piattaforma di criptovalute.

Più l’immancabile HEAD, sponsor tecnico da quando ancora giocava fra i menores, che gli ha appena concesso un privilegio toccato a pochi, ossia una linea di racchette che portano il suo nome. Dal 20 febbraio sarà per la prima volta sul mercato la “Coello”, presentata in settimana a Madrid, naturalmente in un evento cool costruito ad hoc per unire padel e… trendy, come piace ad Arturo. L’hanno annunciato come “La llamada del Rey”, la chiamata del Re, rifacendosi a quel soprannome di Rey Arturo (il nostro Re Artù) che non poteva proprio calzare meglio. E non solo per ciò che sta combinando in campo.

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