Una riflessione di Manu Martin, noto coach nel circuito mondiale, evidenzia come sia la mentalità a fare la differenza fra i migliori e tutti gli altri. “Per anni – ha scritto – ho pensato che la superiorità fosse data da un mix di tecnica, tattica, fisico e mentalità. Oggi non la penso più così”. In troppi si concentrano sull’hardware, ma conta il software
01 agosto 2025
Lo strapotere di Agustin Tapia e Arturo Coello è sotto gli occhi di tutti: per i Golden Boys sono 36 titoli complessivi in due stagioni e mezzo vissute fianco a fianco, fra World Padel Tour e Premier Padel. Un dominio incontrastato e incontrastabile (almeno per il momento) per la coppia più forte del mondo, che sta facendo riflettere tutti gli altri giocatori del circuito. E fa pensare anche un coach come Manu Martin, noto in primis per la sua attività su YouTube, che l’ha reso uno dei più celebri fra il pubblico di tutto il mondo.
L’allenatore spagnolo, che ha supervisionato in prima persona anche il lavoro di Tapia e Coello (in particolare nel 2023), è arrivato anche grazie all’esperienza insieme a loro a trarre la propria conclusione. Quale? Quando si arriva a livelli così alti è la mentalità a fare la differenza. Ne ha parlato in una bella riflessione sul proprio account LinkedIn. “Per anni – ha scritto – ho pensato che a separare i migliori da tutti gli altri fosse un mix di tecnica, tattica, fisico e mentalità. Oggi non la penso più così. Ho allenato molti giocatori: alcuni sono arrivati in alto, altri no. Ma non è stato sempre per mancanza di capacità. Col tempo mi è sempre più chiaro che a cambiare tutto sia la mentalità”.
“Ho visto tantissimi giocatori – ha aggiunto – allenare l’hardware (il gioco e il fisico, ndr) e cercare di migliorare qualsiasi tipo di colpo. Ma è il software che fa la differenza. Senza la giusta mentalità, non è possibile riuscire a fare la differenza. Serve un equilibrio fra umiltà e sicurezze: quello che aiuta ad allenarsi anche quando si è fisicamente a pezzi, ad ascoltare anche quando già si crede di sapere qualcosa, a chiedere sempre di più a se stessi anche quando si è già arrivati in alto”. Un punto di vista importante, da ascoltare, che va a solcare la differenza che in questo momento c’è fra i primi due giocatori del mondo e tutti gli altri.
Tapia e Coello hanno appena superato il numero di titoli vinti da Belasteguin e Lima e sono secondi soltanto agli inarrivabili Bela e Juan Martin Diaz. “Il numero uno è un’attitudine e soltanto a volte è una conseguenza”, ha scritto ancora Manu Martin. Difficile dargli torto, perché di giocatori iper talentuosi ce ne sono tantissimi, ma non sempre riescono a diventare materiale per il tetto del mondo. Belasteguin, in questo senso, ha fatto scuola. Non aveva sicuramente il fisico di Augsburger, la tecnica di Galan, la fantasia di Tapia o la potenza di Coello, eppure grazie a una mentalità fenomenale ha costruito una leggenda durata per trent’anni e destinata a proseguire per sempre nel mondo del padel, come modello di longevità e recordman di successi.
A dar credito al Martin-pensiero, anche alcune recenti dichiarazioni di Tapia, riferite a un periodo così così con Coello in termini di rendimento. “Non riuscivo a capire come facevamo a vincere le partite giocando così male”, ha detto Tapia, dando una ulteriore prova di come motivazioni e mentalità riescano a fare la differenza. I due, insieme, hanno capito da subito di avere una marcia in più di tutti gli altri e questo permette loro di giocare, allenarsi e vivere la quotidianità con una mentalità vincente, che in campo si traduce in un grande ostacolo in più per tutti gli avversari.
Oggi, il circuito è pieno di giocatori di grande qualità, enorme talento, fisici perfetti e molto altro. Giocatori che sul match secco riescono a tenere testa anche ai numeri uno, regalando – come loro – punti impensabili e impossibili. Eppure, al top ci sono sempre gli stessi perché per arrivare lassù serve molto di più. Non basta il padel, perché diventa una questione di forza mentale, in uno sport nel quale la mente batte la tecnica. Quando poi, come nel caso di Agustin e Arturo, mente e tecnica vanno di pari passo, diventare ingiocabili si può.