

A Bruxelles la spagnola classe 2008 è diventata la più giovane a raggiungere i quarti di finale nel circuito Premier Padel, si è meritata la chiamata di Aranzazu Osoro e ha bissato il traguardo anche nei due tornei successivi. E pensare che da piccola preferiva il calcio, ma poi ha scelto di puntare sulla pala
di Marco Caldara | 30 maggio 2025
A Martina Calvo non piace accontentarsi. Valeva già tantissimo il quarto di finale raggiunto un mesetto fa a Bruxelles, che a 16 anni e 9 mesi l’ha resa la più giovane nella storia del circuito Premier Padel a entrare fra le ultime otto coppie di un torneo, nonché la prima – insieme alla partner Marta Borrero – a farcela dopo essere partita dalle qualificazioni. Non contenta, dopo quel risultato la spagnola classe 2008 ha immediatamente fatto il bis anche ad Asuncion, quindi il tris la settimana seguente a Buenos Aires, alzando ulteriormente la qualità del risultato, proporzionale alla categoria del torneo.
Che fosse una delle predestinate del movimento spagnolo si sapeva, ma è successo tutto molto velocemente, con la chiamata di Aranzazu Osoro come trampolino. L’argentina cercava una compagna in grado di restituirle l’entusiasmo, così invece di seguire il solito trend, ha deciso di azzardare andando a pescare fuori dalle prime 50 del mondo. Una scelta coraggiosa ma che ha immediatamente pagato: in Paraguay sono state l’unica coppia non compresa fra le teste di serie a conquistare i quarti, a spese di Salazar/Virseda, mentre in Argentina hanno ripetuto il traguardo superando all’esordio la coppia n.5 del mondo Ortega/Alonso, per poi dominare contro le qualificate Fassio/Nogueira.
Ai quarti sfidano Sofia Araujo e Andrea Ustero, coppia numero 4 del mondo. Sono avversarie toste, difficili da battere, ma hanno iniziato a giocare insieme da poco e devono ancora cementare alcune dinamiche: sapendo di doversela vedere ai quarti con una delle prime quattro coppie del mondo, onestamente non poteva andare meglio.
I risultati recenti hanno acceso i riflettori sulla storia della Calvo, nata il 5 luglio del 2008 a Pamplona e prossima all’ingresso (lunedì) fra le prime 50 del ranking mondiale, con una trentina di posizioni scalate da inizio stagione. Pur con poca esperienza, ma supportata da un enorme talento e da tanta voglia di fare strada, la spagnola si è già sostanzialmente guadagnata il posto fisso nel main draw di tutti i tornei. Niente male per una che fino a qualche tempo fa non era certo considerata una predestinata, tanto che per un periodo alla pala aveva preferito… il pallone.
In realtà col padel ha iniziato prestissimo, già a 4 anni, seguendo la passione dei genitori e degli zii. Ma poi ha cominciato anche a giocare a calcio. Ruolo? Centrocampista con la predisposizione al gol. Ma da ragazza discreta, ha raccontato, non amava affatto festeggiare le reti, così alla lunga si è allontanata dal calcio e favore del padel, dove brillare senza necessariamente cercare la ribalta. Ha impiegato qualche anno per affermarsi come una delle migliori della sua età, e ora da una delle è diventata la, la migliore. Già lanciatissima fra le “pro” malgrado nelle sue giornate una buona fetta del tempo vada ancora dedicata al liceo scientifico.
L’obiettivo? Portare avanti la carriera professionistica sotto la guida di coach Pablo Semprún, l’uomo che l’ha formata e la allena ancora oggi, ma anche continuare gli studi intraprendendo il percorso universitario, possibilmente in fisioterapia o podologia, due ambiti che la attraggono particolarmente. Perché se col padel non dovesse funzionare, è sempre bene avere un piano B. Anche quando il piano A, come nel suo caso, ha percentuali di successo molto molto elevate.
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