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Padel

Manie e rituali danno sicurezza: i più curiosi fra i “pro” del padel

Da chi entra sempre in campo per ultimo o con lo stesso piede, a chi “lancia” la racchetta durante un remate oppure utilizza sempre la stessa doccia negli spogliatoi. E poi ancora chi porta nel borsone due copie di ogni oggetto, chi non lascia toccare le pale e nessuno e tanto altro. Ecco le abitudini più curiose dei campioni della pala

29 agosto 2025

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Fernando Belasteguin (foto FITP)

Di tennisti che hanno manie, rituali e gesti che ripetono all’infinito ne abbiamo visti tantissimi in ogni epoca. Uno su tutti Rafa Nadal, che prima di ogni servizio ripeteva gli stessi gesti in maniera scientifica. Ma in quanto a manie dei suoi protagonisti non scherza nemmeno  il mondo del padel, soprattutto fra i giocatori di vertice. Chiedere per conferma a Juan “El Gato” Tello, che ha appena terminato la partnership con Martin Di Nenno e che spesso dopo aver colpito un remate lascia “cadere” la racchetta, aprendo la mano come a chiedere al telaio un po’ di efficacia extra.

E il grande Pablo Lima? Come non pensare all’abitudine che ne ha accompagnato tutti i servizi di una carriera fenomenale, preceduto da tre rimbalzi di pallina sull’erba sintetica del campo. Ogni qualvolta arrivava un disturbo esterno, il rituale ripartiva da capo. Un’abitudine brasiliana? Probabile, visto che prima del “Canon” faceva la stessa cosa il suo connazionale Marcello Jardim, con la differenza che i rimbalzi diventavano uno in più (quattro) prima del secondo servizio.

Sempre fra i campioni del passato, curiosa anche l’abitudine avuta a lungo da Seba Nerone, oggi apprezzato coach e telecronista. Nella sua borsa c’era sempre tutto ciò di cui aveva bisogno, e fin qui nulla di strano. Più particolare il fatto che ogni singolo oggetto fosse presente in almeno due copie. Sistematicamente.

La scaramanzia è di casa anche per Franco Stupaczuk, solito entrare in campo con il piede sinistro prima dell’inizio di ogni partita. Piccoli rituali che danno sicurezza a chi li pratica, come capitava anche al Boss Fernando Belasteguin, il più grande di tutti i tempi. L’argentino, infatti, aveva l’abitudine di sostituire sempre l’overgrip delle pale prima di ogni incontro ufficiale. “Ma – ha precisato – devo farlo io e non voglio che nessuno tocchi nulla: penso che porterebbe sfortuna”.

Juan Tello (foto FITP)

Juan Tello (foto FITP)

Il motivo per il quale Martita Ortega viene chiamata la Doctora lo conosciamo tutti, ed è legato ai suoi successi negli studi in ambito medico. Ma il soprannome sarebbe calzante anche in relazione ai rituali scientifici che la spagnola applica prima di ogni match. “Per riscaldarmi – ha spiegato – seguo sempre lo stesso ordine: prima faccio esercizi di mobilità per schiena, fianchi e ginocchia. Devo fare sempre la stessa cosa, è importante”.

Questa tipologia di pensiero, così come la connessione fra determinate abitudini e ciò che succede in campo, riguarda anche i più giovani, come nel caso di Alejandra Alonso, una delle emergenti più in vista del Tour. Cerco sempre di entrare in campo per ultima – ha raccontato –, un passo dopo le altre tre giocatrici. Quando questo non succede sono convinta che perderò la partita”.

E se già tutto questo può sembrarvi strano, a rincarare la dose ecco Marc Quilez, che ha l’abitudine (a onor del vero comune a tantissimi: nel tennis lo faceva l’ex numero uno d’Italia Paolo Lorenzi) di utilizzare la stessa doccia negli spogliatoi se vince più partite. Se quella specifica doccia è momentaneamente occupata, aspetta volentieri che si liberi. Una routine che evidentemente lo fa sentire protetto, come l’abitudine di un altro grande ex, il “Warrior” Mati Diaz che per anni, il giorno seguente a una vittoria, ha cercato di ripetere esattamente tutto ciò che ha fatto il giorno prima, per non rompere l’incantesimo.

Rituali curiosi, particolari, che fanno sorridere. Ma che hanno un impatto sulla mente dei giocatori. Così ci si sente più in controllo di quello che succede in campo e, nei casi in cui si prende un attimo di tempo durante il gioco, si rifiata e si riordinano le idee. Manie che esistono anche sui campi in cui si esibiscono gli amatori. Perché, quando si gioca a padel, mente e corpo diventano una cosa sola.

Marta Ortega (foto FITP)

Marta Ortega (foto FITP)

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